Gli anni del castigo. Sul bullismo omofobico che ho subito a scuola
Intervista a Doug Faulkner pubblicata sul sito dei servizi per la famiglia del distretto londinese di Havering (Gran Bretagna), liberamente tradotta da Gemma La Sorte
Il commediografo e attore Doug Faulkner ha dovuto affrontare il bullismo omofobico durante la scuola secondaria. In seguito alla sua esperienza, si è appassionato alla lotta contro il bullismo omofobico nelle scuole. Faulkner descrive per noi che cosa gli è successo.
Come è iniziato il bullismo?
Sono sempre stato un estroverso, ed ero piuttosto effeminato quando ho iniziato la scuola secondaria. A quel tempo lo consideravo parte della mia personalità, nulla a che vedere con il sesso o la sessualità. Era così, punto. Poiché ero molto sicuro di me stesso, i ragazzi più grandi volevano buttarmi giù, e i ragazzi miei coetanei si unirono a loro. Iniziarono chiamandomi con nomi omofobi, come “traditore” e “sollevatore di magliette”. La prima volta che ho sentito la parola “gay” è stata in un contesto terribile, e non sapevo nemmeno cosa significasse. Pensavo solo di non essere figo.
Quando ero al terzo anno, sono stato molto bullizzato. È sempre stato bullismo omofobico. Poteva succedere mentre andavamo a scuola sull’autobus, tra le lezioni, a volte durante le lezioni e sull’autobus per tornare a casa. Non si trattava solo di abusi verbali, ma anche di abusi fisici. Una volta, mentre tornavo a casa, mi hanno dato fuoco ai capelli.
Ci è voluta molta forza per uscire di casa e affrontare il bullismo. Essere ridicolizzato faceva parte della mia vita quotidiana. Mi sedevo in fondo durante tutte le lezioni. La mia autostima era così bassa che avevo quasi tendenze suicide. Non sapevo chi o dove fossi. Tutto quello che sapevo era che quasi tutti avevano deciso che ero ripugnante, vile e innaturale.
La scuola ha fatto qualcosa?
Sono dislessico, quindi la mia scuola mi fece fare un test del QI al terzo anno. Avevo il QI più alto del mio anno, ma non andavo bene negli studi, perché la mia autostima era molto bassa. Quindi la scuola mi mandò a fare terapia psicologica quando avevo quattordici anni.
Dopo la terapia, mia madre mi disse: “Pensi che ti turbi così tanto, quando le persone ti chiamano con quei nomi, perché pensi che quello che dicono potrebbe essere vero?”. Risposi a mia mamma: “Ho quattordici anni. Non è una decisione che sono pronto a prendere ora. Ho il diritto di sperimentare e scoprire me stesso, ma a scuola non mi viene concesso questo diritto, mi dicono cosa sono, ed è disgustoso”.
L’assistenza psicologica mi ha aiutato, perché mi ha dato la possibilità di esprimermi. Dopo circa un anno di terapia, sono diventato più sicuro. Ho trovato diversi modi per cercare di fermare il bullismo, come essere il clown della classe o essere gentile con le persone giuste.
Come ti ha fatto sentire il bullismo?
Era come se sprofondassi. Non appena camminavo lungo un corridoio, sapevo che sarebbe successo. Succedeva spesso in alcuni contesti in particolare, come mentre mi spostavo di classe in classe o andavo e tornavo da scuola.
Tutto questo mi ha lasciato una mentalità da vittima. O mi odiavo, o odiavo tutti gli altri per avermi fatto sentire così. Lasciare la scuola dopo il diploma era l’unica via d’uscita. Durante i cinque anni passati dopo aver lasciato la scuola, la cultura ha cambiato atteggiamento verso l’omosessualità. Ho fatto un vero coming out con i miei amici quando avevo diciannove anni, e con la mia famiglia quando ne avevo venti.
La tua esperienza a scuola ti ha influenzato nel resto della tua vita?
Dal lato negativo, trovo molto difficile avere relazioni a lungo termine, perché mi è difficile fidarmi delle persone. Ho paura che facciano marcia indietro e mi facciano del male. Dal lato positivo, mi ha aiutato a capire quanto siamo diversi, e come queste differenze ci rendano più forti. Tutti meritano di sentirsi positivi e unici, e felici di questa unicità. Rispetto anche il bisogno delle persone di avere degli spazi per scoprire chi sono, perché io invece non ho avuto molti spazi.
Testo originale: My homophobic bullying story