Cosa dobbiamo fare se Dio non risponde alle nostre preghiere?
Articolo di Francis DeBernardo pubblicato su Bondings 2.0, blog dell’associazione cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti), il 16 ottobre 2016, liberamente tradotto da Silvia Lanzi
Un brano del vangelo descrive una situazione che ai sostenitori cattolici delle istanze LGBT potrebbe suonare familiare. In Luca 18:1-8, sentiamo la parabola di Gesù di una vedova che inizia a fare chiasso con un giudice locale disonesto, per avere giustizia. Il giudice che si descrive come uno che non ha paura di Dio né rispetto per gli altri uomini, ne prende in considerazione le richieste solo per farla smettere di molestarlo con le sue continue suppliche.
Gesù spiega che Dio, che è giusto, farà certamente altrettanto, anzi, più del giudice disonesto per proteggere “i diritti dei suoi diletti che gridano a lui giorno e notte”.
Come qualcuno che sente di aver gridato a Dio per decenni per la giustizia delle persone LGBT, la risposta di Gesù fornisce parecchio conforto: infatti Dio ci ascolterà e proteggerà anche i nostri diritti.
Ma, indovinate… Dio non l’ha ancora fatto. Ho gridato per un po’. E conosco un SACCO di persone che ha gridato per bel po’ – e molti di loro lo hanno fatto per MOOOLTO più tempo. PIÙ a lungo di quel che ho fatto io. Credo che Gesù ci dia la risposta a questa domanda alla fine del vangelo. Dopo aver assicurato che Dio ascolterà le loro preghiere, termina con una domanda:
“Ma, quando il Figlio dell’Uomo verrà, troverà la fede sulla terra?”
Ora, sono sempre diffidente delle frasi che iniziano con “ma”. Spesso indica che qualunque cosa si sia detta prima non deve essere presa sul serio, del tipo: “Mi piace davvero il tuo vestito, ma vorrei che non lo avessi indossato”. Così quando Gesù offre la sua frase- “ma”, penso che ci stia dicendo, “Dio ha intenzione di rispondere alle tue preghiere, ma ciò che importa davvero non sono le tue richieste e le sue risposte, ma se hai un atteggiamento di fede”.
So che in molto del mio domandare a Dio ad alta voce, spesso non avevo l’elemento della fede. Gridavo a Dio perché ero senza speranza, non sapevo dove sbattere la testa, e le mie preghiere avevano più di una sfumatura di disperazione, ma, solitamente, erano sorrette da ben poca fede. Penso che nel vangelo di oggi Gesù ci ricordi non solo di chiedere a Dio disperatamente, ma anche con fede. Dovremmo avvicinarci a lui nella preghiera con la fiducia che Dio ci risponderà, anche se non potremmo vedere l’evidenza immediata delle sue risposte nella nostra vita. Come afferma san Paolo nella sua lettera agli Ebrei (11-1):
“La fede è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono”.
Al di là dei benefici puramente spirituali del pregare con fede, c’è anche un importante beneficio pratico. Quando preghiamo con fede è come se ricevessimo nuovi occhi per vedere attraverso le sue lenti. Questo nuovo modo di osservare ci aiuta a vedere cose che nel passato potremmo aver trascurato. Possiamo iniziare a vedere che il progresso sulle questioni LGBT è già iniziato, e dove c’è ancora bisogno di lavorare. Possiamo vedere come Dio invece abbia già risposto alle nostre preghiere, ma forse non nel modo che ci aspettavamo. Possiamo anche vedere chiaramente che, anche se non abbiamo raggiunto i nostri obiettivi di uguaglianza e di giustizia, mentre continuiamo il nostro lavoro, Dio ci è intimamente vicino, ci ama e ci dà forza.
Questo approccio non ci chiede solo di “guardare al lato bello” delle cose, o di vederle con occhiali colorati. Ci chiede di essere consapevoli che la realtà è più grande di noi e dei nostri desideri particolari.
Così, invece di chiederci perché Dio non risponde alle nostre domande, forse abbiamo bisogno di guardare ancora al mondo con gli occhi della fede per vedere che invece lui ha ascoltato le nostre grida di preghiera e ci sta aiutando, poco alla volta, a raggiungere i nostri obiettivi.
E allora, continuiamo a chiedere!
Testo originale: What If God Is Not Answering Our Prayers?