Basta violenze violenze sui nostri figli LGBT. Ecco perchè firmo per il ddl Zan!
Testimonianza inviataci da Claudio Santini (Viterbo)
Sono Claudio, papà di un grande ragazzo. Un ragazzo omosessuale. Il giorno in cui mio figlio ha aperto il suo cuore ed ha fatto il suo coming out è stato uno dei giorni più emozionanti della mia vita. Senza alcun dubbio posso paragonarlo al giorno della sua nascita.
Diventare genitori è una scelta d’amore. Accogliere tra le proprie braccia il proprio figlio nel momento in cui lui ti affida il suo cuore, è una scelta più che consapevole, oltre che una scelta d’amore.
E’ come diventare genitori una seconda volta. Ed è con questa determinazione che ho affrontato questi ultimi anni. Con la consapevolezza di diritti negati.
Con la consapevolezza di un cammino da percorrere insieme, per veder riconosciuti diritti elementari. Ma questi diritti ancora oggi sono ampiamente negati.
Oggi essere una persona omosessuale, lesbica, trans significa, purtroppo, subire ogni giorno discriminazioni e umiliazioni continue.
In ogni occasione c’è il moralista di turno che si sente in dovere di dover stabilire come devi comportarti, come devi vivere la tua vita. Ogni giorno, ogni sacrosanto giorno, leggiamo, ascoltiamo notizie di persone LGBT offese e discriminate.
Persone LGBT che subiscono violenza solamente perché provano a vivere la propria sessualità con semplicità e naturalezza. Figli e figlie cacciati di casa.
Sono la rovina della società, la causa di tutti i mali. Del degrado, della crisi della famiglia. Di una prossima estinzione del genere umano.
Oggi siamo qui per veder riconosciuti quei diritti elementari che ogni persona non dovrebbe nemmeno rivendicare.
Dovrebbe essere nella storia di ogni paese, dovrebbe essere un concetto talmente banale che non dovrebbe essere nemmeno trattato. Due persone si amano. Punto. Tanti auguri e fine della storia.
Ed invece no. Dobbiamo scendere in piazza, dobbiamo formare associazioni, dobbiamo proporre leggi per il rispetto della persona LGBT. Sono iscritto ad Agedo ed Arcigay Roma.
C’è ancora gente che si arroga il diritto di poter insultare, picchiare ed emarginare persone LGBT, solamente per il loro orientamento sessuale. Ci sono genitori che rinnegano i propri figli.
Il Decreto Zan, con molto ritardo, prova a colmare un vuoto legislativo a protezione di queste persone. C’è chi si oppone a questo tentativo democratico, in ogni modo, con affermazioni deliberatamente false.
Parlano di utero in affitto, di affido familiare, di adozioni di minori, di attacco alla famiglia tradizionale, di teoria gender nelle scuole…
Del diluvio universale, dell’invasione delle cavallette, dello scioglimento dei ghiacciai… Ovviamente sono parzialmente ironico. Ma tutti questi argomenti non sono trattati nella proposta di legge.
Ora, oggi, il movimento LGBT, insieme alla parte sana della società civile può invertire la rotta. E’ tardi ma non impossibile.
Se pensiamo che solamente quarant’anni fa esisteva ancora il delitto d’onore. Un uomo, e sottolineo solamente un uomo, vedeva ridotta la propria pena se il delitto che aveva commesso era stato commesso per “difendere” il proprio onore di maschio.
Anche se sembra di parlare di un’epoca remota e medievale, oggi quella legge non esiste più ed appare inverosimile che possa essere stata presente nel nostro codice penale sino al 1981.
Per cui possiamo e dobbiamo cambiare la realtà omofoba che ci circonda. Urlare frocio, picchiare due ragazzi che si baciano dovrà essere punito con maggiore determinazione di una semplice scazzottata per futili motivi.
Parlare nelle scuole della giornata contro l’omofobia dovrà essere normale apprendimento per una sana educazione civica.
Non dovrà più essere necessario soccorrere chi subisce violenza omofoba, perché semplicemente i nostri figli avranno figli rispettosi di ogni differenza. E’ per tutto questo che oggi firmo il vostro appello*.
E mi dispiace per quei genitori, che conosco, che si vergognano dei propri figli. “Basta che non si sappia in giro. Basta che tuo padre non sappia nulla. Basta che non esistiate.”
Rivendico a voce alta e con orgoglio il diritto di esprimere con serenità la propria sessualità.
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