Essere un giovane cristiano gay. Liberarsi e risorgere ogni giorno
Testimonianza di Andrea del Progetto Giovani cristiani LGBT, settima e ultima parte
Liberati, rialzati e risorgi ogni giorno. Io ci sono riuscito. Puoi farlo anche tu. Cosa aspetti? Se non scegli tu, la vita sceglierà per te, e di certo non come vorresti tu. Questo atteggiamento, che è davvero liberante e aumenta la consapevolezza di sé, è stato portato avanti anche con alcuni amici stretti, fidati e percepiti come sensibili alla condizione LGBT (si noti come la maggioranza delle mie amicizie storiche proviene dal tessuto ecclesiale diocesano).
La brezza primaverile col suo timido sole, ci solletica il viso ogni volta che sappiamo uscire dalle nostre comode case. Così, è stata la mia seconda primavera spirituale dove la personale ricerca della Fede cristiana si è innestata, fortificata e fiorita anche grazie alla mia identità e orientamento sessuale, gratuiti doni di Dio. Un Dio cristiano che, non dimentichiamocelo, è più spontaneo e creativo delle ristrette logiche delle nostre menti, che tendono sempre a rinchiudere tutto in un nome ed in una categoria.
Nell’ultimo periodo, ho iniziato ad avvicinarmi, frequentare e collaborare con l’innovativo e bel “Progetto giovani cristiani LGBT”, piccola, recente ed informale rete nazionale. Questa realtà, insieme ai gruppi di cristiani omosessuali locali, è semplicemente commovente, arricchente e liberante poiché autentica.
Si sperimenta cosi l’amicizia col nostro amico Gesù, senza maschere, la fraternità tra noi come nelle prime comunità cristiane, la crescita nella Fede, la relazionalità come pienezza, il sostegno e l’aiuto fattivo, la condivisione di testimonianze, storie ed esperienze, il dialogo con le chiese, studi ed approfondimenti, la creazione di iniziative ed eventi per i giovani cristiani LGBT e le loro famiglie… elementi spesso latitanti, parziali e disgregati negli uffici preposti delle nostre diocesi (in primis, giovanile, vocazionale e famigliare).
Sottolineo il verbo “latitare” a doppia corsia: da un lato lo stare nascosto di molte persone LGBT nonostante tutto il bene che donano alla Chiesa, sia come laici che come consacrati; dall’altro lato l’essere spesso mancanti ed assenti dalla gran parte della gerarchia ecclesiastica nella pubblica pastorale ordinaria (ultimo anello di una catena, molto più ampia).
E allora siamo chiamati ad essere una breccia, che apre i “duri di cuore”, esportando cultura, solidarietà e testimonianza… Ma se non noi, chi? perché la vita è una lotta. Ma nella Chiesa. E se c’è Gesù nelle nostre umili e semplici vite, abbiamo tutto. E allora si può rispondere, sorridendo, alla domanda-provocazione iniziale, che fu rivolta a San Francesco d’Assisi più di otto secoli fa: “Francesco, Va’ ripara la mia casa…”.
Chiamati per nome, nella nostra totalità, sappiamo allora guardare occhi negli occhi questo Gesù crocefisso, per poi essere “in uscita” stando nella Chiesa, con la peculiarità di figli e fratelli LGBT, profondamente amati dal Signore.
Dedico questa lettera a quanti in questi anni, a diversi livelli, mi hanno tenuto la mano e hanno permesso di essere qui oggi, a mia volta, a tendere la mano ad altri. E a quanti credono nella vita, nonostante le notti dell’esistenza. Buon cammino GIOIOSO a tutti nel Signore!