La diocesi brasiliana di Ruy Barbosa si confronta sull’accoglienza delle persone LGBT+
Riflessioni di don Paolo Cugini*
Sabato 9 marzo 2024 la Diocesi di Ruy Barbosa, situata nello Stato della Bahia nel Nordest brasiliano, in collaborazione con la Facoltà Cattolica di Feira di Santana, una città dello Stato della Bahia che dista 150 km dalla capitale Salvador, hanno organizzato un incontro on-line sul tema: Chiesa e omosessualità.
All’incontro hanno partecipato il gruppo di laici della Diocesi di Ruy Barbosa che si sta preparando per ricevere il diaconato permanente e un gruppo di studenti di teologia della Facoltà cattolica di Feira di Santana.
Obiettivo dell’incontro è stato quello di approfittare della mia presenza da quelle parti, per riflettere su di un tema che nelle diocesi del Nordest brasiliano risulta ancora un tabù. Come ho già narrato, in un articolo apparso su Progetto Gionata, sono le chiese protestanti che in Brasile hanno alcune esperienze di accoglienza del mondo LGBT.
Nel Sud del Brasile, vale a dire San Paolo, Rio de Janeiro, incontriamo alcuni gruppi di cristiani LGBT, mentre al Nord (Amazzonia) e nel Nordest (Bahia) non s’incontra praticamente nulla.
Da alcuni mesi vivo a Manaus, la capitale dell’Amazzonia che vanta una popolazione di più di due milioni di abitanti e con un’esperienza ecclesiale aperta ai temi sociali, ma sullo specifico in questione non c’è ancora nulla.
Eppure, il tema è molto presente nella società. Casi di omofobia, di violenze contro persone LGBT, si ascoltano tutte le settimane. Negli ultimi anni il tema dell’omosessualità è stato al centro del dibattito politico a causa del discorso esplicitamente omofobico dell’ex presidente della Repubblica Jair Bolsonaro, che in più di un’occasione si era espresso in modo poco elegante e con sarcasmo sulle persone LGBT.
La Chiesa cattolica brasiliana si è sempre mostrata molto attenta al problema e si è espressa in modo significativo, riportando anche i dati di quella che senza mezze misure ha chiamato la Mappa della Violenza, durante la Campagna della Fraternità del 2021.
In questa circostanza il testo di riferimento della campagna riportava i seguenti dati:” il numero di denunce di violenza subita dalla popolazione LGBTQI + nel 2018 sono state 1685 casi. Secondo i dati del gruppo gay di Bahia presentato nell’Atlante della violenza 2020, Nel 2018, 420 persone LGBTQI + sono state uccise, di queste 164 erano persone trans. Si rileva che nel 2011 sono stati registrati 5 omicidi delle persone LGBTQI +. Sei anni dopo, nel 2017, questo numero aumentato a 193 casi.
L’aumento del numero di omicidi di Le persone LGBTQI +, tra il 2016 e il 2017, sono state del 127%. Questi omicidi sono effetti di incitamento all’odio, fondamentalismo religioso, voci contro il riconoscimento dei diritti delle popolazioni LGBTQI + e altri gruppi perseguitati e vulnerabili” (CF 2021, n. 68)”.
Dati drammatici, che sono stati anche ricordati durante l’incontro, motivando l’importanza di affrontare il tema in modo approfondito per mettere in condizioni gli operatori pastorali di affrontare il tema delle persone LGBTQI+ nel modo più competente possibile.
Dopo aver letto e commentato le pagine dei documenti della chiesa e aver scoperto il linguaggio duro e sprezzante che la Chiesa cattolica utilizza nei confronti delle persone omosessuali, l’attenzione si è rivolta agli studi attuali di Damiano Migliorini, Giannino Piana, Teresa Forcades, Giannino Piana e James Martin.
Riprendendo il titolo del libro del gesuita Martin “Un ponte da costruire“, nel dibattito che si è instaurato tra i partecipanti dell’incontro, è emersa l’esigenza di un linguaggio nuovo che la chiesa deve utilizzare se vuole dialogare con i cristiani LGBTQI+, un linguaggio capace di creare un ponte per poter costruire cammini di inclusione autentica.
*Don Paolo Cugini è un sacerdote della diocesi di Reggio Emilia, ora missionario in Brasile, che si è occupato in Italia di accompagnamento dei cristiani LGBT+ e i loro genitori, è anche membro de l’associazione La tenda di Gionata.