Dio fai soffiare l’aria d’estate dopo tanto gelo
Alberto Dall’Acqua ricorda l’amico Gianfranco Croce, pubblicato sul blog la compagnia della speranza il 6 gennaio 2014
”Guardati intorno. Tutto quello che è secco trasformalo in verde” (Ildegarda di Bingen). Gianfranco aveva gli occhi chiari e con gli occhi chiari è difficile affrontare il mondo. Gianfranco aveva una fede pulita e trasparente, quella fede senza fronzoli che da noi in provincia ti insegnano le mamme.
Con quella fede si era tanto avvicinato a te, da ragazzo. Quella fede l’ha tenuta in cuore – piccola, nascosta, come al sicuro – nei continui andare e tornare, nelle mille e mille delusioni della Chiesa e mille e mille consolazioni che affrontare a tu per tu il Crocefisso dava.
Essere al Guado, gay cattolici o “in ricerca”, era un modo di viverla, quella fede assalita da troppe parole dall’alto e da troppi dubbi del cuore.
Gianfranco stava spesso in silenzio, con la paura che abbiamo sempre noi di provincia di dar fastidio. Gianfranco se ne è andato in silenzio, con una malattia fulminante e dolorosissima in un giorno d’inverno. Con la buona grazia di noi provinciali, non ha voluto esser troppo di peso nemmeno allo Stato Italiano che da poco gli pagava la pensione…
Gianfranco nella lettura silenziosa di tanti amatissimi libri curava le sue innumerevoli ferite. Papa Francesco parla delle persone omosessuali come “feriti sociali” e grida: “Curare le ferite, curare le ferite!”, al di là di ogni differenziazione, categorizzazione, al di là del suffisso “sessuale” che non esaurisce una persona omosessuale. Gianfranco aveva occhi troppo chiari, puliti e trasparenti per non essere ferito; dalla vita, dagli uomini, da se stesso.
Gianfranco dava l’impressione di aspettare da sempre un amore che lo salvasse, come tutti (etero, omo, che importa?) aspettiamo l’amore come l’aria dolce e leggera dell’estate ci salva dalle gelate d’inverno.
Gianfranco adesso è lì con te, Signore. In vita – credo – gli hai dato troppo poco. Adesso, Signore Dio onnipotente che stai nell’alto dei cieli, se esisti gli devi molto. Devi curare le sue ferite profonde e ancora sanguinanti di troppo parole inutili dei tuoi uomini qui in terra.
Devi curare quel senso di abbandono, di “sperdutezza” che gli occhi chiari di Gianfranco portavano radicati in sé (noi al Guado ce ne siamo accorti; possibile, Signore, che non te ne sia accorto tu?)
Devi esser per lui un fratello maggiore e dargli una bella pacca sulla spalla, per esser stato così forte e coraggioso da parlare di sé con chi gli voleva bene. Devi dargli la tua di spalla, Signore, perché finalmente quegli occhi troppo chiari trovino la pace che han cercato per tutta la vita. Devi essere tu l’Amore, con la A maiuscola.
Devi farla soffiare tu l’aria d’estate dopo tanto gelo. Gianfranco la merita.