“Invano mi odiano”. Viaggio per immagini nell’inferno dei gay in Russia
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Recensione di Gianni Geraci del Guado di Milano
C’è una frase, nel documentario “Invano mi odiano“, in cui Yulia Matsiy racconta la vita degli omosessuali credenti in Russia, che, più di ogni altra, permette di capire la realtà che viene descritta.
La pronuncia Yuri Maximov, un esponente del gruppo di cristiani LGBT “Luce del Mondo”. «Nessuna legge omofoba, in Russia o altrove, sarà in grado di toglierci la volontà di amare e di stare insieme».
Ed è ammirevole vedere come queste persone che vengono caricate dalla polizia, che vengono aggredite da bande di teppisti, che rischiano di essere perseguitate se parlano pubblicamente della loro omosessualità, siano comunque capaci di conservare la speranza e di dare un significato al momento difficile che stanno attraversando.
E la chiave di lettura di questo momento la dà il Salmo 37, da cui è tratto il versetto che dà il titolo al film.
«Tende lacci chi attenta alla mia vita, – dice infatti il salmoista – trama insidie chi cerca la mia rovina e tutto il giorno medita inganni».
Come non pensare a questo versetto quando si vedono i gay adescati dai militanti fanatici dei movimenti «Occupy Pedofilai» (che non è un’associazione che lotta contro la pedofilia, ma un gruppo di teppisti che adesca gli omosessuali in rete per poi picchiarli e umiliarli in maniera brutale, come mostrano alcuni video ripresi dal documentario) e «Occupy Gherontofilai» (che compie gli stessi soprusi del movimento gemello adescando dei minorenni, per poi picchiarli e umiliarli con la scusa di “guarirli dall’omosessualità”).
La paura spinge a chiudersi in se stessi e a imitare il salmista quando dice: «Come un sordo non ascolto e come un muto non apro bocca; sono come un uomo che non sente e non risponde».
Ma i protagonisti del documentario di Yulia Matsly non si comportano così: loro vanno a manifestare davanti al Parlamento russo mentre approva la legge che vieta qualunque forma di visibilità omosessuale (lo spiegano bene che il divieto di propaganda omosessuale ai minori, così come è punito dalla legge russa, si traduce nell’obbligo di clandestinità per qualunque gay e per qualunque lesbica); loro sopportano le cariche della Polizia che li vuole far sgomberare; loro affrontano a viso aperto i sostenitori della nuova legge che al grido di: «Mosca non è Sodoma» li scherniscono e li insultano; loro si incontrano per pregare insieme in nome della loro omosessualità; loro non hanno sentimenti di inferiorità nei confronti di una comunità omosessuale che, nei ghetti in cui l’ha relegata il potere, rifiuta qualunque idea di dialogo tra Fede e omosessualità.
Ancora una volta tornano alla mente i versi dell’autore del Salmo 37 quando scrive: «I miei nemici sono vivi e forti, troppi mi odiano invano, mi pagano il bene col male, mi accusano peché cerco il bene».
E di bene, in questo film, ce n’è tanto: lo testimoniano le due ragazze che parlano del rapporto che come coppia omosessuale riescono a stabilire con la figlia di una delle due, lo testimonia chi afferma tranquillamente di conservare ancora la speranza; lo testimonia chi, tra mille difficoltà, fa partire esperienze di aggregazione tra omosessuali credenti nei luoghi più remoti del continente russo.
Un bene che non si vede sui giornali. Un bene silenzioso e discreto se lo si confronta con il male documentato dai tanti filmati omofobi che imperversano in Russia e che vengono visti e approvati da centinaia di migliaia di persone. Un bene che non avrebbe prospettive se si fondasse solo su logiche umane.
Ma è proprio nel testimoniare che esistono altre logiche che il film di Yulia Mastly offre spunti di riflessione importanti. E alla fine, sono proprio queste le logiche che prevalgono.
Prevalgono nel Salmo 37, che si conclude con una preghiera fiduciosa: «Non abbandonarmi, Signore Dio mio, da me non stare lontano; accorri in mio aiuto, Signore mia salvezza!».
Prevalgono nella testimonianza di una ragazza del gruppo “Luce del mondo” che, a un certo punto dice: «Davvero io credo che l’ora più buia è quella che precede l’alba. Quando il pendolo raggiunge il suo estremo, poi torna indietro per ritrovare l’equilibrio» e conclude confessando una sua convinzione: «Io credo che tra 5 anni saranno legalizzati i matrimoni omosessuali».
Prevalgono nella celebrazione eucaristica che si vede durante il film. E prevalgono soprattutto nella logica del Vangelo, quando Gesù dice ai suoi discepoli: «Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!».
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“Invano mi odiano“ di Yulia Matsiy, documentario, anno 2013, 66 minuti