Essere lesbica e credente è una contraddizione?
Articolo di Julie Lezzie tratto da Tetu.com (Francia), 1 settembre 2009, liberamente tradotto da Lavinia Capogna
Scoprirsi lesbiche quando si è state educate nella religione non è una cosa da poco. Combattute tra fede e identità sessuale è spesso difficile trovare un equilibrio. Ma perché fede e omosessualità dovrebbero essere incompatibili?
“Io sono una musulmana lesbica e fiera di esserlo” dice Khadija, 20 anni, riconoscendo tuttavia che “non è sempre semplice perché molti omosessuali musulmani rinnegano la loro omosessualità perché nel Corano è scritto che è un peccato e che andranno all’inferno! “.
A 17 anni, dopo la scoperta della sua omosessualità, Khadija si è domandata a lungo come continuare a praticare una religione che le riserva una tale sorte.
Poi, un giorno, ha conosciuto una ragazza che le ha raccontato il suo coming out in una famiglia musulmana molto praticante. Sua madre le aveva chiesto solo una cosa: che lei non si allontanasse dalla loro religione.
“Questo incontro mi ha ridato la speranza” continua Khadija “anche se io so che non potrei confessare la mia inclinazione ai miei genitori finché abiterò con loro.
I musulmani sono spesso ostili verso l’omosessualità perché hanno paura di quello che non conoscono. Ma io credo che Dio ami tutti i suoi figli.
La religione deve promuovere l’amore verso l’altro e non l’ostilità
La spiritualità acquista tutto il suo significato nell’interpretazione personale dei testi sacri. Ninu è buddista e spiega che secondo gli insegnamenti di Budda non c’è alcun male ad amare una persona dello stesso sesso.
“Il terzo precetto che dice che non si deve avere una condotta sessuale disdicevole riguarda l’adulterio, la violenza sessuale, l’incesto. Che si sia etero, omosessuali o transessuali quello che importa è non nuocere alle persone vicine e coltivare la felicità”.
Un divario tra i messaggi della Chiesa cattolica e i propri valori personali
Cécile che si riconosce nei valori dell’amore, di pace e di universalità della chiesa cattolica. La religione non le ha mai posto problemi per accettarsi come lesbica.
“I miei genitori mi hanno pesare molto lo spettro di Sodoma e Gomorra ma non mi ha fatto nulla! Il mio modo di praticare la fede è di essere in ascolto degli altri e amare il mio prossimo come me stessa.
La mia concezione della religione è basata sull’amore, la tolleranza e il rispetto dell’altro.
I discorsi della chiesa cattolica mi stravolgono e me ne sono staccata. Il Papa non rappresenta le opinioni di tutti i cristiani”.
A volte i messaggi trasmessi dagli alti rappresentanti della chiesa presentano troppe incompatibilità con i valori personali.
“Io sono battezzata, ho fatto la comunione e la mia professione di fede che è obbligatoria per il fatto che ho frequentato una scuola cattolica e non per tradizione familiare o convinzione religiosa” racconta Céline, 31 anni, che esasperata per le posizioni del Papa sul preservativo, l’aborto, l’omosessualità, è sul punto di scrivere all’arcivescovo per fare apostasia, cioè domandare di essere tolta dal registro dei battesimi.
Una soluzione estrema che permette tuttavia di liberarsi dall’appartenza ad un dogma quando non corrisponde più alle proprie credenze.
Il programma delle associazioni è aiuto reciproco, ascolto e incontri
Per coloro che si sentono un po’ soli esistono alcune associazioni come David e Jonathan che offre accoglienza e ascolto di cristiani omosessuali per una maggiore accettazione di sé e degli altri. In modo di chiarirsi insieme sulla propria fede, la propria identità e il proprio posto nella comunità religiosa.
Ann-Gaëlle, 35 anni, è invece un’attiva volontaria di Bet Haverim, il gruppo ebraico di gay e lesbiche in Francia. Ci sono arrivata a 19 anni dopo essermi tolta il dubbio sulla mia omosessualità. Ho fatto tutti i miei studi in una scuola ebraica dove la parola d’ordine era: non c’è questo da noi.
All’università ho infine incontrato una ragazza lesbica con cui parlare. Allora sono andata da Pauline Bebe, la prima donna rabbino di Francia di obbedienza liberale: è lei che mi ha parlato di Beit Haverim.
Conciliare la mia vita e la mia fede non è mai stato un problema spirituale per me:quello che è complicato è che il nucleo della religione ebraica è la famiglia.
I miei genitori hanno reagito molto male. L’associazione Beit Haverim è diventata allora la mia famiglia adottiva. Alla lunga la mia famiglia ha capito e ha finito per accettare la mia ultima compagna”.
Ann-Gaëlle dice di praticare l’ebraismo secondo le sue esigenze:”Io mangio kasher (cibi cucinati in maniera ritenuta pura, incontaminata ndr) vado alle grandi festività in famiglia ma non faccio sabba (il sabato, giorno del riposo ndt).
Sono rimasta a Beit Haverim anche se non era più una necessità per me. Penso di avere una sorta di debito davanti alle persone che mi hanno aiutata tempo fa e io devo fare la stessa cosa quando occorre. Le associazioni sono anche un modo di fare amicizia e incontrare l’anima gemella.
Rasserenarsi conciliando la fede e omosessualità può non sembrare facile a priori; è tuttavia veramente possibile trarre da questa doppia identità una nuova forza: per accettare se stessi, per accettare gli altri come sono e per trasmettere un messaggio che supera il pregiudizio, è la forza dell’amore.
Testo originale: Religion: être lesbienne et avoir la foi, est-ce contradictoire?