La diocesi di Memphis dice ai gay e alle lesbiche “anche voi siete a casa”
Lettera di mons. J. Terry Steib, vescovo della diocesi cattolica di Memphis (Stati Uniti), pubblicata sul settimanale diocesano “The West Tennessee Catholic” il 19 maggio 2005
Negli ultimi mesi, ho riflettuto molto sulla Chiesa come “casa”. In quanto “casa”, la Chiesa non è solo un edificio; è anche una comunità di fede, un’assemblea di fedeli, il “popolo di Dio”. Nel battesimo, noi siamo accolti nella famiglia di Dio e la chiesa rappresenta la casa in cui quella famiglia si riunisce per celebrare l’amore incondizionato di Dio.
Nel corso della nostra vita, la Chiesa è la casa in cui insieme viviamo i momenti solenni, quei momenti che ci dicono chi è Dio e chi siamo noi in virtù dell’amore di Dio. Con altri membri della famiglia di Dio siamo come piccioni viaggiatori che ritornano ogni volta a celebrare nascite e morti, battesimi e matrimoni, cresime ed eucaristie.
Questi momenti sacramentali vengono trascorsi insieme accanto alle nostre assemblee “familiari” ordinarie, nelle liturgie domenicali, gli incontri dei consigli pastorali, gli studi sulla Scrittura, le prove del coro, le sessioni per la catechesi degli adulti, i gruppi giovanili, e tante altre parti vitali della nostra vita di cristiani e cattolici.
Ma riflettendo sulla Chiesa come casa, sono diventato sempre più consapevole del numero di persone – del numero di cattolici – che non si sentono più a loro agio nella loro casa. In realtà, alcuni non sono più certi del fatto che la Chiesa sia la loro casa. In alcuni casi sono le circostanze della vita a far sì che le persone si sentano estraniate o separate. A volte è un fraintendimento del magistero della Chiesa ad allontanare la gente. Spesso gli individui nascondono un profondo dolore che è radicato nel sapere che, per una qualsiasi ragione, la loro vita non si confà alla vita di altre persone; o peggio, sentono che quello che sono è inaccettabile.
Recentemente ho incontrato queste persone. Molte di loro sono nate all’interno di famiglie cattoliche, sono state battezzate da bambini e hanno frequentato scuole cattoliche. Hanno abbracciato la fede che veniva loro trasmessa. Altri, grazie all’esempio di amici e sentendosi chiamati da Dio, sono diventati cristiani con il rito dell’iniziazione cristiana degli adulti. Per tutti loro, l’essere cattolici è al centro della loro identità.
Allo stesso tempo, sono persone che non sono sicure del “loro posto” nella loro casa. Sono persone – cattolici meravigliosi e bravi – che sono gay e lesbiche. Ci siamo trovati ad ascoltarci in due occasioni. Al primo incontro, vi erano persone gay e lesbiche. Al secondo vi erano i genitori cattolici di gay e lesbiche adulti. Tra i genitori vi erano cattolici che avevano trascorso la loro vita come membri attivi della Chiesa, contribuendo a renderla una casa accogliente per tante persone. Si sono dedicati con generosità (alla chiesa), anche se sapevano che i loro figli si sentivano non accettati. Questi genitori di cattolici gay e lesbiche sono estremamente fieri dei loro figli. Vedono la loro bontà e i loro talenti, ma vedono anche la loro solitudine come nessun’altro.
Mentre ascoltavo, non ho potuto fare a meno di chiedermi: quanto è profondo il fiume della nostra fede se non ci impegniamo attivamente per far sì che tutti siano ben accetti nella propria casa, la casa data a ciascuno di noi quando siamo diventati membri della famiglia di Dio tramite il battesimo? In che misura riusciremo a garantire che tutti siano valorizzati per il dono che ciascuno rappresenta?
Quanto si dilateranno i nostri cuori, mi sono chiesto, solo nel lasciare da parte nozioni preconcette riguardo a chi appartiene e a chi non appartiene alla Chiesa? E infine, mi sono chiesto: quanto grande sarà l’amore di Dio in ognuno di noi se seguiremo l’esempio di Gesù che ci ha amati tutti, ha vissuto per tutti ed è morto per tutti? Siamo chiamati ad essere Chiesa l’uno per l’altro. Donandoci la sua Chiesa, Dio ci ha dato una dimora spirituale qui sulla terra.
Questa dimora spirituale deve precorrere la dimora che avremo per l’eternità quando tutti i muri saranno crollati e saremo veramente e completamente uniti a Dio e tra di noi. Il nostro compito in questa casa terrena è fare tutto ciò che possiamo per aiutarci a vicenda a crescere nella casa che condivideremo nei cieli.
Per essere certi di non lasciarci nessuno alle spalle, per essere certi che tutti siano accolti nella loro casa, e per essere certi di promuovere una genuina gratitudine e riverenza per il dono che ognuno di noi rappresenta per la Chiesa, abbiamo cominciato a gettare le basi di un ministero pastorale diocesano con gay e lesbiche cattolici.
Un breve sguardo alla storia – dalla schiavitù alla “marcia delle lacrime” delle nostre sorelle e dei nostri fratelli nativi americani, agli scioperi degli agricoltori in California – ci ricorda che l’opera di Dio è sempre ostacolata, quando gli esseri umani temono le differenze che vedono nell’altro.
Un nuovo ministero pastorale con le persone gay e lesbiche aprirà ancora di più la porta alla promozione della comprensione e della compassione tra tutti noi. Aprirà la porta di “casa” a molti che sono parte importante di ciò che siamo, e ad una parte della nostra famiglia che è stata tenuta separata da noi per troppo tempo.
Il messaggio di Gesù è chiaro: “Amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi”. Nei miei incontri con cattolici gay e lesbiche, ho detto loro che Gesù non ritira il suo amore da nessuno di noi. Credo questo di tutto cuore. L’amore di Dio è senza condizioni ed è il dono che Dio ci offre in Cristo Gesù: il dono dell’amore reciproco con quello stesso, amore divino e incondizionato.
Vi chiedo di pregare per questo ministero. Partecipate all’impegno di accogliere l’intera famiglia nella casa che è la nostra Chiesa, dove tutti sono abbracciati dall’amore incondizionato di Dio. Abbiamo tutti il coraggio di amare. come Dio ama!
La missione della pastorale diocesana per le persone gay e lesbiche[3]
Il ministero pastorale cattolico per le persone gay e lesbiche[4] afferma che tutti i battezzati, nella diversità del loro orientamento sessuale, sono chiamati alla piena partecipazione di vita, alla preghiera e alla missione della chiesa. Il ministero pastorale veglia perché ci sia un’apertura, una comprensione reciproca e un apprezzamento di tutte le persone, mediante la promozione dell’ospitalità, dell’educazione e dell’accoglienza.
La Nostra Storia: I semi del ministero pastorale diocesano per le persone gay e lesbiche sono stati piantati nel 2002 quando un piccolo gruppo di parrocchiani della Cattedrale hanno cominciato ad incontrarsi regolarmente, pregando e condividendo i documenti relativi alla lotta dei cattolici gay e lesbiche.
E’ stato all’inizio del 2004 che il vescovo J. Terry Steib ha chiesto a questo piccolo gruppo di allargarsi e di formare un ministero diocesano che potesse raggiungere tutte le persone cattoliche gay e lesbiche, le loro famiglie e i loro amici. Dopo un anno di formazione e discernimento, il comitato ha annunciato l’inizio di una pastorale e ha fissato alcuni obiettivi preliminari.
In preparazione dell’annuncio di questo nuovo ministero pastorale il comitato ha organizzato e facilitato l’organizzazione di alcuni gruppi d’ascolto. Dopo aver ascoltato le commoventi testimonianze delle persone gay e lesbiche e dei loro genitori, il vescovo Steib ha incoraggiato il comitato ad andare avanti. Come passo finale, il comitato ha invitato coloro che avevano partecipato ai gruppi d’ascolto ad unirsi a lui per un ritiro.
Nel maggio del 2005 il vescovo J. Terry Steib ha formalmente annunciato una pastorale per le persone omosessuali con la pubblicazione di un articolo sul West Tennesse Catholic dal titolo “la Chiesa è casa di tutto il popolo di Dio”.
Il gruppo diocesano di sostegno per genitori con figli omosessuali: Il gruppo di sostegno per i genitori del ministero cattolico con le persone gay e lesbiche è a disposizione, su appuntamento, dei genitori che vogliono confrontarsi con qualcuno nella chiesa sull’orientamento (sessuale) del figlio. I membri del gruppo di sostegno possono far visita ai genitori, confrontarsi con loro via telefono, o incontrarli per un caffè.
Come gruppo di supporto per genitori con figli omosessuali vogliamo:
– Incoraggiare i genitori ad apprezzare e ad amare i loro figli gay e lesbiche.
– Creare un ambiente sicuro e accogliente in cui i genitori con figli gay e lesbiche possano condividere le loro esperienze in un contesto cattolico.
– Incoraggiare la comunità cattolica diocesana a dialogare con le persone lesbiche e gay.
– Incoraggiare i genitori ad accettare e a rispondere alle loro domande, mentre cercano la pace interiore.
– Presentare l’insegnamento della Chiesa sulla morale e sulla coscienza sessuale.
– Promuovere il dialogo, lavorare per cambiare gli atteggiamenti e per promuovere una piena accettazione delle persone gay e lesbiche da parte dei loro genitori, della chiesa e dalla comunità diocesana.
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[1] Era il 19 maggio 2005 quando mons. J. Terry Steib, vescovo della diocesi cattolica di Memphis (Stati Uniti) pubblicava sul settimanale diocesano “The West Tennessee Catholic” questa lettera destinata ai fedeli della sua diocesi, iniziava così la pastorale diocesana per l’accoglienza delle persone omosessuali, denominato Catholic Ministry with Gay and Lesbian Persons. James Terry Steib , SVD, nato il 17 maggio 1940, è stato vescovo di Memphis (Stati Uniti) dal 1993 al 2016.
[2] Il testo della lettera è stato tradotto e pubblicato sul settimanale Adista Notizie n.55 del 23 Luglio 2005.
[3] Testo tratto dal sito web della Diocesi di Memphis, dalla sezione dedicata al Catholic Ministry with Gay and Lesbian Persons (Ministero pastorale cattolico con le persone gay e lesbiche), liberamente tradotto da Paolo del gruppo Narciso e Boccadoro.
[4] Questa pastorale viene indicata nei documenti diocesani come “Catholic Ministry with Gay and Lesbian Persons” ovvero come “ministero cattolico per le persone gay e lesbiche”.
Testo originale: Church is home to all people of God By Bishop J. Terry Steib, S.V.D. – May 19, 2005