“Just Love” di Margaret Farley. Che cosa deve fare la giustizia con l’amore?
Articolo di Luke Timothy Johnson* pubblicata sul sito Commonweal Magazine del 22 gennaio 2007, libera traduzione di Silvia Lanzi
In un periodo di recriminazioni gridate ad alta voce, in cui sembrano contare solo certe opinioni forti su argomenti che fanno colpo, poche cose richiedono fermezza come proporre, in tono quasi sommesso, una “cornice per l’etica sessuale cristiana“, che richieda ai lettori di ponderarne i principi basilari, invece che saltare subito alle conclusioni. E, per offrire tutto ciò, poche persone sono più qualificate di Margaret Farley, dal 1971 teologa di etica cristiana alla Yale Divinity School. Il suo libro trasuda queste qualità.
In “Just Love“, non solo la Farley cerca di introdurre i suoi lettori ad un modo di pensare che possa portare un po’ più in là il dibattito sulla morale sessuale . E come sempre, quando si gettano le fondamenta, bisogna avere pazienza. Devo confessare che, nel leggerlo, mi ero stufato un po’ di questo “porre le basi”, ed ero impaziente di arrivare alla pagina successiva. Ma i lettori seri certamente saranno attenti dall’inizio alla fine. Pur essendo accademico, lo stile della Farley non è oscuro e, una volta presa confidenza, si raccoglieranno i frutti di una saggezza racimolata in decenni di studio e insegnamento.
Visto che negli ultimi anni c’è stata una crescita esponenziale della conoscenza, l’autrice, nella sua introduzione, sottolinea la necessità di una nuova cornice per l’etica sessuale. Le scienze naturali hanno complicato enormemente la nozione di genere e di sessualità, la storia e le scienze sociali hanno rivelato il carattere parziale delle affermazioni su quel che è “corretto” e “naturale”. La Farley suggerisce che è intellettualmente irresponsabile mancare una cornice adeguata che possa contenere questa conoscenza; e portare un’autentica testimonianza cristiana richiede responsabilità intellettuale. Le tre parti del libro sfidano l’etica cristiana a fare i conti con questa nuova situazione.
Nel secondo capitolo intitolato “The Questions and Their Past” affronta la complessità del sesso, della morale e della storia nelle teorie interpretative da Foucault alla psicologia evolutiva e traccia l’evoluzione dell’etica sessuale occidentale, tratteggiandone le norme dalla Grecia a Roma fino all’Illuminismo, dando spazio anche alle recenti prospettive mediche. La Farley semplifica questi temi senza però sminuirli o banalizzarli.
In “Difficult Crossings: Diverse Traditions”, terzo capitolo del libro, indaga brevemente l’impatto delle realtà trasversali alle varie culture, sottolineando la pregnanza teoretica che implica l’imparare dalle altre culture, offrendo dati dei mari del Sud, della cultura tradizionale africana, dell’induismo e dell’islam.
Da ultimo, nel quarto capitolo “Sexuality and Its Meanings”, inizia con l’importanza del corpo e prosegue con quella del genere e conclude con la sessualità e i suoi significati.
Sin qui l’attenzione di “Just Love” è tutta “sull’essere” e non sul “dovrebbe essere” e alcuni lettori potrebbero inquietarsi per l’apparente mancanza di un argomento normativi.
La Farley ci mette ulteriormente alla prova nel quinto capitolo, intitolato “Just Love and Just Sex: Preliminary Considerations”, proponendoci ancora, almeno apparentemente, un discorso teoretico. Per prima cosa, l’autrice decide di inquadrare l’etica sessuale cristiana, tra le altre alternative, nell’ambito della giustizia. In secondo luogo, ne discute le fonti, seguendo il Wesleyan Quadrilateral. (La sua interpretazione delle Scritture e delle tradizioni sono moderatamente liberali, ma il suo concetto di ragione e di esperienza è molto più ampio di quel che si potrebbe pensare: per esempio, la ragione include “le discipline secolari di conoscenza”, e l’esperienza ingloba in sé quella “attuale”). Alla fine difende il “solo amore” piuttosto che l’amore, come l’approccio più adatto all’etica sessuale. L’amore può suonare più nobile, ma è anche molto elusivo; la giustizia può sembrare minimalista, ma senza l’amore è priva di significato.
Nel capitolo 6, “Framework for a Sexual Ethic: Just Love”, la Farley ritorna sul suo concetto di giustizia, focalizzandosi sulla “concretezza delle persone reali” e sulle “caratteristiche vincolanti della personalità“.
Elenca sette capisaldi che si devono considerare per capire se le decisioni su atti e disposizioni sessuali siano o meno corrette: deliberato consenso; reciprocità; uguaglianza; fecondità e giustizia sociale. Questo ricco capitolo si conclude con considerazioni su come l’etica cristiana, insieme a quella umana e sociale, sia, o debba essere, “solo amore”.
Da ultimo tutti questi argomenti vengono chiariti nell’ultimo capitolo il settimo, intitolato “Patterns of Relationship: Contexts for Just Love”. I tre modelli sono: “matrimonio e famiglia”, “relazioni omosessuali” e “divorzio e nuove unioni”. Per ognuno di questi complessi argomenti, la Farley cita le risorse tratteggiate nei capitoli d’apertura e arriva a dei giudizi normativi.
Criticare le “opinioni” della Farley su queste delicate questioni significherebbe tradire l’intero spirito del suo progetto, che enfatizza non particolari conclusioni, ma il processo di responsabilità ragionata verso di esse. Non è il caso di lamentarsi perché “Just Love” non indaga tutto quel che rientra nello spettro dell’etica sessuale; i suoi argomenti servono semplicemente ad illustrare lo stile di pensiero sviluppatosi all’interno della cornice da lei scelta.
Le mie critiche invece vanno alla cornice in se stessa. Alcuni degli elementi della struttura etica presentati in “Just Love” sono chiaramente meno sviluppati di quel che dovrebbero, specialmente alla luce della dimensione “cristiana” del sottotitolo del libro. La Farley presta poca attenzione alla dimensione ecclesiale dell’etica sessuale. Cos’ha a che fare il criterio di santità della Chiesa con il rispetto del corpo? In che modo la Chiesa, intesa come comunità, gioca un ruolo nel discernere codici di comportamento personali adeguati? E come può tale discernimento (che giustamente pone l’accento sull’esperienza umana) venire a patti con le dichiarazioni, spesso difficoltose, del magistero? Quest’ultimo è un argomento piuttosto “cattolico”, ma non è del tutto estraneo ad altre realtà ecclesiali che affrontano l’etica sessuale.
Sicuramente lo sforzo della Farley di descrivere un’etica sessuale basata sulla persona che sia radicata anche nella giustizia è aderente all’identità cristiana, ma si tratta davvero di qualcosa di distintivo, o nasce da ciò che nell’impegno cristiano lo è? La risposta potrebbe essere che non c’è bisogno che lo sia per essere pienamente cristiano, ma avrei voluto che l’autrice avesse approfondito meglio questo punto. Per finire, mentre apprezzo il fatto che la Scrittura sia una tra le tante fonti per un discorso normativo morale, avrei gradito che avesse affrontato in modo più pregnante sia i problemi che le opportunità offerti dall’evidenza biblica; il modo di procedere della Farley, alla fine, dà molto più spazio ai samoani che alla Scrittura. Voglio chiarire che queste domande sorgono da una lettura partecipata degli argomenti della Farley.
Considero “Just Love” una risorsa per un’ulteriore collaborazioni tra i cristiani, e non solo, sui problemi cruciali dell’etica sessuale. In tutto il libro l’autrice manifesta una modestia intellettuale derivante da una vasta cultura e da una mente aperta. Ammette quanto poco sappiamo su molte delle cose che giudichiamo con troppa leggerezza, e apprezzo la sua insistenza sulla “conoscenza del caso” prima di dire “come deve essere”. Questa apertura alle altre culture (e alla scienza) non è in funzione del politically-correct, ma dell’appropriatezza teologica. La Farley insiste che il mistero dell’essere umano richiede non solo rispetto a livello morale, ma anche modestia in quello cognitivo.
Un esempio di quanto rispetto e modestia possano fare la differenza per un discorso normativo nella cristianità è la splendida discussione sulle persone intersessuali – quelle cioè nate con caratteri sessuali sia maschili che femminili.
La Farley ci mostra come il mondo occidentale, basato sulla dualità maschio-femmina, abbia un’idea delle persone molto meno articolata rispetto a quella di altre culture che riconoscono apertamente il “terzo sesso”.
Discute di come l’ossessione di assegnare a priori un determinato sesso, tramite la chirurgia e la socializzazione, porti ad un sacco di problemi. La lezione è che dobbiamo avvicinarci con riguardo a ciò che non conosciamo.
L’autrice nota che, anche se solo una piccola percentuale nasce in queste condizioni, c’è comunque un numero cospicuo di corpi coi quali Dio vuole farci imparare qualcosa su quel che è o meno “secondo natura”. Qui, l’idea che il dovere morale non sia l’amore ma la giustizia che assume un nuovo significato. “Just Love” non da tutte le risposte sull’etica sessuale. Ma fornisce una cornice solida e seria per pensarle. Ma forse è un po’ troppo sperare che questo sforzo così fine possa sottrarsi a una sorta di polarizzazione che la temperie del giorno d’oggi sembra suscitare.
* Luca Timothy Johnson è professore di Nuovo Testamento e Cristianesimo delle origini presso la Candler School of Theology della Emory University (USA). Due dei suoi libri più recenti sono: Among the Gentiles: Greco-Roman Religion and Christianity (Yale) and. Tra i Gentili: religione greco-romana e cristianesimo (Yale) e Gesù profetico, Chiesa profetica (Eerdmans).
** Margaret A. Farley, RSM , nata il 15 aprile 1935, è una consacrata delle delle suore dellamisericordia, è professore Emerita dell’etica cristiana presso la Divinity School dell’Università Yale ed ha insegnato l’etica cristiana alla Yale Divinity School dal 1971 al 2007. Farley è la prima donna nominata, presso il consiglio di scuola di Yale, insieme come primo membro della facoltà cattolica . È stata precedentemente presidente della Società Teologica Cattolica dell’America Il suo controverso libro Just Love (2006), gli ha causato critiche e censure da parte dalla Congregazione della Dottrina della Fede per le opinioni morali che si oppongono agli insegnamenti della Chiesa Cattolica Romana, ma il suo libro e le sue opinioni hanno ricevuto sia il sostegno e l’approvazione della Leadership Conference of Women Religious (Conferenza delle responsabili degli ordini religiosi femminili degli Stati Uniti e dalla Catholic Theological Society of America (Associazione cattolica dei Teologi americani)
Testo originale: What’s Justice Got to Do with It?