I miei ventiquattro anni di ordinaria omosessualità
Testimonianza tratta da forumdesforums.com del 19 aprile 2008, liberamente tradotta da Dino M.
L’omosessualità è un dato di fatto, proprio come ci sono i neri, gli arabi o gli asiatici. Salvo il fatto che un nero non ha bisogno di dire “io sono nero”. Da parte mia ho iniziato a parlarne ai miei genitori a 17 anni, quando ho avuto la mia prima storia importante, dato che mi sembrava che essi dovessero esserne coinvolti…
Nel complesso hanno reagito bene, ma i primi giorni in casa mia l’aria non era certo festosa. Mi è stato detto anche “ma tu sei giovane, la situazione può cambiare”, ma senza troppa convinzione.
Adesso mi trovo nella condizione più o meno di fregarmene, ma il giorno in cui ogni gay potrà vivere la sua sessualità a modo suo, senza doversi nascondere, non dovrà più vivere nello stress e nel disagio per mesi o per anni per rivelare alla fine “io sono gay”.
Non mi sembra che l’omosessualità debba considerarsi come una semplice pratica sessuale, ma credo che di essa si debba parlare in una rubrica dadicata a: Società, Famiglia o a qualcosa del genere… Provvedo subito ad informare quelli che speravano di trovare in questo post dei particolari piccanti sulla mia vita sessuale, che non ce ne saranno 😉
Ritengo infatti che non si debba confondere l’Omosessualità con il comportamento omosessuale. Nel primo caso, si tratta di una sessualità nella sua completezza, che non viene scelta (ed è bene ripeterlo perchè alcuni in questo senso hanno un cervello un po’ limitato) ma che si tenta di vivere nel miglior modo possibile.
Nel secondo caso è un comportamento che a chiunque può capitare di provare, prima o poi, per curiosità, in una serata in cui si è bevuto, o semplicemente perchè abbiamo nascosto queste pulsioni.
Per quanto mi riguarda si tratta soltanto del primo caso. Il giorno in cui mi troverò di fronte al secondo, scriverò un post sull’ Eterosessualità, dato che non ho ancora avuto l’occasione nè la voglia di provarla, ma del resto ho solo 24 anni e quindi tutta la vita davanti a me. Per cui chissà che un giorno…
Allora che cos’è esattamente l’Omosessualità? Ben lungi dall’essere soltanto un comportamento sessuale, è prima di tutto qualcosa di profondamente nascosto dentro di noi, più in fondo in alcuni, per i quali è perciò molto doloroso trovarla ed accettarla. Per rispondere a tutte le domande che possiamo porci (soprattutto i genitori) ricordo che non la si sceglie, ma si è omosessuali. In generale quando si dice di essere omosessuali, se ne è certi. E’ già abbastanza difficile accettare se stessi, ma è ancora di più manifestarlo e accettarlo di fronte agli altri.
Dunque se si fa questa affermazione su se stessi è perchè generalmente si ha la certezza che questa condizione non corre il rischio di cambiare negli anni a venire (Io conosco poche persone che reprimono la loro eterosessualità).
In alcuni casi potrebbe essere dovuto ad un passato doloroso, ma attenzione, non sempre! Personalmente non ho mai avuto nessun problema con i miei genitori, nessuna ambiguità sessuale con alcuna persona, i miei genitori mi hanno educato meglio che hanno potuto, come qualsiasi bambino. Capisco bene che come genitori ci si possa colpevolizzare (per paura di aver spinto il proprio figlio a portare questo “fardello”), ma tutto ciò non serve a niente e non ci si può far niente.
Il fatto di ricercare nel passato la causa che ha fatto sì che il proprio figlio fosse omosessuale, equivale a dire “se fosse nato dieci minuti prima non avrebbe avuto questo incidente di macchina”. Rammaricarsi per questo non serve a niente, dato che non è impossibile fare previsioni con 20 anni di anticipo.
Primo pregiudizio: gli omosessuali sono infelici. E’ la frase-tipo che si sente spesso e giustamente è proprio da lì che si origina il malessere. E’ un vero circolo vizioso: i genitori sono tristi per il loro figlio omosessuale poichè “gli omosessuali sono infelici”. Allora per forza di cose, il figlio o la figlia che vede i suoi genitori tristi comincia a colpevolizzarsi anche lui. E per forza qualcuno afferma “è duro per i genitori vedere il loro figlio infelice”.
E così si ricomincia, qualcuno parte dal pregiudizio “gli omosessuali sono infelici”, l’omosessuale in questione ha l’impressione di essere un peso e si rattrista e per chi gli sta intorno diventa un bell’esempio di gay infelice, ecc., ecc… e non se ne esce più!
Da quando si è cominciato a parlare di omosessualità, si sono fatti soltanto discorsi di odio oppure di compassione. E se ogni tanto si parlasse anche di gay felici? Se invece di dire “dev’essere duro vivere questa situazione” si dicesse “sono contentissimo di vedere che si amano”? Ben inteso io non scaglio nessuna pietra verso quelli che “compatiscono”, è una posizione più che legittima, ma se tutto il mondo vedesse questa realtà in un’ottica di ottimismo, tutto andrebbe molto meglio 🙂
L’omosessualità non è da compiangere, essa semplicemente c’è, è un dato di fatto, proprio come ci sono i neri, gli arabi o gli asiatici. Salvo il fatto che un nero non ha bisogno di dire “io sono nero” e questo non crea (generalmente) nessun problema alle persone che gli stanno intorno. Quando un ragazzo annuncia di essere gay, la reazione è più evidente, ma non sempre in senso negativo!.
Da parte mia ho iniziato a parlarne ai miei genitori a 17 anni quando col mio compagno ho cominciato ad avere una storia seria, dato che mi sembrava che essi fossero comunque i primi a dover esserne coinvolti…
Loro mi avevano già dato una mano, lo sospettavano, nel complesso hanno reagito bene, ma i primi giorni in casa mia l’aria non era certo festosa. Niente rimproveri nè giudizi, solo un ripercorrere l’educazione che mi vevano dato. Mi è stato detto anche “ma tu sei giovane, la situazione può cambiare”, ma senza troppa convinzione. Per farla breve, adesso tutto va per il meglio, con loro non c’è alcun tabù.
Poi, man mano, sono stati messi al corrente gli amici a cui mi sento più vicino e tutti hanno avuto un atteggiamento esemplare. I miei nonni, molto cattolici, l’hanno saputo due settimane dopo, e la loro reazione non è stata poi così negativa, conoscendo il loro schema di valori.
Adesso mi trovo nella condizione più o meno di fregarmene e se ho ancora qualche esitazione a dirlo ad alcune persone è solo perchè non voglio che alla fine tutti lo sappiano (tutti hanno fatto l’esperienza del segreto che si riferisce che ad una sola persona, che lo riferisce ad una sola persona…), e si può dire che accetto bene la mia realtà.
In ogni caso chi si accetta bene trasmetterà un’immagine positiva e faciliterà l’accettazione della “novità” da parte delle persone messe al corrente. Mi sembra indispensabile che prima del coming out ci si accetti in modo positivo e che non ci si colpevolizzi nemmeno per un secondo.
Il minimo dubbio su se stessi, la minima incertezza saranno molto negativi in seguito. Fare il proprio coming out senza essere sicuri di sè e senza accettarsi comporta un grande rischio di trovarsi male in seguito. Comincierete a colpevolizzarvi, un gran numero di persone vi aiuteranno a farlo, senza alcun problema.
Di qui la necessità di conoscere bene le persone alle quali si desidera dirlo e di considerare ogni tipo di reazione possibile, assicurandosi di essere capaci di affrontarle.
In ogni caso la sicurezza verrà col tempo: una volta fatto il primo coming out, gli altri saranno più facili. L’inconveniente è che bisogna farne molti, a meno di non farlo sulla rete TV nazionale alle 19, come ha fatto un certo Thomas, o di farlo riunendo tutti i propri parenti a tavola.
Da parte mia parlare del mio compagno e dell’omosessualità in generale con quelli che già ne sono al corrente non mi crea proprio nessun problema, ogni disagio scompare una volta che la persona è messa al corrente. Voglio tuttavia precisare che le situazioni appena descritte non sono delle “istruzioni per l’uso”, ma semplicemente una constatazione basata sulla mia esperienza. Poi ognuno vive la propria omosessualità come si sente, non ci sono regole predefinite.
Altra idea preconcetta: gli omosessuali sono infedeli e non hanno che relazioni temporanee. Anche se è vero che, per quanto riguarda i gay, siano frequenti gli “incontri di sesso” in realtà non lo sono di più degli etero.
Sono semplicemente più visibili, dato che quando si parla di omosessualità al primo venuto si pensa subito ai ritrovi, ai luoghi di rimorchio, alle darkrooms e allo stesso modo agli stereotipi proposti dal Gay Pride, che non rispecchia in modo reale la comunità gay, anche se è necessario per far vedere che esistiamo e che siamo numerosi.
Per riprendere il termine stesso di Gay Pride (Orgoglio Gay, per quelli che non masticano l’inglese), io lo trovo poco appropriato. E’ assurdo essere fieri di essere gay, così come lo è quando si è etero, neri o bianchi.
Dai media poi viene dato risalto sempre alle Drag-queens, ai camionisti, agli uomini vestiti di cuoio ma mai a due ragazzi o a due ragazze comuni, come i vostri vicini di pianerottolo, che si tengono per mano.
Ci sono infatti tante coppie gay che durano e che sono reciprocamente fedeli. Sono solamente meno visibili, per forza di cose, dato che non c’è un matrimonio (anche se il PACS è un inizio per riconoscere le coppie).
E per quelli che hanno continuato a leggere fin qui, l’Omosessualità è prima di tutto e soprattutto questo: semplicemente delle persone che provano dei sentimenti, un cuore che fa bum bum o BUM BUM quando ci si avvicina alla persona amata e che si promettono un amore senza limiti, come qualsiasi uomo verso qualsiasi donna, e viceversa.
Persone che vivono in modo assolutamente normale, con le stesse preoccupazioni di chiunque, le stesse qualità, gli stessi difetti, una vita sessuale tanto piatta o tanto eccitante come capita a tutti.
A 19 anni, era già da due anni che stavo con il mio compagno che aveva 27 anni, e ora vivo una relazione assolutamente normale e follemente passionale. Senza supremazie dovute all’età, senza infedeltà, senza ruoli. Soltanto sentimenti, che fanno vibrare, ridere, o piangere.
E il giorno in cui ogni gay potrà vivere la sua sessualità a modo suo, sia che per farlo abbia bisogno di essere eccentrico oppure no, ma senza doversi nascondere, non dovrà più vivere nello stress e nel disagio per mesi o per anni per rivelare alla fine “io sono gay”.
Il giorno in cui si verrà considerati come chiunque altro allora tutti vivremo felici ed avremo (forse) molti bambini, ma questa è un’altra storia… 😉 Grazie per avermi letto fin qui 🙂 Dont worry, be happy!!!
Testo originale: L’homosexualité masculine: témoignage d’un homosexuel “normal”