Il mio sogno di ordinaria normalità
Testimonianza di Andrea Panerini
Durante le ultime feste natalizie, passate in famiglia nella più scontata tradizione, mentre stavo parlando del più e del meno, un mio parente mi ha chiesto come mi vedo, oggi, tra dieci e più anni. Una domanda che mi ha profondamente colpito e ha messo in moto la mia immaginazione. E ora vi dico cosa avrei voluto rispondere a questo mio parente, a cui, però, non ho detto nulla. Non tanto perché ignori la mia omosessualità (anche se, a parte i miei genitori e mio fratello, il resto della famiglia evita sempre accuratamente l’argomento) ma perché sarebbe inutile spiegargli, democristiano pudico, l’amore tra due essere umani al di là del bigottismo cattolico. Questo mio sogno forse sarà tacciato di essere piccolo borghese. In tutta onestà esprime una richiesta di tranquillità e di normalità. Il poter amare come chiunque altro.
Forse mi sogno in giacca e cravatta, un semplice impiegato che esce alle sei del pomeriggio dal suo lavoro e torna a casa dal suo Lui, non so ancora che tipo di lavoro farà il mio Lui. Sogno una casa non troppo grande ma accogliente per noi, dove poter invitare i nostri amici, dove condividere la vita insieme, dove passare gioie e dolori, momenti allegri e tristi.
Forse sogno di rincasare dopo il lavoro e di andare a fare la spesa con Lui. Io che imbusto le cose comprate e gli passo al di là della cassa il portafoglio, magari con la cassiera che ammicca complice (mai visto due uomini che stanno insieme?).
Sogno di spingere il carrello insieme, di scegliere come arredare la nostra casa, la nostra vita. Sogno di dormire con Lui, di farci l’amore, di addormentarmi sul suo petto mentre mi carezza i capelli. Sogno di leticarci e poi di farci pace.
Di tenerlo per mano mentre vado a teatro o al cinema, di stringerlo a me quando lo vedo piangere, di essere consolato quando piangerò io. Sogno di presentarlo ai miei colleghi di lavoro e a tutti i miei amici, alla mia famiglia.
Sogno di invecchiare accanto a Lui, e di morire nel suo amore, per ricongiungersi nell’altra vita, dove nessuno giudicherà il nostro amore perché Dio non condanna le sue creature che si amano.
E’ un sogno irrealizzabile? Forse si, ma siamo sempre soggetti alla volontà di Colui che ci ha creati e salvati. Questo Lui ancora non c’è, ma confido sempre che il Signore metta sul mio percorso di vita un Lui che possa condividere con me un percorso di vita.