Gli adolescenti e la paura di scoprirsi omosessuali
Articolo adattato da Philippe Auzenet pubblicato sul sito Oser en parler (Francia), liberamente tradotto da Giulia Cazzola
«Perché mi condanni ad un’eternità di sofferenza per essere quello che sono?» (Jean-Etienne) Il più grande timore di un adolescente, quando si rende conto del proprio orientamento sessuale, non è legato solamente al proprio crescente malessere interiore – non si sente come gli altri e ciò lo tormenta – ma anche al fatto di essere giudicato in modo negativo, di essere rifiutato, di non essere capito. È evidente che delle derisioni discutibili di tutti i tipi sugli omosessuali sono ancora spesso visibili in molti contesti. Ciò comporta un sentimento di vergogna e di autocommiserazione al momento della scoperta del proprio orientamento sessuale, che non può essere represso o riorientato. «No, non questo, non a me!».
Ma c’è di più: per certi, lo choc è talmente enorme che quando scoprono il loro vero essere possono sviluppare:
-una vittimizzazione definitiva («Sono vittima della mia omosessualità, non cambierò mai; sono vittima degli altri e degli eventi che mi hanno fatto diventare così; sono vittima della percezione della società nei miei confronti»). È presente un effetto di lacerazione interiore, uno squarcio, perdita e strazio, sensazione di essere vittima di un’intrusione, che non ha scelto né misurato. Si tratta di uno choc psicologico e fisico terribile.
– un sentimento di lutto («Devo rinunciare all’eterosessualità, non potrò vivere come tutti, sposarmi ed avere dei figli»). Può ugualmente stabilirsi uno stato di morbosità, accompagnato da pulsioni masochiste e vendicative. La persona può civettare con il lutto e la morte.
-negazione e dubbio («Non sono così, non è vero, è una fase passeggera, in verità sono eterosessuale»). La negazione o il dubbio possono durare per diversi anni, fino al momento in cui la verità emerge. Nell’attesa, la personalità è in un certo senso parzialmente frammentata, non potendo raggiungere, nella sua totalità, il pieno sviluppo.
-rabbia e sentimento di ingiustizia («Perché io, perché sono così, cosa mi è successo per diventare così? Non è giusto. Perché Dio mi ha creato in questo modo?»). Tale collera è spesso celata e respinta e corrode la vita interiore. Si associa a sentimenti di ribellione e può spingere all’autoemarginazione.
-contrattazione («Procederò in questo e in quel modo e passerà»). Tale contrattazione può condurre alla disperazione e al suicidio quando la persona si rende conto che i propri sforzi sono inutili.
-sentimento d’impotenza e disorganizzazione («Non riesco a cambiare la situazione… non c’è forse nessuna via d’uscita per me, sono impotente davanti a tale problema; come posso ristrutturarmi?»). Il sentimento d’impotenza tende a immergere il soggetto in uno stato depressivo. Tutto è insipido, la vita è seriamente perturbata se non distrutta.
-rifiuto e autocommiserazione («Sono un fallito, un frocio, è insensato, non mi resta che nascondermi completamente dagli altri e sotterrarmi vivo»). Il rifiuto causato da una brutta immagine di sé e lo svilimento bloccano il processo di sviluppo della personalità e favoriscono in seguito la rigidità caratteriale e la formazione di un lato sfuggente (distacco emotivo di protezione).
-vergogna («Non posso parlarne, il mio dramma deve restare celato per sempre, lo porterò nella tomba»). È il sentimento doloroso e penoso di essere sminuito a causa delle umiliazioni, delle derisioni, del timore di non essere all’altezza delle aspettative degli altri e di essere scoperto e infangato. La vergogna favorisce l’ambiguità, la confusione, la dissoluzione dell’identità, la paura, lo sconforto e la rabbia.
-rassegnazione e fatalismo («Sono così, non cambierò mai, non posso sperare in nessuna evoluzione. Chi potrà aiutarmi? Chi resterà al mio fianco? Chi mi dirà la verità su quello che provo? Nessuno si interessa davvero a me»). Tale fatalismo può ingigantirsi quando ci si reca regolarmente in luoghi frequentati da omosessuali, i quali, nella maggior parte dei casi, non favoriscono un’evoluzione o un eventuale cambiamento al momento dell’affermazione della propria omosessualità.
-angoscia seguita da depressione [1] («La mia vita non ha più senso, non potrò sposarmi e avere dei figli, sono spacciato, non sono come gli altri, non ne posso più, ci rinuncio»). Il 40% delle persone omosessuali ha problemi di depressione. Il futuro appare senza sbocchi, la vita senza interesse, si sviluppano angosce, paura [2] e scoramento, seguite da uno stato depressivo fino ad una vera e propria depressione nervosa. Tale stato psicologico, molto comune al giorno d’ oggi, è un campanello d’ allarme dell’organismo, soprattutto in presenza di determinati traumi. Esso è caratterizzato da un disprezzo verso se stessi, da pessimismo, melanconia, continue angosce e riduzione del desiderio di vivere. Può necessitare di una terapia prescritta da un medico, protratta nell’arco di un lungo periodo. Solo chi ha già attraversato una depressione può sapere quanto può essere doloroso e quali sofferenze reali e ben specifiche può comportare.
-senso di colpa («Se l’ avessi saputo! Avrei potuto evitare tutto ciò, sono una nullità… è colpa mia. Avrei dovuto prevederlo, e comportarmi di conseguenza… è colpa mia, e adesso è troppo tardi»). Comincia l’autoaccusa, seguita dal senso di colpa. Tale senso di colpa e il rifiuto comportano timidezza e isolamento sociale, il ripiego su se stessi, l’occultamento e la chiusura in una prigione-ghetto inaccessibile.
A livello spirituale, tale senso di colpa può essere accentuato da una lettura fondamentalista e letteralista di certi versetti della Bibbia o dalla confusione tra l’omosessualità e le persone che la praticano. Tali confusioni possono provocare un rifiuto di qualsiasi religione o, ugualmente, di qualsiasi relazione tra gli esseri creati e il loro Creatore, la loro Fonte. Ciò allontana le persone interessate da qualsiasi illuminazione riguardante i loro bisogni fondamentali e il loro soddisfacimento attraverso il loro bene e quello delle persone vicine, ma anche da una reimpostazione o riscoperta della propria identità profonda e di alternative possibili per la realizzazione relazionale e sessuale. Ciò comporta la regolare insorgenza di pensieri del tipo «Dio mi ha creato in questo modo, perciò non mi ama» o «Non posso cambiare e, dato che il mio essere non è accettato da Dio, devo allontanarmi da lui e dai cristiani».
-odio per la società e la Chiesa («Non capiscono mai niente, li odio»). Tale odio per la società è accentuato dall’omofobia diffusa e dal fatto che la società non considera le persone che praticano l’ omosessualità come delle vere persone.
-desiderio di morire («Meglio mettere fine a questa vita troppo dura»). Molti giovani che praticano l’ omosessualità fanno un tentativo di suicidio [3], la maggior parte ha tra i 16 e i 20 anni. Vogliono smettere di soffrire e di nascondersi cercando di entrare nella morte.
«Fuggo i ragazzi che mi attirano, non oso parlare a certi compagni e, quando li vedo, mi sento mancare. Mi sento vigliacco e scoraggiato davanti a loro.» (Adrien)
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[1] depressione : dal latino depressio, deformazione
[2] e ugualmente, in certi casi, una tendenza paranoica
[3] Un’indagine indipendente, la prima in Francia, i cui risultati mostrano la portata del fenomeno, rivela: il rischio di tentare il suicidio sarebbe 13 volte maggiore nei giovani omosessuali rispetto agli eterosessuali della stessa età! Un uomo su tre che tenta il suicidio sarebbe omosessuale o bisessuale. Tali dati confermano gli studi nordamericani che indicano un tasso di suicidi da 6 a 16 volte superiore nei giovani omosessuali rispetto agli eterosessuali. Lo studio realizzato tra il 1998 e il 2003 da Marc Shelly (medico all’ospedale Fernand-Widal) e David Moreau (ingegnere di ricerca dell’associazione per la prevenzione Aremedia) su 933 uomini tra i 16 e i 39 anni è stato preparato e convalidato da Pascale Tubert-Bitter, direttrice di ricerca presso l’Istituto Nazionale della Salute e la Ricerca Medica (Insem) all’unità biostatica e epidemiologica.
Testo originale: La crainte d’être homo