I laici aiutino i preti gay a uscire dall’ipocrisia
Articolo di Robert Shine* pubblicato sul sito dell’associazione cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti) il 19 agosto 2018, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Qualche giorno fa abbiamo pubblicato il primo di due articoli del teologo James Alison usciti sul settimanale cattolico britannico The Tablet. Oggi parleremo del secondo articolo.
La menzogna clericale, di cui padre Alison ha descritto le quattro dimensioni, ha creato una trappola per i sacerdoti gay. Padre Alison passa poi a esplorare le origini di questa trappola e come si può uscirne. Per prima cosa, il teologo parla di come la concezione dell’omosessualità è cambiata dal XIX secolo fino agli anni ‘90 del XX, in cui l’accettazione di lesbiche e gay è diventata patrimonio comune. Poi prosegue parlando dello sviluppo dell’atteggiamento cattolico sul tema: “Nel frattempo il mondo clericale, con la sua ‘ipocrisia’ morbida e informale (paragonata con quella del mondo esterno), è diventato un luogo sempre meno sicuro. La politica del ‘Non chiedere, non dire’ non è particolarmente crudele quando l’intera società funziona così, ma quando diventa un’imposizione sempre più esplicita, mentre il mondo attorno sta cambiando atteggiamento, ci si infila in una trappola artificiale, anche perché chi sta al di fuori vede con sempre maggiore chiarezza l’ipocrisia del mondo clericale. Pensiamo all’imposizione politica del ‘Non chiedere, non dire’ alle nostre forze armate negli anni ‘90, quando già la società era più avanti: il risultato fu l’aumento delle persecuzioni, delle espulsioni, della paura, delle vendette, la perdita di talenti a beneficio degli zeloti.
“Ad ogni modo, la più grande minaccia al vecchio mondo protetto è l’evidenza scientifica ottenuta osservando le persone, vale a dire che l’orientamento omosessuale è una variante della condizione umana più o meno stabile, che ricorre ovunque, non patologica. Cosa deve aver vissuto un consacrato gay della generazione di Paolo VI? Avrà vissuto i cambiamento sociali e psicologici del XX secolo e avrà gioito a tutte le cose positive degli anni del dopoguerra, come ha fatto il Concilio Vaticano II. Al tempo stesso, però, la ‘parte nascosta’ del vecchio mondo (che per decenni, probabilmente, ha cercato di evitare, almeno fino a un certo punto, e per buone ragioni morali) stava per uscire sempre più allo scoperto, non solo nel senso carnevalesco di Stonewall e del successivo movimento del Pride, ma all’interno dell’anima, nel senso dell’identità profonda”.
Ma il Magistero, fin dagli anni ‘70, ha rifiutato il concetto di orientamento sessuale non patologizzato e non clinico, preferendo tracciare una distinzione tra atto ed essere. Padre Alison spiega così la situazione dei gay ordinati sacerdoti nel periodo successivo al Concilio Vaticano II: “Così abbiamo la bizzarra situazione di un insegnamento, il quale in origine aveva aiutato dei gay molto pii che volevano vivere nella castità (penso che almeno un paio dei recenti Santi Padri appartenevano a questa categoria), che poi è stato trasformato in una trappola dai ‘fatti concreti’ (e dai tentativi teologici di opporvisi). I preti che diventano relativamente sani attraverso il contatto con altri preti gay nell’ambito ecclesiale imparano a ignorare con discrezione sia quella dottrina, basata su una falsa concezione della loro identità, sia l’impegno formale pronunciato nell’illusione di quella falsa dottrina, e chiudere un occhio diventa la cosa migliore per tutti. Quella dottrina funziona benissimo per i preti profondamente disturbati (perché rafforza il loro rifiuto di accettare se stessi) e per gli arrivisti, che diventano i più zelanti alleati dei preti gay più anziani, sinceramente devoti ma spaventati, e che hanno sempre vissuto nel celibato, nel salvare le apparenze del vecchio mondo. Non è così che si sono comportati molti preti anziani, diciamo dal 1965 al 2013?”.
Padre Alison propone un maggiore ruolo dei laici per cercare di risolvere una situazione insostenibile. Per prima cosa, i laici LGBT-friendly “devono essere incoraggiati a lottare per una sempre maggiore accettazione dell’essere omosessuale come parte della vita”. Le parole di papa Francesco a Juan Carlos Cruz, un gay a cui il Pontefice ha detto “Dio ti ha fatto così”, sono un esempio da seguire: “Comunque, è solo quando messaggi cristiani diretti e senza dubbio veri, come quelli di Francesco, diventano normali tra i laici che la sincerità può diventare la norma tra il clero, altrimenti andrà avanti l’assurda e farisaica situazione in cui esiste una regola per il clero (‘Non importa ciò che fai, finché non lo dici in pubblico e non metti in discussione il Magistero’) e un’altra per i laici, fatta passare per ‘dottrina della Chiesa’ e brutalmente messa in atto, per esempio, con gli impiegati delle scuole, gli organisti delle parrocchie, gli allenatori etc.”.
Il teologo ha poi commentato la notizia secondo cui il Papa ha detto ai vescovi italiani di non accettare i seminaristi gay: “Nel dubbio, meglio che non entrino”. A differenza di molti altri opinionisti, padre Alison crede che questa non sia una proibizione, bensì un segno di misericordia: “Io leggo questa frase in modo diverso: è un uomo saggio e misericordioso che parla a un gruppo di uomini, una significativa percentuale dei quali è gay, e dice loro che solamente chi è in grado di essere onesto verso le sue future responsabilità dovrebbe condurre delle persone come lui al sacerdozio: ‘Voi cosa farete quando si tratterà di difendere pubblicamente la sincerità del giovane? Vacillerete? Se è così, non fate dipendere il suo futuro dalla vostra codardia’”.
In sostanza, cambiare le regole in vigore per i sacerdoti dipende completamente dal cambiare le regole in vigore per i laici. L’accettazione tra i primi sta già “cominciando a perforare la menzogna attraverso una richiesta ferma, ma cortese, di essere sinceri e di fare penitenza in prima persona, mentre stiamo dolorosamente cercando di sfuggire alla trappola sistemica”. Il compito che padre Alison affida ai laici è continuare a lavorare per l’accettazione, contro ogni resistenza, un consiglio a cui faremmo bene a prestare attenzione.
* Robert Shine è direttore associato di New Ways Ministry, per cui lavora dal 2012, e del blog Bondings 2.0. È laureato in teologia alla Catholic University of America e alla Boston College School of Theology and Ministry.
Testo originale: Laity Key to Releasing Gay Priests from “Lying Trap,” Writes Theologian James Alison