Don andrea Bigalli: nella chiesa “sì all’accoglienza, no ai giudizi”
Intervista tratta da La Repubblica – edizione di Firenze del 29 marzo 2009
«È triste dirlo, ma nella chiesa fiorentina c´è una vitalità di fondo, che fatica a trovare riferimenti nelle gerarchie. A volte vorrei dire loro: ma di cosa avete paura? Di noi preti? Del mondo? Quando mi dicono: “Per fortuna ci sono preti come te”, non mi fa piacere: mi arrabbio».
Don Andrea Bigalli, 47 anni, parroco di S. Andrea in Percussina (Firenze), prete impegnato, autore di saggi, cinefilo, non se lo nasconde: «Fare il prete, oggi, è lacerante. Un continuo mediare fra persone concrete e istituzione, con spazi minimi di manovra. E un titolo sbagliato di giornale che in un attimo rovina tutto.
In realtà, il problema di chiunque, noi compresi, è lo choc della contemporaneità. La risposta al quale credo sia una sola: la reciprocità, guidata e mediata dal Vangelo. Quelli che ci sembrano disorientati, e potenziali oppositori della Chiesa, spesso hanno solo bisogno di un approccio diverso da parte nostra».
Tradotto: invece di partire in quarta sui temi etici…
«…Recuperare la capacità di stare dentro un contesto, con un atteggiamento di accoglienza piuttosto che di giudizio. Possibile che si debba opporsi a un gay pride chiamando il prefetto, invece di incontrare i gay? Il Vangelo ci costringe a andare verso la realtà umana in quanto tale, qualunque essa sia».
E nei rapporti clero-gerarchie?
«Anche qui la via d´uscita è la reciprocità. Noi preti che riconosciamo il ministero assoluto del vescovo, il vescovo che si lascia aiutare da noi. Non convincere, aiutare.
Non si tratta tanto di trasformazioni dottrinali, o di ruoli. Ma di apertura. Di una Curia dove ogni prete si senta di casa, valorizzato perché dà voce al mondo. Il mondo dove, non dimentichiamolo, risuona la voce di Dio, come nella preghiera e nella Parola».