Dopo il coming out di figlio anche i genitori hanno bisogno di sostegno!
Testo tratto dal libro di Susan Cottrell*, “Mom, I’m Gay”. Loving Your LGBTQ Child without Sacrificing Your Faith (“Mamma sono gay”. Come potete amare vostro figlio Lgbtq senza sacrificare la vostra fede), paragrafo 31, editore Westminster John Knox, edizione riveduta, Maggio 2016, libera traduzione di Diana
“Avevamo già perso la Chiesa, non eravamo pronti a perdere tutta la famiglia. Ero avvilita nel comprendere che non avrei potuto avere con me la mia Chiesa e nemmeno la mia famiglia per sostenere mio figlio gay“. (Liza)
Voi avete bisogno di amore, accoglienza, pace, conforto e di una comunità, proprio come vostro figlio. Tutti noi abbiamo bisogno di queste cose, ma come genitori di un figlio emarginato, avete bisogno anche della vostra intelligenza e di piedi ben piantati per terra.
Non troverete mai un vero aiuto come genitori di un figlio LGBT se rimarrete chiusi nell’armadio. Quanto più forte accetterete la vostra vita reale – rispetto a quella che avevate in mente – tanta più libertà otterrete. Quanto più abbraccerete vostro figlio per quello che è – invece di pensare sempre a quello che avreste voluto che fosse – tanto più bella sarà la vostra relazione con lui. La vostra libertà di amare e di accogliere vostro figlio LGBT vi aiuterà a renderlo libero di amare ed di accettare se stesso.
Mentre abbracciate vostro figlio, vi troverete nel vostro personale processo di coming out. Prima avevamo prima parlato di non cercare l’approvazione degli altri, ma ad un certo punto dovrete dirlo alla vostra famiglia e riconoscere quali parenti possono essere di supporto e quali no.
Ma ci sono un paio di cose da tenere in considerazione.
In primo luogo rispettate i vostri figli, perché questa è la loro vita. In secondo luogo chiedetevi cosa sperate di ottenere dal vostyro coming out. Una comprensione compassionevole? Un incoraggiamento? O semplicemente la libertà di non nascondervi? Tutte queste speranze hanno valore, ma aspettarsele vi può procurare solo disillusione.
Immaginatevi in macchina con la cintura di sicurezza allacciata. Volete afferrare qualcosa, ma la cintura vi trattiene e vi blocca. E più desiderate spingervi in avanti, tanto più vi sentirete legati. Per piegarvi in avanti sul vostro sedile, dovete muovervi delicatamente e lentamente solo così ci riuscirete.
La stessa cosa vale nelle vostre relazioni. Quanto più desideriamo che la gente faccia quello che vogliamo, tanto più rimaniamo bloccati. Solo quando impareremo a comprendere e a lavorare con i nostri familiari, saremo liberi di rallegrarci per come essi sono.
Consideriamo queste conversazioni imbarazzanti: “Mio figlio non ha ancora incontrato una persona speciale”, oppure “Sì, mia figlia ha ancora la stessa compagna di stanza da quattro anni fa.” Non è una risposta semplice per voi o per l’innumerevole popolo LGBTQ che deve giostrarsi quotidianamente con queste situazioni.
Potete decidere che zia Marta, che vedete una volta all’anno, non deve saperlo e potete trovare degli alleati in posti sorprendenti. Quando Matthew Vines fece coming out, i suoi genitori ebbero un periodo difficile prima di accettarlo, ma i suoi nonni (che avevano già percorso questa strada con degli amici, i cui figli avevano fatto coming out) gli diedero un appoggio totale dicendogli: “Bene, Matthew siamo contenti!”
Non ditelo a persone che possono farvi del male con la loro reazione, ma neppure spargerlo ai quattro venti.
Alcune persone vi possono sorprendere, ma vi potrebbero disilludere maggiormente proprio gli amici della vostra chiesa. Il supporto di cui avete bisogno non arriverà mai da una Chiesa non inclusiva. Perché? Perché una Chiesa non inclusiva è focalizzata sul peccato, non su Cristo. Guardate tutte le interazioni che Gesù ebbe con i rifiutati dai capi religiosi del suo tempo. Egli diede loro amore, accoglienza, pace, conforto, comunità. La donna al pozzo, l’uomo nato cieco, la donna con l’emorragia: non avrebbero mai trovato conforto in quella Sinagoga in cui proprio le persone religiose li avevano rifiutati.
Se queste persone di chiesa non vi danno ciò di cui avete bisogno, potete smettere di continuare a chiederglielo. Invece cercate conforto dove quei reietti lo hanno trovato: in Cristo e fra gli altri emarginati.
Qualsiasi cosa voi facciate non cercate di percorrere da soli questa strada. Noi tutti abbiamo bisogno di una comunità accogliente. Cercate un gruppo AGEDO (Associazione Genitori con figli omosessuali) o di genitori cristiani come 3volte genitori, oppure altre comunità inclusive che offrano amore ed incoraggiamento. Se la chiesa non è presente per voi, cercate altrove una comunità.
Una famiglia che conosco mi ha raccontato: “Vivevamo in una piccola città quando nostro figlio fece coming out. Fu orribile. Ci chiedevamo come avremmo mai potuto fare parte di una comunità. Ma alla fine andammo ad un gruppo per genitori con figli LGBT (il gruppo più vicino si trovava nella cittadina vicina) e fu come trovare acqua nel deserto. Finalmente comprendemmo che non eravamo soli. Non siamo sicuri di come avremmo potuto farcela, specialmente in quei primi mesi, senza quelle persone.”
Non siete soli e ci sono persone al di fuori che vi offriranno supporto. Non smettete di cercare, finché non lo troverete.
IL LAVORO DI FREEDHEARTS
Parlate delle vostre esperienze di coming out, specialmente in famiglia. Se avete perso la vostra famiglia o gli amici per questa ragione è una perdita dolorosa. Per favore esprimete il vostro dispiacere. Parlatene ed annotatelo sul vostro diario per liberarvene.
Se dovete erigere confini per quelle persone che fanno del male a voi e specialmente a vostro figlio, fatelo. Amare qualcuno non significa permettergli di abusare di voi. Quanti nuovi amici vi siete fatti o potreste avere proprio a causa del coming out di vostro figlio?
* Susan Cottrell è un’insegnante cristiana che ha avuto numerose esperienze di studio della Bibbia e nel discepolato. FreedHearts è il suo blog ed anche una rete per genitori cristiani con figli LGBT, ed ha raccolto le convinzioni maturate attraverso queste esperienze nel suo libro “Mom, I’m Gay” – Loving Your LGBTQ Child Without Sacrificing Your Faith (Mamma, sono gay. Come potete amare vostro figlio LGBTQ senza sacrificare la vostra fede). Lei e suo marito sono sposati da più di 30 anni, hanno cinque figli, due delle quali sono lesbiche. Vivono a Austin in Texas (USA).