Il coming out e la depressione di mio figlio. Come posso aiutarlo?
Articolo di Ashleigh Tobin pubblicato sul sito My Kid is Gay (Stati Uniti), liberamente tradotto da Chiara Benelli
“Mio figlio lotta con la depressione dalle scuole medie, e sembra che le cose siano solo peggiorate da quando, l’anno scorso, si è dichiarato bisessuale. Ora è al terzo anno di liceo. È possibile che essersi dichiarato abbia peggiorato le cose? Come posso aiutarlo al meglio?”
La risposta: Grazie mille per la tua domanda! Come terapeuta che lavora principalmente con persone LGBTQIA+, il mio cuore si riempie di gioia quando sento dei genitori che vogliono sapere come poter aiutare al meglio i propri figli. Spesso la realtà dei fatti è che genitori come te sono difficili da trovare, quindi ti ringrazio per la tua partecipazione e la tua volontà di imparare e amare.
La parte difficile del rispondere alla tua domanda sta nel fatto che non conosco tuo figlio. Non sono sicura di come vive la depressione, di come sia stato, o sia ancora, il suo personale processo di coming out, o se quest’ultimo possa aver contribuito ad acuire la sua depressione. La depressione e il processo di coming out sono due cose che variare molto da persona a persona. L’unica cosa che posso dire con certezza è che, indipendentemente da qualsiasi risposta, tuo figlio ha bisogno del tuo sostegno.
Quello che posso (e voglio) fare è offrirti alcune informazioni su ciò che dicono le ultime ricerche, e sulla mia personale esperienza professionale con pazienti bisessuali. Ma se vuoi sapere con certezza se il coming out di tuo figlio ha peggiorato la sua depressione, basta chiederglielo. Se vuoi sapere come sostenerlo al meglio, o di cosa ha bisogno nello specifico, chiediglielo. I genitori a volte si sentono a disagio nel chiedere ai figli dei loro bisogni o delle loro esperienze, perché pensano che sia loro compito saperlo già.
Il senso di colpa può travolgerti in qualsiasi momento, o quando non sei sicura di come procedere. Il mio consiglio è di non lasciarti sopraffare dal senso di colpa. Tuo figlio è l’unico esperto di se stesso e, se gli fai delle domande, mostri rispetto per la libertà delle sue scelte e volontà di prenderti cura dei suoi bisogni.
Potresti rimanere sorpresa da quanta consapevolezza abbia in merito, e un altro risultato importante è che così aiuterai tuo figlio a capire che è più che giusto per lui rivolgersi a te quando si sente pensieroso o bisognoso di sostegno con i suoi pensieri o con il suo desiderio di sostegno.
E se invece tuo figlio non sa come rispondere, rammenta a te stessa che anche questo va bene: la tua espressione preoccupata la dice lunga, e potreste intraprendere un percorso l’una a fianco dell’altro per decifrare insieme le cose.
Nel mio lavoro di psicoterapeuta, questi sono alcuni punti chiave da tenere a mente:
La salute mentale di un individuo può essere o meno fortemente legata alla sua sessualità. Se da un lato la ricerca ci mostra che le persone LGBTQIA+ sono più inclini a problemi di salute mentale e pensieri suicidi, la depressione di tuo figlio potrebbe non affondare le radici direttamente nel suo orientamento sessuale. Potrebbe ad esempio essere legata più significativamente a uno squilibrio chimico, a un’ansia irrisolta, ecc.
I conflitti legati alla sessualità e al processo di coming out sono legati al rifiuto sociale, allo stigma, a dogmi religiosi giudicanti, ecc. Questo vale ancora di più per le persone bisessuali, che si trovano a vivere in un mondo che mette in serio dubbio la legittimità della loro bisessualità. La sessualità di tuo figlio è qualcosa da celebrare e accogliere a braccia aperte, e non trattata alla stregua di una malattia.
Come ho già detto, è meglio che tuo figlio ci pensi bene. Potresti chiedergli se e in che modo pensa che la sua sessualità sia legata alla sua salute mentale. Forse si sente tacciato come giovane uomo bisessuale e trattato come un caso clinico, ma può anche darsi di no. In ogni caso, se riesci a coinvolgerlo in discussioni del genere, spiani la strada a una migliore comprensione.
Fare coming out può liberarti di un peso, ma anche renderti ancora più vulnerabile. Probabilmente tuo figlio si è sentito molto sollevato quando ha fatto coming out, e ha iniziato finalmente ad abbracciare la propria identità. Ma dichiararsi aumenta anche la possibilità di subire una doppia discriminazione, quella da parte delle comunità LGBTQIA+ e quella derivante invece dalla comunità eterosessuale. A causa di queste pressioni, molti individui bisessuali imparano a mettersi sempre sulla difensiva; cercano di nascondere la propria sessualità, oppure si autoconvincono dei pregiudizi di cui sono vittime.
Come genitore puoi svolgere un ruolo cruciale nell’aiutare tuo figlio a rinsaldare la propria resilienza e a rivendicare la propria identità. Di’ apertamente a tuo figlio che lo accetti, parlagli di come hai affrontato tu in prima persona le critiche e il rifiuto, e dell’importanza di circondarsi di coetanei che lo sostengano.
Inoltre, potresti anche prendere in considerazione la possibilità di trovare per tuo figlio un mentore bisessuale, e partecipare a gruppi di sostegno della comunità LGBTQIA+.
Credere rende possibili le cose. Convinciti della possibilità di una vita sana, produttiva e appagante per tuo figlio. Può benissimo avverarsi, con, e non malgrado, la sua sessualità. Se impari ad avere fiducia in un possibile miglioramento della salute mentale di tuo figlio, e in una possibile vita meravigliosa da uomo bisessuale, allora anche inizierà a crederci anche lui. Ve lo meritate tutti e due!
Continua a leggere, a impegnarti e a crescere, e non aver paura di cercare un sostegno o un aiuto nella terapia, sia per te che per la tua famiglia.
Grazie ancora per questa tua domanda, e per il coraggio dimostrato con la tua richiesta d’aiuto. Ci sentiamo sostenuti quando ci siamo in contatto con qualcuno, e la buona notizia per te è che questo sai già farlo alla grande. Stammi bene.
Testo originale: Depresión y Salir del Closet