Il coming-out di un gay cristiano. Il viaggio di Jeff
Testimonianza di Jeff pubblicata sul sito Coming Out for Christians (USA), liberamente tradotta da Silvia Lanzi
Sono nato in una famiglia molto inusuale. Mio padre era un pastore evangelico e mia madre stava a casa e faceva scuola privatamente a tutti e dieci (sì, dieci!) i suoi figli. Le sue intenzioni erano nobili. Stavano cercando di preservarci dalle macchie del mondo e di liberarci dalla sua influenza, ma non avevano la minima idea che stavano crescendo un figlio gay!
Ho accettato Cristo da giovane. Penso che fossi comprensibilmente grato ai miei genitori per avermi fatto avvicinare a Cristo e per aver lasciato a me la desisione finale. Anche da piccolo, sapevo di essere diverso dagli altri ragazzi. Le ragazze per me non significavano la stessa cosa che significavano per loro, e non mi sono mai potuto fare un’idea del perché fossero così interessati a cose da “maschi”.
Da adolescente, capivo che c’era qualcosa di MOLTO diverso (e sbagliato) in me. In realtà, avevo iniziato ad ascoltare sermoni riguardanti l’omosessualità. Avevo sentito che gli omosessuali erano uomini e donne perduti, talmente abbandonati da Cristo da aver perso i loro normali interessi. Non potevo essere così! Amo il Signore e, di volta in volta, l’ho visto al lavoro nel mio cuore. Volevo solo essere usato da lui e vivere una vita che gli facesse piacere. Non potevo essere GAY! Era… era impossibile. Dovevo “lottare” o “essere sotto attacco” o qualunque altra etichetta che sentivo dalle varie persone che parlavano.
A diciott’anni me ne andai di casa e iniziai a viaggiare com la mia band che proponeva revival musicali. In quel momento il Signore iniziò ad entrare molto profondamente nella mia vita. Lontano dalla mia famiglia iniziai a capire per la prima volta nella mia vita che non potevo più rispondere alle domande sulla fede con: “Bene, NOI crediamo”. Non avevo più mio padre, il pastore, da citare. Cos’era quello in cui credevo? Il Signore mi era così fedele in quel periodo, insegnandomi cosa significasse veramente sviluppare una relazione con lui ad un livello davvero personale.
Essere lontano dalla mia famiglia mi ha dato anche l’opportunità di chiedere consiglio per le mie apparenti “lotte”. Sono andato da parecchi psicologi e ho sentito un sacco di pareri da: “Finché metterai Dio al primo posto, ogni cosa avrà un senso e troverai la strada a cui lui ti ha chiamato” a: “Ok, staremo seduti in questa macchina finché Dio ti avrà rivelato PERCHÉ ti piace”. Lasciatemi dire che l’ultima è stata una cavolata. Penso che sui giornali di domani potreste leggere: “Due uomini morti di disidratazione e stupidità”.
Comunque, molti dei consulti psicologici, mi furono utili per sviluppare un rapporto con Dio e, dopo pochi anni, andai in un piccolo college cristiano molto, ma MOLTO conservatore. Mentre ero lì iniziai presto a capire che la mia attrazione per gli altri ragazzi non spariva. Tutti i miei amici incontravano ragazze, s’innamoravano, iniziavano una nuova vita insieme a loro, e questo mi rendeva semplicemente più consapevole dei miei sentimenti.
È stato allora che mi sono davvero guardato allo specchio e ho detto: “Sono gay”, capendo che l’avevo negato per tutta la vita. Questa rivelazione ha fatto crollare il mio mondo. Ho iniziato a pensare al suicidio – un pensiero che sovrastava tutti gli altri. Era letteralmente tutto ciò a cui pensavo. Le classi che man mano frequentavo diventavano sempre più difficili e nascondevo il mio tormento interiore con un SACCO di attività e un sorriso di circostanza.
Avevo fatto di tutto per farmi coraggio (ovviamente avevo già pianificato tutto), ma Dio ci mise lo zampino. Nel servizio religioso del mercoledì, il predicatore interruppe improvvisamente il suo sermone e disse: “Sento che qualcuno qui sta contemplando il suicidio, e ho bisogno di dirti che Dio ti ama”.
Feci subito attenzione. Egli continuò a dire nel resto del sermone che niente è sprecato con Dio e c’era uno scopo per la mia vita che nelle sue mani avrebbe avuto significato. Lo disse e lo ripeté, e la domenica mattina seguente… e successe la stessa cosa domenica sera. Oh, ti sento forte e chiaro!
Ho continuato a lottare con ciò che dovrei credere esattamente, ma sto crescendo nella consapevolezza e nell’amicizia di Dio e gli sto dando il permesso di essere il Dio della mia vita. Negli anni seguenti, di tanto in tanto ho continuato le sedute di psicoterapia, ma ultimamente ho capito che Dio può trattare con me direttamente, e non con certi psicologi che, anche se fanno del loro meglio, non hanno una reale empatia per la mia situazione.
L’anno scorso ho saputo che molti dei miei amici di scuola hanno fatto coming-out. Penso che se ci aiutiamo reciprocamente ci saranno molti meno problemi nelle nostre vite. Dio sa qual è il meglio per noi, e noi cresciamo in lui. Insieme.
Testo originale: “Jeff’s” Journey