Una visione buddista sul matrimonio omosessuale
Riflessioni di Punnadhammo Bhikkhu tratte da buddhachannel.tv (Canada) del 10 giugno 2010, liberamente tradotta da Graziana Perez
La questione del diritto al matrimonio tra persone dello stesso sesso sta catturando molto l’attenzione, ultimamente, anche in Canada, specialmente per quanto riguarda l’aspetto giuridico.
Essendo un tema che contempla un aspetto religioso, mi hanno chiesto in diverse occasioni qual è la posizione buddista. E’ qualcosa di difficile risposta perché, in realtà, non c’è risposta.
I monaci buddisti non celebrano nessun tipo di matrimonio; di fatto, ce lo proibisce la nostra regola. In questo modo il dubbio circa il celebrare o meno i matrimoni tra persone dello steso sesso non sorge.
Quanto al tema più generale preso in considerazione, l’etica buddista (per lo meno nella scuola Theravāda o del sud, nella quale ho ricevuto gli ordini sacri), in realtà, non tocca la questione dell’omosessualità.
Per il monaco, la posizione etica è chiara: qualunque classe di attività sessuale con qualunque tipo di partner è esplicitamente proibita.
Per il buddista laico, l’etica sessuale è esposta nel Terzo Precetto, che richiede la “astensione dalla condotta sessuale scorretta” .
I Sutra (scritture) buddisti sono registri di discorsi reali che si svolgono sempre dentro un contesto.
Nell’unico spazio in cui Buddha definisce la condotta sessuale scorretta , si rivolge ad un uomo (presumibilmente eterosessuale) , di modo che la definizione si trova espressa in termini adeguati a questa prospettiva.
L’uomo laico è esortato ad astenersi dal sesso con un partner improprio, che è definita come una ragazza minore di età, una donna compromessa o sposata e donne che hanno preso ordini religiosi.
Questo è un consiglio chiaro e sano che sembra suggerire che la condotta sessuale scorretta è quella che rovinerebbe una famiglia o una relazione esistente di amore.
Questo è pertinente al principio buddista generale secondo cui il comportamento di chi causa sofferenza a se stesso o agli altri non è etico (“inidoneo” sarebbe più vicino all’originale).
Non c’è nessuna buona ragione per supporre che le relazioni omosessuali che non violino questo principio debbano trattarsi in maniera differente.
Un’ altra considerazione è che il Buddha molte volte si rivolse ai pericoli spirituali della sensualità senza freni. Questo significa, per esempio, che qualunque classe di promiscuità è spiritualmente pregiudizievole.
Questa non è, strettamente parlando , una questione etica, ma di buona salute spirituale ed emozionale.
L’implicazione in materia sessuale sarebbe che il celibato è lo stato più elevato, mentre la monogamia è una buona situazione per la maggior parte delle persone.
Considerare che le persone omosessuali che desiderano sposarsi sarebbero , presumibilmente, monogame e non promiscue, deve essere visto come un avvenimento positivo.
Per esprimere un’opinione personale, mi fa male vedere tutto il baccano che si genera. Quelli che si oppongono al matrimonio tra persone dello stesso sesso assicurano in tal modo di preservare il matrimonio tradizionale.
Tuttavia, mai ho visto l’argomento sviluppato, in modo che spieghi ,cioè, in che modo permettere una forma differente di matrimonio ad una minoranza costituirebbe una qualche minaccia contro i matrimoni esistenti o futuri della maggioranza.
Rispetto che alcune religioni stabiliscano forti proibizioni contro certe pratiche, ma non riesco a vedere il senso o la giustizia di fare in modo che tali proibizioni diventino leggi generali.
E’ come se gli ebrei ortodossi facessero pressione al parlamento per proibire che si mangi pancetta.
Un ambito genuino di preoccupazione è quello della libertà di religione. Io mi opporrei fortemente a qualsiasi tentativo di obbligare la chiesa a fare qualcosa che vada contro le sue credenze.
Come membro del clero buddista, lo troverei estremamente preoccupante , anche se questo caso particolare non interessa i buddisti.
C’è da felicitarsi con il governo attuale per la sua prudenza nel garantire la preservazione della libertà religiosa; la legge proposta permetterebbe – ma non richiederebbe – alle chiese di celebrare matrimoni tra persone dello stesso sesso.
Un’area grigia permane, tuttavia, nei casi di matrimoni civili nei quali il giudice di pace presenti una obiezione religiosa personale.
Testo originale: Una visión budista del matrimonio homosexual