Il male oscuro dell’omofobia
Articolo di Giancarlo Visitilli tratto da Repubblica del 4 maggio 2013
Da Torino a Cosenza, passando per le più grandi città, compresa la capitale “è proprio che si ha come vergogna a parlarne a scuola” dice bene Alessio, IV anno liceale friuliano, che con Annarosa, studentessa di Bari, ammette: “Oggi se ne parla, ma solo con alcuni docenti lo puoi fare serenamente, c’è ancora molta difficoltà a dire e sentir dire a riguardo”. Infatti, in occasione degli incontri con migliaia di studenti italiani, scopro che se la domanda è intorno all’omofobia o all’omosessualità, le parole che precedono la domanda sono sempre: “Ehm, scusi, posso farle una domanda un po’ spinta?”, oppure come Vincenzo, qualche giorno fa, a Barletta: “Posso essere indiscreto e chiederle che ne pensa dell’omofobia nella scuola?”.
E i commenti degli amici intorno a questi sono sempre sorrisini, mugugni. Antonello, di Andria, ha sostenuto: “Viviamo in un Paese deviato mentalmente dove gay uguale pedofilo. E l’uomo capace di tenersi moglie e amante come il modello dell’uomo italiano”. E i ragazzi, che noi si pensa lontani da tali temi, se li sentono addosso “certe offese”, “quell’omofobia razzista” che serpeggia.
Dinanzi alla Francia, nono paese europeo e quattordicesimo del pianeta, in cui le coppie omosessuali potranno sposarsi, “io vivo in un Paese in cui per mesi non si è riusciti a fare una legge sull’omofobia. Speriamo che con questo numero finalmente importante di donne in Parlamento, si decidano”.
L’omofobia di cui la scuola è piena, le parrocchie pullulano, anche le redazioni dei giornali non ne sono esenti, al modo delle caserme, non lascia indenni i ragazzi. “Ci sono docenti che ci fanno vedere i sorci verdi, e davanti alle loro squallide parole, noi donne dobbiamo starci zitte. I docenti hanno sempre il coltello dalla parte del manico” sostiene Rosella. “Perché, lei crede che, nonostante un Papa così aperto, si possa parlare di questo in chiesa? Si dice che la chiesa è a favore delle donne. Ma lei ha mai visto nella rappresentazione sacra, ma anche nella vita, una donna che non sia o addolorata, o peccatrice, o serva? Eppure, io da convinta cattolica e impegnata, mi occupo della formazione, studio esegesi biblica, sono sempre in parrocchia!”. E così può accadere anche nelle redazioni dei giornali. “Come un presidente della Repubblica si scorda che possono esistere delle sagge – sostiene Annalisa, giornalista pubblicista – Anche nelle redazioni dove io bazzico, l’aria che tira è la stessa. In tv, se sei donna e giornalista, al massimo puoi aspirare a fare carriere e inventarti un programma alla De Filippi. Se sei maschio, hai una chance in più”. È un paese, il nostro, “che ha fatto dell’omocultura, di fatto, il diritto di alcuni a considerarci inferiori – sostiene Gianni, studente omosessuale – Quelli che devono nascondersi, anche nella scuola”. Dove anche per i libri di letteratura italiana assistiamo alla continua opera di purificazione: scompaiono i Saba, i Penna, i Palazzeschi, i Soldati, i Tondelli, anche l’umiliazione del nascondiglio nelle pagine scritte. E mai lette. Non solo a scuola.