Essere testimoni. I cristiani LGBT+ e i loro genitori a la festa dell’Unitá di Portoferraio
Testimonianza di Alessandra G., socia de La tenda di Gionata
Domenica 3 settembre 2023, a Portoferraio (Isola d’Elba) si è svolta la giornata conclusiva della Festa dell’Unità, presso i Giardini di Carpani.
La settimana prima Linda del Bono – attivista per il diritti delle persone LGBTQ+ per AGEDO TOSCANA LIVORNO – mi aveva contattata a bruciapelo : “Vieni come rappresentante/portavoce della Tenda di Gionata?” e io non vi nascondo che avevo sgranato gli occhi.
Un’associazione cristiana alla festa del PD?
Oramai abituata alla mia capacità di complicare le cose semplici, la mia collega e amica aveva fugato i miei dubbi inoltrandomi i messaggi di risposta degli organizzatori dell’evento (che avevano a loro volta richiesto il banchetto con il materiale informativo di AGEDO almeno per la serata conclusiva) i quali si erano detti d’accordo nel riservare un po’ di spazio anche a La Tenda.
E così, armata di materiale informativo gratuito da mettere a disposizione di chi ne voleva sapere di più del cammino intrapreso dai cristiani LGBTQ+ e loro famiglie, pennarelli, cartoncini bristol e figlia e marito al seguito, alle 18:30 eravamo lì, ai Giardini di Carpani.
L’atmosfera non era simile a quella che si può osservare in contesti simili nelle grandi città; aveva un che di familiare e rassicurante: c’era un cantante improvvisato che provava il karaoke, una decina di persone ai fornelli e alle braci che preparavano delizie il cui aroma si mischiava a quello della resina dei pini marittimi che ci facevano da tetto, tavoli tirati a lucido per gli avventori, bambini che saltavano da uno scivolo all’altro, un piccolo spazio dove i giovani dell’Isola avrebbero tenuto il loro discorso a fine serata, e poi c’eravamo noi sotto un gazebo illuminato, con AGEDO e la TENDA.
Dalle 19:00 a mezzanotte i curiosi – dopo aver mangiato polpo e patate, zuppa di fagioli e cantato un repertorio che spaziava da Ligabue a Modugno– hanno cominciato ad affluire verso la nostra postazione dando pian piano vita a una vera e propria processione.
Confesso di essermi sentita felice quando le persone hanno preso a far domande sul cammino intrapreso dalla Tenda all’interno della Chiesa e a esternare, a loro volta, le loro considerazioni personali.
Non c’è stata una serie di domande a cui abbiamo cercato di dar risposta, ma un incontro, uno scambio di idee e di posizioni che alla fine ha incuriosito sempre più e tutti o quasi – anche i non credenti – alla fine se ne sono andati con i libretti “Fuori dall’armadio” e “Dalle frontiere al Sinodo” arrotolati nelle tasche dei jeans oppure in mano, intenti alla lettura mentre tornavano alla macchina.
Il primo è stato P. un ragazzo tedesco che voleva a tutti i costi sapere – in inglese per giunta – perché in Germania i suoi amici gay si sono sposati in chiesa e qui non è possibile, perché c’era bisogno di un’associazione per rivendicare i diritti delle persone LGBTQ+ – sempre in inglese, naturalmente e io ho studiato il francese ma avevo Google – e alla fine se n’è andato con quattro libretti e sorpreso del fatto che non aveva dovuto pagarli.
Poi è stata la volta di G. e C., elbani doc che avevano un bel po’ di cose da dire su passato della Chiesa cattolica (eravamo alla Festa dell’Unità, ricordate?), ma che poi hanno incominciato a incuriosirsi; abbiamo parlato, letto insieme alcune testimonianze di “Fuori dell’armadio” e ci siamo cominciati a chiedere reciprocamente qual è la misura entro la quale ognuno di noi è disposto ad accettare gli altri, non solo per l’orientamento sessuale, ma anche per il modo in cui lo vuole o non vuole vivere all’interno di una Chiesa che per il momento è fortemente discorde sull’argomento.
Alla fine si sono raccattati mezzo pacco di libretti dicendo he conoscevano persone a cui l’argomento sarebbe sicuramente interessato.
La bella R., cuoca della festa, invece mi ha resa partecipe delle sue perplessità su alcuni atteggiamenti da parte della Chiesa nei confronti delle donne; e lì mi è venuta in soccorso l’esperienza della Casa di Cornelio dove a fare da guida, spesso e volentieri sono chiamate proprio le donne, considerando che – tra l’altro -ai tempi del Cristianesimo delle origini c’erano tanti apostoli quante apostole, secondo molti insigni e autorevoli studiosi.
Intanto si era fatto tardi e verso le 11:00, finalmente, i ragazzi hanno iniziato il loro dibattito, calamitando l’attenzione di tutti: ho sentito giovanissimi parlare con competenza e sicurezza di argomenti importanti come il salario minimo, il merito negli studi e la possibilità di frequentare l’Università senza gravare eccessivamente sulle famiglie, il linguaggio inclusivo e l’accoglienza dei migranti.
Non faccio fatica ad ammettere di essermi commossa di fronte alla maturità e alla forza delle idee di questa gioventù brillante, di vedere mia figlia che ascoltava e poi andava da loro per consegnargli i fiocchetti de Agedo che Linda aveva messo a disposizione.
Poco prima della mezzanotte, proprio una di queste ragazze, si è avvicinata mentre riordinavamo, incuriosita da questa novità – per lei – dei cristiani LGBTQ+.
Le ho spiegato. Mi ha detto di essere felice, perché lei – venendo da un piccolo paesino – aveva avuto fin da piccola l’ esperienza di una chiesa segregante.
Le ho lasciato, oltre al materiale messo a disposizione dalla Tenda, anche il mio contatto personale. Per fortuna mi avanzavano ancora un paio di libretti e sono stata felice di darli proprio a lei. Quando ci siamo salutate lei mi ha detto che lavora nella biblioteca dell’Università e che ha contatti con un pubblico vasto, a cui l’argomento potrebbe interessare.
Sì, le ho detto, sarebbe fantastico.
Ma in cuor mio ho pensato che la mia più grande speranza è riposta proprio in lei e nei giovani come lei; qualunque sia il suo concetto di Fede, in quella manciata di minuti in cui abbiamo parlato, questa ragazza mi ha regalato la prospettiva di un futuro in cui camminare gli uni accanto agli altri .
Farlo non soltanto è possibile, ma necessario, oltre ogni divergenza d’opinione, Credo religioso, etnia e appartenenza politica.
Perché alla fine, usando le sue parole, ognuno di noi possa dire: “L’amore e la vita non sono come la biancheria; non puoi certo sistemarle nei cassetti.”