Il mio cammino sinodale nella chiesa tedesca come persona queer
Riflessioni di Mara Klein* pubblicate sul sito dell’associazione LGBT cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti) il 10 maggio 2022, liberamente tradotte da Giacomo Tessaro
Nel dicembre 2019 sono entrata a far parte del Cammino Sinodale, il processo di riforma della Chiesa Cattolica tedesca. Ero in un gruppo di giovani cattolici queer, quando seppi dell’invito rivolto a quindici partecipanti sotto i trent’anni. Ancora non sapevo che non solo sarei stata accettata, ma che sarei diventata molto conosciuta, in quanto unica delegata non binaria del Cammino Sinodale. Due anni dopo parteciperò anche ad #OutInChurch, la campagna di coming out indetta dai dipendenti queer delle istituzioni cattoliche: un evento senza precedenti!
Nel febbraio 2020, durante la prima assemblea del Cammino Sinodale, ho fatto il mio coming out di fronte alla Chiesa, uscendo allo scoperto come persona non binaria di fronte ai vescovi convenuti e agli altri membri dell’assemblea, anche se in realtà volevo parlare di altro.
Un vescovo stava esprimendo il suo disagio per il tanto parlare sulle vittime degli abusi sessuali e sugli abusi di potere da parte della gerarchia, perciò all’inizio parlai degli incredibili privilegi dei vescovi, mettendoli a confronto con il disagio, l’ansia e la violenza spesso sperimentati, negli ambienti cattolici (Cammino Sinodale incluso), dalle vittime di abusi sessuali e dai gruppi marginali, compresi i giovani non binari come me.
Il Cammino Sinodale, da allora, ha fatto molta strada. In quel momento ancora non comprendevo la struttura di cui ero entrata a far parte, e in retrospettiva, penso fosse un bene. Le mie parole rivolte ai vescovi mi sembrano tuttora vere, ma far parte del Cammino mi ha reso più riluttante a dire la mia. È davvero strano il fatto che abbiamo sempre la lingua legata di fronte alle autorità, anche quando sappiamo di avere ragione. Sospetto che questo faccia parte del meccanismo che sostiene e preserva l’ingiustizia. C’è comunque una parte di me che guarda al lavoro fatto, e ne trae motivo di speranza.
L’assemblea sinodale comprende quattro gruppi di lavoro, ognuno con il suo obiettivo, e ognuno con i suoi documenti finali da emanare. Quello in cui lavoro io si occupa di sessualità e relazioni, e conta altri due membri queer, Hendrik Johannemann e Mirjam Gräve. Siamo diventati subito amici, e insieme difendiamo l’urgenza di proteggere i diritti delle persone queer.
Il nostro lavoro ha portato, nel dicembre 2021, alla pubblicazione di un libro di testimonianze di persone queer cattoliche. Con il significativo sostegno della maggior parte dei membri del nostro gruppo di lavoro, abbiamo elaborato alcune proposte concernenti i diritti queer, che ancora devono essere adottate dall’assemblea sinodale.
Esse riguardano la rivalutazione dell’omosessualità nel Catechismo, la possibilità di benedire le coppie queer, un nuovo regolamento per i dipendenti LGBTQ+ delle istituzioni cattoliche, il riconoscimento e i diritti delle persone intersessuali e trans. Le prime tre sono state approvate dall’assemblea alla prima lettura (ce ne vogliono due); ci ha aiutati molto #OutInChurch, esploso una settimana prima dell’ultima assemblea.
Dopo quello che è successo nel 2021 (la proibizione di benedire le coppie dello stesso sesso e il voto contrario dell’assemblea alla discussione sul matrimonio queer), penso che #OutInChurch sia riuscita a creare una maggiore consapevolezza, sia all’interno dell’assemblea che nell’opinione pubblica. Essere collegata ad altre persone queer che fanno parte della Chiesa è un tipo tutto speciale di gioia.
Per me, la visibilità delle altre persone trans e non binarie è segno di speranza, e rinnova la mia convinzione di stare lottando per una giusta causa. Il mio senso di comunità è uscito rafforzato dalle tantissime reazioni che ricevo da persone non queer, alleati, associazioni cattoliche e università.
Nonostante i progressi, la mia esperienza è ambivalente. Tra le altre cose, c’è la possibilità che le nostre proposte vengano bocciate alla seconda lettura, e anche se passassero, non è certo che tutti i vescovi ne seguiranno le indicazioni.
Il testo sui diritti intersex e trans deve ancora affrontare la prima lettura, e già nel gruppo di lavoro c’è stato un dibattito molto aspro; non mi aspetto che passi facilmente.
Ho imparato molto negli ultimi due anni, e sono cambiata molto. Nei momenti di speranza, vedo che la stessa cosa sta accadendo alla Chiesa, ma non sono sicura che sia abbastanza. La mia fede è più forte di prima; la mia fedeltà alla Chiesa, invece, si è indebolita molto.
Ora la mia fedeltà è rivolta senza esitazione a coloro che soffrono per via dell’oppressione e degli abusi di potere da parte della Chiesa e della sua gerarchia, ed è anche rivolta a me stessa. Forse la parte più dolorosa di questo processo, e al tempo stesso la più liberatoria, è la consapevolezza che, decidendo di rimanere, ho coscientemente scelto un’istituzione che non riconosce né la mia identità, né i miei diritti, e che difficilmente cambierà parere.
Alla fine, però, tutto quello che sto vedendo mi sta mostrando la Chiesa di cui sarò sempre parte:gente che sostiene appassionatamente il cambiamento, gente che accetta di uscirne cambiata, e gente che ha il coraggio di lottare per i diritti umani e la loro fede, a prescindere dalle difficoltà.
* Mara Klein è una giovane non binaria, delegata del Cammino Sinodale in Germania, un cammino che finora è stato piuttosto positivo per le persone LGBTQ. Mara fa parte del gruppo di lavoro su sessualità e relazioni.
Testo originale: Nonbinary Delegate to Germany’s Synodal Way Shares Hopes, Concerns About Process