Esplorare soluzioni. Come parlare di prevenzione dell’HIV nelle Chiese cristiane
Testo di Sara Speicher e Janice Wilson tratto dalla guida Exploring Solutions: How to Talk about HIV Prevention in the Church dell’Ecumenical Advocacy Alliance* (Svizzera) del 2008, pp. 5-9, liberamente tradotto da Silvia Renghi
La Ecumenical Advocacy Alliance (EAA) riconosce la necessità di fornire alle congregazioni e alle parrocchie, alle comunità religiose e alle organizzazioni basate sulla fede (FBOs) delle informazioni e degli strumenti che le aiuteranno a discutere sulla prevenzione dell’HIV in modo utile e positivo.
Come dialogare sulla prevenzione dell’HIV
La prevenzione può essere un argomento controverso e scomodo soprattutto all’interno e tra le chiese cristiane, che rappresentano una grande percentuale della reazione globale all’HIV e all’AIDS.
Accesi dibattiti sono sorti riguardo ai metodi di prevenzione dell’HIV; come utilizzare i preservativi o sulle strategie per ridurre il danno dato dalle droghe iniettate.
La mancanza di volontà e l’incapacità di discutere di sesso e sessualità ostacolano ulteriormente la nostra conoscenza della gamma completa delle opzioni che sono notoriamente utili nella prevenzione dell’HIV.
Spesso i leader religiosi si sentono sotto pressione quando devono scegliere tra riconoscere le complessità delle emergenti crisi sanitarie, come la pandemia da HIV, e difendere le tradizioni di lunga durata e le credenze che sono difficili da modificare o che sono considerate essenziali per la loro fede.
Gli sforzi per la prevenzione dovranno anche affrontare aspetti molto più ampi rispetto al comportamento personale.
Una prevenzione efficace coinvolge impegni sociali, politici, economici e strutture religiose, i sistemi e le disuguaglianze che rendono le donne, i giovani e gruppi particolari della popolazione particolarmente vulnerabili nel contrarre l’HIV.
Gli sforzi per la prevenzione devono affrontare le cause e gli effetti della povertà. Prevenzione significa parlare dei fattori e delle leggende che mettono le persone a rischio di infezione.
Prevenzione significa che le opinioni, le strutture ed i sistemi che stigmatizzano le persone affette da HIV devono essere menzionati e modificati.
Se le persone e le organizzazioni di fede trovano un terreno comune per un’azione comune, l’impatto positivo sulla comunità può essere enorme.
I leader religiosi hanno un ruolo centrale nel dialogo sulla prevenzione dell’HIV perché le loro parole ed azioni esercitano un’autorità istituzionale e morale e fanno da modello per gli altri.
Ma l’ organizzazione di gruppi di dialogo e di conversazioni sulla prevenzione dell’HIV non dovrebbe essere limitata ai leader religiosi ed ai professionisti.
La prevenzione dell’HIV deve essere discussa localmente in modo che soluzioni tangibili possano essere esplorate.
Questa guida aiuterà a coinvolgere tutti in un dialogo sulla prevenzione – coloro che stanno già lavorando nel campo dell’HIV e dell’AIDS e quelli che sono appena divenuti consapevoli dei loro effetti devastanti; gli operatori sanitari ed i teologi; i leader della Chiesa ed i laici; le persone HIV positive, gli orfani, gli insegnanti, i responsabili politici e gli attivisti.
Nessuno ha tutte le risposte. Il punto di forza di un dialogo vero è che ognuno contribuisce e impara e che qualunque azione che ne deriva si basa su una solida comprensione e sulla cooperazione dei partecipanti.
Il ruolo della chiesa nella risposta all’HIV
L’apostolo, scrittore di 1 Corinzi 12 illustra con grande cura che per i credenti ci sono molti doni complementari ed interdipendenti da condividere.
Analogamente, gli Efesini 4 asserisce che hanno avuto diversi doni “per rendere idonei i fratelli a compiere il ministero, al fine di edificare il corpo di Cristo”(versetto 12).
Mentre “da lui tutto il corpo ben collegato e ben connesso mediante l’aiuto fornito da tutte le giunture, trae il proprio sviluppo nella misura del vigore di ogni singola parte, per edificare sé stesso nell’amore.” (versetto 16). Possiamo imparare e lavorare insieme per la salute del corpo di Cristo.
Il lungo coinvolgimento della Chiesa nell’assistenza sanitaria come una parte della missione e del servizio, soprattutto tra i più poveri ed emarginati della società, ha fatto sì che le istituzioni ad essa legate si prendessero cura di oltre un quarto delle persone colpite dall’HIV in tutto il mondo.
In alcuni paesi dell’Africa in particolare, dove fino al 70 per cento dei servizi sanitari sono amministrati dalle organizzazioni legate alla Chiesa, la percentuale è molto più alta.
Gran parte dell’operato della Chiesa non è documentato, laddove il sostegno pastorale, la cura degli orfani ed i servizi alle famiglie sono fatti su base locale.
Tuttavia, la diffusione e l’impatto della pandemia significa che l’HIV e l’AIDS non possono essere gestiti esclusivamente da un ministero della salute all’interno della Chiesa.
Prevenzione, trattamento, cura e assistenza sono questioni correlate e interagiscono in numerosi modi, positivamente e negativamente. Per esempio, la disponibilità di trattamento e cura è fattore significativo negli sforzi globali di prevenzione.
Tuttavia, durante il trattamento, la cura ed il supporto spesso sono parte integrante della vita e dell’azione della chiesa, le chiese hanno troppo spesso paura di offrire un sostegno forte e visibile a efficaci metodi di prevenzione dell’HIV.
Tali iniziative dovrebbero essere prese con rispetto verso credenze e tradizioni diverse, ma pronte a combattere leggende e malintesi, pratiche e tradizioni che aumentano sia la diffusione dell’HIV che il perpetuare della stigmatizzazione.
Le chiese hanno un ruolo molto importante e hanno l’opportunità di aiutare le loro comunità non solo ad affrontare l’impatto fisico dell’HIV e dell’AIDS sugli individui e sulle comunità, ma anche le sottostanti ingiustizie personali, sociali, economiche e culturali cui vengono esposte tramite questa malattia.
Non più rumore di cembali ne’ silenzio: il dialogo come un atto di fede
Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. 1 Corinzi 13:1
Il dialogo è un elemento essenziale della nostra fede. I cristiani cercano di essere testimoni fedeli dell’amore e della grazia di Dio nel mondo seguendo gli insegnamenti e l’esempio di Gesù Cristo, che ha detto ai suoi discepoli di proclamare, insegnare e vivere “tutte quante le cose che v’ho comandate”(Matteo 28:20).
La Chiesa, come comunità dei cristiani, è chiamata ad aiutare ad interpretare, orientare e incentivare la nostra fedele testimonianza nel mondo moderno. Senza dubbio, le questioni etiche e morali derivanti dalla società moderna creano divisioni fra i cristiani, all’interno e tra le chiese.
Anziché consentire che tali divisioni dividano, i cristiani sono chiamati a trovare modi per trattare le questioni controverse, in modo che, “seguitando verità in carità” (gli Efesini 4:15) cerchiamo, per quanto possibile, di “conservare l’unità dello Spirito col vincolo della pace” (gli Efesini 4:3).
Attraverso il dialogo, le questioni che “suscitano emozioni appassionate e creano imbarazzanti rapporti ecumenici… possono anche diventare mezzi per conciliare la Chiesa come un comune testimone.”
L’AIDS ha messo in luce un forte disaccordo all’interno e tra le chiese, oltre che a tutti i livelli della società.
Quando l’AIDS fu riconosciuto per la prima volta, alcune chiese furono immediatamente coinvolte nella cura e nell’accompagnamento degli affetti da HIV, mentre altre urlarono che l’HIV era la punizione di Dio per i peccatori.
La condanna, la paura, la violenza e il silenzio a tutti i livelli della società alimentavano lo stigma crescente e la discriminazione. Invece di avere compassione e conforto, sono troppi quelli che sono stati colpiti e che sono stati scacciati e trascurati dalle loro famiglie e dalle comunità, dalle scuole e dalle chiese.
Dato che non era prudente parlare di HIV e di AIDS, l’istruzione e le cure mediche erano in fase di stallo. Le persone erano confuse circa la trasmissione dell’HIV e non potevano ottenere informazioni accurate.
Quelli che si ammalavano, non essendo in grado di cercare un’assistenza sanitaria o pastorale, soffrivano in silenzio.
Poiché molte delle voci che sembravano giudicare di più erano religiose, le chiese sono state particolarmente vigilate per il loro ruolo nell’estendere il controllo sull’HIV e sull’AIDS nel nostro mondo.
Molti ora capiscono che questa retorica iniziale della condanna non solo è sbagliata, ma del tutto incoerente con il Vangelo cristiano della grazia e dell’amore.
Di conseguenza, molti più organi della Chiesa sono ora attivi per lo sradicamento dello stigma e della discriminazione, nonché per la cura pastorale e pratica di coloro che convivono o sono colpiti dall’HIV e dall’AIDS.
I cristiani inoltre sono all’avanguardia delle campagne contro l’ingiustizia economica e le disuguaglianze sessuali e la mancanza di accesso al trattamento che rende alcune persone più vulnerabili.
Rompere il silenzio e terminare la discriminazione circa l’HIV e l’AIDS è il primo fondamentale passo nella prevenzione efficace dell’HIV perché garantisce alla gente la sicurezza di essere testata , consigliata, educata e trattata.
Essere in grado di coinvolgere in un gruppo di discussione, di cercare e indagare soluzioni attraverso la discussione sistematica è un altro passo per rompere il silenzio che una volta includeva l’HIV e l’AIDS.
Un processo di dialogo può essere un modo per esplorare le realtà dell’HIV e dell’AIDS e le soluzioni per la prevenzione da HIV in un modo nuovo, mentre allo stesso tempo dà forza alla comunità ecclesiastica e, attraverso questa, a tutta la società.
Che Cos’e’ il Dialogo
Il dialogo è più di una discussione o conversazione. Il dialogo è un processo e un atteggiamento in cui idee e opinioni su un particolare problema – soprattutto se delicato o che potenzialmente divide – possono essere scambiati in un’atmosfera di rispetto reciproco.
Non c’è nessun obiettivo prestabilito né dovrebbe essere utilizzato come strategia per convincere gli altri.
Il dialogo è uno sforzo per comprendere più pienamente prospettive diverse e, dove possibile, trovare punti d’accordo e azioni che possono essere portate avanti insieme.
* L’Ecumenical Advocacy Alliance (CEA) è una rete internazionale di chiese ed organizzazioni cristiane che si sono impegnate in campagne comuni intorno a preoccupazioni comuni, come sulla prevenzione dell’HIV e dell’AIDS e nella difesa dei prodotti alimentari.
Collabora con molte organizzazioni che condividono ‘obiettivi comuni su questi temi cruciali, ritenendo che quanto più si lavora insieme, più forte la nostra voce per la giustizia”. .L’Alleanza ha sede a Ginevra, in Svizzera. Per ulteriori informazioni cliccare su http://www.e-alliance.ch/
Testo tratto da: Exploring Solutions: How to Talk about HIV Prevention in the Church (file pdf)