Il papa incontra il gesuita James Martin, “costruttore di ponti” con i credenti LGBT
Articolo di Ludovica Eugenio pubblicato sul settimanale Adista Notizie n° 35 del 12 ottobre 2019, pp.8-9
Un incontro che non ha mancato di suscitare stupore, quello avvenuto il 30 settembre scorso tra papa Francesco e il gesuita statunitense p. James Martin, editorialista della rivista America e autore del libro Un ponte da costruire. Una relazione nuova tra Chiesa e persone LGBT (Marcianum Press, 2017), nonché consultore del dicastero vaticano per la Comunicazione (per una riunione della quale si trovava a Roma).
È uno dei maggiori promotori della causa dei diritti delle persone Lgbt credenti e della loro inclusione nella Chiesa, bersaglio di accese critiche da parte dei settori ecclesiali più conservatori. Un’udienza privata, quella concessa dal papa, durata una mezz’ora, che avrebbe, intanto, un profondo valore in sé, come ha sottolineato Francis DeBernardo, direttore esecutivo di New Ways Ministry, l’associazione cattolica statunitense più attiva nel ministero alle persone omosessuali: «Papa Francesco – ha detto – sta chiamando la Chiesa a una conversione rispetto ai messaggi negativi che essa ha inviato in passato rispetto alle persone Lgbtq». Un evento significativo, dunque, che deve essere motivo di gioia «per i numerosi laici, preti, suore, religiosi, diaconi, teologi che, con discrezione e costanza, spesso lottando contro un atteggiamento critico aspro e insensibile, hanno continuato a seguire il comando di Gesù a rivolgersi a tutti, specialmente a chi è più emarginato e incompreso». Un giorno di festa per i cattolici Lgbtq che, per tanto tempo, hanno sperato nella mano tesa della Chiesa.
Non può certamente sfuggire la concomitanza dell’incontro con la recente riabilitazione, da parte di Francesco, del prete e teologo inglese gay p. James Alison, sospeso a divinis negli anni ‘90 per le sue posizioni (v. qui); ma la scelta di incontrare p. Martin si inscrive comunque, ha osservato DeBernardo, in una serie di gesti e parole eloquenti che starebbero a dimostrare l’apertura del papa verso le persone Lgbtq.
Dell’incontro – non il primo, ma certamente il più significativo – svoltosi presso la biblioteca del Palazzo apostolico, è lo stesso Martin a fornire qualche dettaglio su Twitter: «Ho condiviso con lui le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei cattolici Lgbt e delle persone Lgbt di tutto il mondo. Sono stato molto grato di aver potuto incontrare questo pastore meraviglioso». L’udienza ha rappresentato per lui «uno dei momenti più belli della mia vita. Mi sono sentito incoraggiato, consolato e ispirato dal Santo Padre. E il suo tempo con me, in mezzo a un giorno intenso in una vita intensa, appare come un chiaro segnale della sua profonda cura pastorale per i cattolici Lgbt e le persone Lgbt in tutto il mondo».
Le crisi isteriche della destra ecclesiale
Ma da quando p. Martin ha intensificato il suo impegno a favore delle persone Lgbt, è stato bombardato di critiche, sia in occasione dell’uscita del libro, sia per la sua partecipazione, nell’agosto 2018 a Dublino, all’incontro mondiale delle famiglie (v. Adista online 24/8/18), fino a scatenare una vera ondata di odio mediatico.
A partire dal card. Robert Sarah, prefetto della Congregazione per il Culto divino e i Sacramenti, paladino della visione tradizionale cattolica sulla sessualità, nemico giurato di una presunta “ideologia di genere” colpevole di “distruggere la famiglia”, sostenitore per le persone Lgbt dell’astinenza sessuale come unico stile di vita accettabile, che lo attaccò sul Wall Street Journal (31/8/18). «L’articolo del cardinale afferma erroneamente che il mio libro critica l’insegnamento della Chiesa, il che non è vero», gli rispose Martin su America, spiegando che il suo libro «non è un testo di teologia morale né un libro sulla morale sessuale delle persone Lgbt», ma «un invito al dialogo e alla preghiera, e sono certo che il card. Sarah concorderà sull’importanza di entrambi».
Dopo questo scambio si diffuse una vera campagna di odio contro il gesuita, oggetto di insulti e di distorsioni provenienti dall’interno stesso della Chiesa: i tweet del presidente del Center for Family and Human Rights Austin Ruse (Martin «fa male alle anime», «è un prete perfido, un maschio beta che porta i poveri gay alla perdizione»; è una «femminuccia», «effemminato », «è uscito allo scoperto»); quelli del sito CatholicVote.org, sorta di incitamento alla violenza contro Martin; centinaia e centinaia di commenti sulla sua pagina Facebook dello stesso tono, molti con istigazione alla violenza contro la sua persona.
E anche di recente, figure di spicco della Chiesa statunitense lo hanno attaccato, trovando nel sito ultraconservatore Lifesitenews la loro cassa di risonanza: dall’arcivescovo di Philadelphia mons. Charles Chaput, il quale in un comunicato ha affermato che Martin avrebbe causato confusione con i suoi «insegnamenti ambigui» e dunque «non parla con autorità per conto della Chiesa», mettendo in guardia i fedeli da alcune sue affermazioni, al vescovo di Springfield mons. Thomas Paprocki che, in linea con Chaput, ha definito «profondamente scandalose» le idee espresse da Martin, fino al vescovo di Knoxville mons. Richard Stika.
Gli umori di questo fronte ecclesiale non potevano che essere pessimi, dunque, alla notizia dell’incontro con il papa del pro-homosexual celebrity priest (così lo definisce Lifesitenews, 30/9, nel titolo, trattandolo poi da eretico nell’articolo).