I preti gay sono i capri espiatori dei peccati della loro chiesa
Riflessioni di Henry pubblicate sul suo blog leavingthepriesthood.com (USA), liberamente tradotte da Silvia Lanzi
La risposta pubblica del Vaticano alla crisi (dei preti pedofili) è stata la promessa di “scremare” i candidati omosessuali al sacerdozio durante la loro preparazione in seminario. Con questa dichiarazione, hanno reso i preti omosessuali i capri espiatori di questa crisi, anche se si sa che la pedofilia è un problema ben diverso. Hanno preso la strada più facile sfruttando l’omofobia della società e sacrificando questi preti sull’altare dell’autoconservazione. Ciò è molto lontano da quel che faceva Gesù, che stava dalla parte degli emarginati ed è stato crocifisso perché solidarizzava con loro. E’ rivelatorio che in Vaticano si leghi (spesso) la pedofilia all’omosessualità per discolpare il celibato ed evitare di fare quei profondi cambiamenti al sistema necessari per trovare delle soluzioni reali. (…)
Recentemente la gerarchia ha aperto la strada all’ordinazione sacerdotale di parecchi preti protestanti sposati (Inglesi). Molti di essi hanno lasciato le loro confessioni perche vedevano come un problema (l’accoglienza) delle persone omosessuali (nel clero). Il loro desiderio pricipale era quello di trovare un sostegno gerarchico alla loro omofobia e, triste a dirsi, l’hanno trovato nel cattolicesimo. La storia proverà presto l’errore della Chiesa cattolica sull’argomento ‘omosessualità’, cosi come su molti altri. Fino ad allora la gerarchia continuerà a proclamarsi “infallibile” e il “gregge” continuerà a guardare dall’altra parte per mantenere un’illusione di fede. […]
Preti omosessuali
“So di essere gay da quando avevo quattro anni, anche se non avevo ancora le parole per confessarmelo, figuriamoci per farlo agli altri. Pensavo che tutti si sentissero come me, ma pian piano mentre crescevo e a scuola osservando gli altri, col tempo ho capito di essere diverso. E così fecero i miei compagni di classe quando raggiunsi una certa età; perché non avevo, e non avevo nessuna voglia, di avere una ‘ragazza’. Naturalmente, fin da piccolo, diventai lo zimbello dei miei compagni maschi.
Alla tenera età di sette anni diventai chierichetto e mi resi subito conto di un profondo rispetto, che non avevo mai avuto, da parte dei grandi. Quando, ancora piccolo, dissi ai miei compagni di classe che volevo fare il prete, finirono gli scherzi (almeno da parte di quelli cattolici); per lo meno vedevano una ragione del perché mi tenessi lontano dalle ragazze. Quando entrai nel seminario diocesano con degli altri studenti, fummo circondati da persone che ci davano un’attenzione, un rispetto e un onore di cui non avevo mai fatto esperienza prima. Neanche una volta misero in dubbio la mia sessualità o mi fecero sentire in imbarazzo”.
Nel clero cattolico, una grande percentuale di vescovi e preti è bisessuale o omosessuale. Non ci si dovrebbe sorprendere. Come dimostra il prete citato prima, l’approvazione e il rispetto mostrato ai preti celibi è un forte incentivo per i ragazzi che si sentono alienati o avviliti a causa di un orientamento omosessuale che probabilmente nemmeno loro stessi capiscono. Lo stesso ambiente del seminario tende ad appagare i bisogni degli uomini omosessuali. Dal momento in cui un uomo entra in seminario, è circondato da altri uomini e ci si aspetta che, durante la sua formazione, stia innanzitutto insieme a loro.
Dal momento in cui un uomo entra in seminario e durante tutto il sacerdozio, sono scoraggiate amicizie speciali con le donne, spesso viste come scandalose, mentre la compagnia degli uomini, ovviamente, è accettabile. Si aggrottano le sopracciglia se si vede un prete che pranza con una donna, ma il prete in questione può benissimo vivere con altri uomini e andare in vacanza con i suoi confratelli senza che si facciano domande. Se fosse gay, sarebbe una specie di asso nella manica, come lo sarebbe per un prete eterosessuale se si capovolgesse la situazione e potesse, liberamente e senza dare adito a sospetti, stare in compagnia di donne.
Non vogliamo sottintendere in nessun caso che tutti gli ambienti maschili portino gli uomini a diventare omosessuali, perché l’orientamento sessuale è determinato dalla genetica. Comunque, in un ambiente maschile, è comprensibilmente più semplice per un omosessuale o un bisessuale trovare corrispondenza al proprio bisogno di intimità, che non per un eterosessuale.
Dal momento che le relazioni omosessuali non sono ben viste in molti ambiti della società, accettate in pochissimi e completamente rifiutate in altri, il sacerdozio è, ed è stato nella storia del celibato imposto, un rifugio per gli uomini gay. Ma c’è un’altra ragione per cui gli uomini gay sono attratti da esso, ed è perché ci sono molto portati. Durante il periodo che ho vissuto come sacerdote, ho visto che molti preti omosessuali sono quelli pastoralmente più dotati e che ottengono parecchi successi nel loro ministero, e ho imparato a rispettarli profondamente.
Sebbene sia più semplice per i preti gay trovare corrispondenza al proprio bisogno di intimità, se il loro orientamento sessuale viene alla luce rischiano di essere svergognati. Perciò, devono tenerlo nascosto, e questo è più facile in una comunità di uomini celibi.
Se la gerarchia ecclesiastica fosse onesta, riconoscerebbe l’esistenza di un’alta percentuale di gay e ne confermerebbe il ministero. Invece sembra si vergogni di questi preti e tenti di negarne l’esistenza. Così facendo contribuisce all’omofobia della società e spinge i preti a vergognarsi della propria sessualità – che è stata data loro da Dio.
Alcuni cardinali, arcivescovi e preti di strutture ecclesiastiche responsabili della politica omofoba della Chiesa sono gay essi stessi e questo mostra a che livello sacrifichino la loro integrità per mantenere il proprio potere.
La storia della Chiesa mostra che anche qualche papa era omosessuale. La gerarchia è ben consapevole dell’alto numero di omosessuali che ci sono al suo interno. E’ triste, ma la sua politica è disonesta e lo nega. Si vorrebbe che anche i preti gay avallassero questa falsità e fossero disonesti rispetto a quello che sono.
A prescindere dal fatto che i preti siano omosessuali, bisessuali o eterosessuali, il vero problema sta nel fatto che la gerarchia sembra incapace di trattare la sessualità umana in modo emozionalmente sano. La prospettiva è esemplificata dal punto di vista di Agostino che percepisce l’orgasmo come un atto profano che rende il prete impuro. Questa malata visione medievale della sessualità è il nocciolo del problema ed è su questo fondamento che posa il celibato obbligatorio.
Per i preti è difficile integrare la propria sessualità in maniera salutare quando, proprio questa, è considerata come una specie di forza aliena. Il mio insegnante di teologia morale del seminario pensava che il masturbarsi (o anche il pensaci con piacere) fosse un peccato grave. Il professore lo spiegava così: “Niente orgasmi se siete celibi!“.
Questo è il pensiero di un teologo molto conservatore che la Chiesa ha elevato ad autorità in materia di sessualità umana in uno dei più grandi seminari degli Stati Uniti. Il messaggio passato a noi seminaristi era: “I vostri impulsi sessuali sono malvagi ed estranei e devono essere repressi, o sarete puniti da Dio“.
Il risultato è che i seminaristi corrono a confessarsi ogni pochi giorni pensando che il “peccato” più grave di cui essere preoccupati sia il sesso. Insegnare cose del genere danneggia psicologicamente e non permette una salutare integrazione sessuale. Ecco perché c’è sempre una sorta di crisi sessuale tra i sacerdoti, e si deve dare la responsabilità di ciò alla gerarchia della Chiesa cattolica.
Un prete gay ha creato un blog che fosse un luogo sicuro dove i suoi confratelli gay e bisessuali ancora nella Chiesa – o che lo sono stati – possono trovare aiuto. Scrive che: “La mia speranza è che, condividendo le sfide che dobbiamo affrontali essendo gay e preti, possiamo trovare supporto e incoraggiamento, a prescindere dalla retorica scoraggiante e dalle affermazioni della gerarchia ecclesiastica, che opprime gay e bisessuali e li fa sentire soli e pieni di vergogna. Lo scopo di questo blog è quello di iniziare un processo di guarigione, grazie al quale i sacerdoti possano trovare comprensione, speranza e un senso di pace“.
Testo originale: Homosexual Scapegoats