La bellezza di essere lesbica e cattolica
Testimonianza di Ania Kowalski pubblicata su Quest Bulletin – Pastoral Support for LGBT Catholic (Inghilterra), n. 70, autunno 2014, liberamente tradotta da Silvia Lanzi
Ho venticinque anni e ho capito di essere lesbica a ventuno. Sono nata nel Regno Unito da genitori polacchi e sono stata sempre una cattolica praticante, con alle spalle un background famigliare cattolico profondamente radicato. Nella mia famiglia non ci sono membri gay – almeno che io sappia. Fuori dalla mia cerchia famigliare, probabilmente, mi vedono come molto religiosa: vado ai ritiri, ho riflettuto molto sulla mia fede (principalmente a causa del mio essere lesbica) e per un anno ho considerato seriamente la vita religiosa, visitando anche un paio di conventi.
Il mio cammino di fede
Riconciliare il mio essere lesbica con la mia identità cattolica – farlo essere parte di un viaggio felice e appagante nella mia vita, con Dio al centro, è stata una lotta terribile. Capire di essere lesbica ha fatto vacillare la mia fede e mi ha portato ad un periodo di intenso tumulto interiore. Ora ho trovato un luogo felice, nel quale ho abbracciato questi due aspetti di me e guardando indietro ho capito che, durante quel periodo, Dio era potentemente all’opera.
Quando ho capito per la per la prima volta di essere lesbica, il caleidoscopio attraverso cui guardavo il mondo si è infranto – esserlo non era nei programmi di come immaginavo la mia vita. All’inizio ho provato disillusione e rabbia nei confronti di Dio perché non credevo di poter vivere la mia fede ed essere lesbica in modo completo e appagante. Era devastante perché volevo condividere la mia vita con qualcuno ed ero attratta dalle donne. E capivo che, in questa cultura, anche se avessi voluto vivere rimanendo nubile, probabilmente non avrei mai trovato qualcuno che volesse avere una relazione con me che non comprendesse l’intimità sessuale.
Durante questo periodo continuavo ad avere un dialogo interiore con Dio, ma mi sentivo estranea alla Chiesa. Mi sono domandata quali fossero i piani di Dio per me – secondo il mio parere era molto più facile essere lesbica per qualcuno che non fosse religioso, dal momento che la tale “pratica” non sarebbe stata contraria alle loro convinzioni. Così, perché era stata data proprio a me questa croce? Perché non a qualcun altro per cui fosse più semplice da portare? Chiesi a Dio di allontanare da me questo fardello; mi sono anche abbassata all’approccio puerile di cercare di ‘negoziare’ con lui – cose che promettevo di essere o fare se “quella cosa” fosse scomparsa. Per alcuni mesi non andai più in chiesa. Non mi sarei potuta concentrare durante la messa; la mia mente sarebbe andata per conto suo, avrei visto giovani coppie sposate e mi sarei sentita molto più disillusa: sentivo che non l’avrei sopportato.
Per me, questo è stato un momento di oscurità e di tumulto interiore. Ero assolutamente “velata” (se si eccettua il fatto che l’avevo detto alla mia gemella). Mi sentivo come se vivessi una vita vuota – le persone vedevano solo la facciata, e io cercavo di stare tranquilla. Ma sotto sotto c’erano profondo isolamento, paura e vergogna: ovviamente le relazioni famigliari ne risentirono. Ero chiusa in me stessa e la mia personalità era cambiata – diventai sottomessa, ero sulla difensiva e irritabile; mia madre mi descriveva come un riccio, pronto a raggomitolarsi al minimo tocco.
Più o meno in questo periodo la mia gemella si era fidanzata. Sembrava che avesse davanto a sé una vita perfetta ed eterosessuale, dove il suo amore poteva essere pubblico e riconosciuto in tutti i sacramenti della Chiesa: sarebbe potuta stare con un compagno che la sua famiglia avrebbe accettato ed amato. Ricordo un momento freddo e disperato, quando ho sentito tutti i colori andarsene via dalla mia vita – quando una zia descrisse mia sorella e il suo ragazzo come un'”amabile coppia”. Allora pensai che non avrei mai fatto parte di un'”amabile coppia”, primo perché avrei voluto stare con una donna (e due donne non sarebbero mai state ‘amabili’ – anzi, sarebbero state viste come un abominio) e, in secondo luogo, ero così lontana dall’essere in grado di vivere apertamente il mio essere lesbica, che mi sembrava assolutamente impossibile vivere la mia vita con un’altra donna.
Al mio ventitreesimo compleanno, nel marzo 2012 , pensavo a come volevo che fosse la mia vita e a quanto fossi lontana da quell’idea. Più di tutto volevo essere in grado di allacciare relazioni intime con le persone, dove avrei potuto essere completamente me stessa. Volevo abbracciare la mia sessualità e trovare un modo per svilupparla come parte integrante della mia vita. Capii che dovevo riconciliare la mia fede e la mia sessualità perché per me non era un’opzione praticabile non essere cattolica. Questo è quello che sono, l’essenza più intima di me stessa, che influenza tutte le mie decisioni e forma la mia visione e le mie speranze per il futuro.
Grazie ad un aiuto psicologico e a molta rifliessione, ho iniziato un processo di sviluppo e di accettazione. Ho fatto coming out. La prima con cui l’ho fatto è stata la mia gemella, che mi ha accettato completamente, fino al punto da non capire la ragione di quello che si agitava dentro di me! I miei genitori, anche se non mi appoggiavano apertamente, mi avevano comunque accettata e rispettavano le mie decisioni, ma capivo che avevano bisogno di tempo. Dal punto di vista della fede, con il mio background scentifico, mi avvicinavo a tutto il più razionalmente possibile, soppesando pian piano le cose. Parlai con preti, con vari risultati, lessi e cercai molto. Frequentai un meraviglioso corso di “Coscienza e insegnamento della Chiesa” tenuto da due sacerdoti esperti in diritto canonico. Imparai parecchio sul ruolo del primato della coscienza e sui diversi gradi di autorità degli insegnamenti della Chiesa in materia di etica sessuale.
Studiai le interpretazione dei cosiddetti versetti ‘anti-omosessuali’ della Bibbia capendo che parecchie erano sbagliate. Ho raccolto le mie interpretazioni in uno scritto a mio uso e consumo, che poi ho condiviso con altri. Mi sono unita al comitato per il Pride della mia università e ho fondato un gruppo per i laureati, dove per la prima volta ho conosciuto persone gay che si aiutavano l’un l’altro e mi sono fatta degli amici. Faccio ancora parte di un’associazione cattolica e faccio in modo che le persone dell’una siano a conoscenza del mio coinvolgimento nell’altra. Non conoscendo altri cattolici omosessuali, ho fondato il gruppo ‘LGBT and Faith’, di cui ho dato notizia tramite la cappellania cattolica, anche se ha significato essere additata a messa come “quella lesbica dai capelli rossi”. Ho incontrato pochi giovani gay cattolici, molti dei quali non si sono riconciliati pienamente con la propria fede e la propria sessualità, o sono ancora dubbiosi.
Queste esperienze mi hanno reso decisa ad elaborare i miei punti di vista e le mie opinioni. Ci sono state difficoltà. Sono stata segnalata al vescovo da alcune persone della mia parrocchia e presentata sotto una luce sbagliata da alcuni attacchi al vetriolo on-line e sui social media. I miei parenti polacchi continuano a cercare di venire a patti con l’idea che sono lesbica, e a volte risulta difficile, ma cerco di rendere queste esperienze delle opportunità di conoscenza e di crescita. Ora frequento le Soho Masses, dove c’è una forte presenza della comunità LGBT. Mi sono anche unita a Quest. Nel mio lavoro per questo ente, sono franca circa il mio essere lesbica e cattolica e sono stata intervistata in proposito dalla BBC Radio Norfolk, dalla BBC Radio 4 e, in televisione, da ‘The Big Questions’.
Ho continuato a costruire una rete di omosessuali cattolici impegnati che considero principalmente persone con cui condivido molti aspetti della mia fede. Sono stata fortunata ad aver incontrato un amico gay che mi ha chiesto della mia fede, e che si è poi sentito chiamato ad esplorare passo passo la sua, e quando è stato ammesso nella Chiesa, ho avuto il privilegio e l’orgoglio di essere la sua madrina. Ho visto come, nel mio piccolo, la mia vita ha avuto una ricaduta positiva sugli altri. Questi momenti mi hanno toccato e ho capito che, seppure nelle mie difficoltà personali, questa era la volontà di Dio, e aveva perfettamente ragione!
Essere visibile come cattolica e come lesbica
Sono completamente aperta come cattolica e come lesbica. Nelle mie comunità cattoliche, non nascondo di essere attratta dalle donne, e nei gruppi LGBT parlo del mio essere cattolica. In entrambi i contesi lo faccio se capita l’occasione, piuttosto che forzare a tutti i costi la cosa. In altre parole, sento di vivere ‘onestamente’ chi sono.
Spesso ho trovato difficile essere cattolica negli ambienti LGBT. Un mio conoscente gay, una volta mi ha detto che per me era impossibile essere cattolica perché ero lesbica. Ho anche contestato alcune persone gay che avevano espresso risentimento nei miei confronti perché pensavano che li imbarazzavo unendomi a ‘quelli che ci odiavano’. Queste sono tutte situazioni in cui sento che Dio mi chiede, con quello che sono e che faccio, di essere visibile come gay cattolica. Non in modo ostentato, ma visibile per le altre persone che stanno lottando, perché trovino un po’ di speranza. Alcuni mi hanno detto che sono la prima gay apertamente cattolica che hanno incontrato.
Mi sarebbe piaciuto conoscere un gay cattolico felice e sicuro di sé quando ho fatto coming out. Inizialmente non mi sentivo a mio agio ad essere apertamente lesbica, perché mi sentivo esposta e vulnerabile, specialmente sui social media e in televisione. Comunque, avendo visto quante persone sono riuscita a raggiungere, ho capito che era giusto.
La bellezza di essere cattolica e lesbica
Adesso sono ad un punto della mia vita in cui sono certa del fatto che va bene quello che sono, perché Dio ci ha fatto tutti a sua immagine. Ho una ragazza che non è cattolica, ma mi capisce profondamente e sostiene il mio impegno di volontaria cattolica e lesbica. Nella nostra relazione vedo il divino, e amando, ed essendo riamata, ni sento molto più vicina a Dio. So che c’è Dio nella nostra relazione, e che il nostro amore è buono, perché Lui è in ogni tipo di amore. Tutto questo mi fa sentire che Dio aveva un piano meraviglioso per me quando mi ha fatto lesbica, e mi sento fortunata ad essere così, con tutte le opportunita che questo mi da. Credo che avere una relazione omosessuale impegnata e basata sull’amore, che includa l’intimità sessuale come espressione di tale sentimento, sia in completa sintonia con l’essere cattolica, e con la mia coscienza. So che altri gay cattolici, dopo un approfondito esame di coscienza in cui sentono la voce di Dio, potrebbero arrivare ad una conclusione diversa, e li rispetto con tutto il cuore.
Essendo lesbica e cattolica, Dio mi ha anche interrogato, ha provato la mia fede, ha formato le mie idee, e io ho dovuto rifliettere profondamente in che cosa credevo e perché. La mia fede, propio per questo motivo, oggi è più forte, perché devo guardarmi intorno con franchezza per cercare risposte e incorporare questi capisaldi nella mia vita. Molte persone possono andare alla deriva, approdando alla Chiesa ‘per dovere’.
Comunque molti cattolici gay portano bellissime testimonianze della loro fede, nonostante sopportino il rifiuto della propria comunità cattolica – in cui si verificano, purtroppo, anche episodi di omofobia. Penso di essere una persona più tollerante, sensibile e capace di amore, e questi sono regali meravigliosi di cui faccio tesoro. Mi hanno reso un essere umano molto più compassionevole verso gli altri esseri umani, e capisco di essere meno affrettata nel trarre conclusioni sugli altri perché so che, malgrado le apparenze, le persone spesso combattono desolanti battaglie personali. Penso anche che i cattolici gay abbiano da dare un contributo sostanzioso alla Chiesa in termini di una visione più ampia dell’amore e della vita al di fuori della struttura famigliare tradizionale. Facciamo vedere che abbiamo bisogno di esaltare le nostre differenze invece che sentircene minacciati, e dobbiamo abbracciare gli altri e amarli più che possiamo, in tutti i modi che possiamo.
Fondamentalmente, credo che sia questo il punto cruciale del messaggio cristiano, e noi siamo fortunati a darne testimonianza nel modo che ci è più consono.
Testo originale: The Beauty of Being Catholic and Gay