Essere un giovane cristiano gay. Non vi è testimonianza senza annuncio
Testimonianza di Andrea del Progetto Giovani cristiani LGBT, quarta parte
I brani evangelici che più mi hanno colpito, nel mio personale percorso di vera conversione cioè di liberazione – mai terminata! – sono stati due: l’episodio in cui Gesù perdona la peccatrice nella casa di un fariseo (cfr. Lc. 7, 36-50) e l’episodio in cui Gesù sul Golgota affida la Madre a l’Apostolo amato, Giovanni (cfr. Gv. 19, 17-27).
Infatti, nella prima scena si sottolinea come la logica, la bilancia, l’agire di Dio non è come quella dell’uomo, ma completamente capovolta, folle ed illogica, dove c’è un atto di amore sincero. Dio ti tocca dentro e non c’è ferita che non accarezzi; inoltre nel secondo spaccato, struggente quanto impensabile, emerge come la condizione di maternità e di figliolanza non ha vincoli di sangue ma di cuore, di accoglienza e di dono.
Ma quali sono i talenti specifici, le caratteristiche peculiari della persona-cristiano LGBT nella società e nella Chiesa? Nel mio personale bagaglio, ne elenco alcuni che mi sovvengono, senza pensarci troppo: una maggiore creatività, sensibilità, concretezza, introspezione psicologica, accoglienza dell’altro, capacità di dialogo e di esser ponte, occhi per (ac)cogliere le diversità, ricchezza nel tessere contatti e relazioni a tutto tondo e assai vaste e variegate, un surplus di tempo ed energie, libertà e disinteresse nel rapporto con l’altro sesso, una ricerca sincera verso l’altro senza maschere e nell’incontro-scontro autentico con Dio, una spiritualità davvero scelta con maturità e libera da tante sovrastrutture, la carriera professionale senza le ansie dell’orologio biologico e le pressioni socio-famigliari, la flessibilità e l’intercambiabilità dei ruoli della coppia, una spiccata ed innata attenzione verso gli ultimi, poveri a qualsiasi livello, feriti dalla vita… In particolare, è tanto bello sentirsi chiamati ad essere una breccia che squarcia le tante disumanità presenti nel mondo, prodotte dalla cosiddetta cultura dello scarto; ancor di più, essere vasi intenzionalmente frantumati per diffondere ed usare quel preziosissimo nardo nelle nostre comunità, laiche ed ecclesiali, senza paura e tentennamenti. Infine, sentirsi sempre un’eterna Cassandra, profetessa inascoltata citata anche ne Eneide di Virgilio, o se preferiamo, sempre vecchi profeti e moderni Giovanni Battista, ricordando a chiunque, nel progressivo e preoccupante sonno collettivo delle coscienze, l’importanza della seria e instancabile ricerca della Conoscenza, della Bellezza e dei valori universali.
Certamente, il minimo comune denominatore di tutto ciò è ancora il servizio, il dono di sé. Faccio allora mie le parole dell’oramai prossimo San Paolo VI – Papa: “L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri o, se ascolta i maestri, è perché sono dei testimoni”. Non vi è vera testimonianza senza annuncio. Soprattutto ai giovani. Anche LGBT.