La lotta per l’inclusione in una vita governata dalla morale cristiana
Testo di Gerry Lynch tratto dal libretto Parents’ Guide pubblicato da Changing Attitude Ireland* (Éire e Irlanda del Nord), liberamente tradotto da Silvia Lanzi
Dobbiamo avere degli standard morali? Dobbiamo essere preparati a separare il bene dal male, altrimenti per cosa lottiamo? La vita cristiana richiede giudizio e discernimento. I cristiani sono chiamati a vivere in accordo con elevati standard morali e ad affrontare molte tentazioni, tra cui quella di imboccare la strada facile piuttosto che quella stretta.
Dall’altro lato, Cristo è stato chiaro che, nel giudicare gli altri, poniamo noi stessi sotto giudizio (Matteo 7:1-5, Luca 6:37-42). Mentre un cristiano deve esercitare il suo giudizio sul mondo, Paolo ha capito che prima bisogna giudicare se stessi e cercare di vivere perfettamente in Cristo in prima persona piuttosto che rivolgerci ai difetti degli altri (Galati 6: 4-5).
Questo semplice dovere che proviene dalla Scrittura si applica a tutti i cristiani, a prescindere dal loro orientamento sessuale o altro. Tutti noi dobbiamo sforzarci di raggiungere i massimi standard di comportamento; tutti noi siamo peccatori che inevitabilmente, di tanto in tanto, cadono, ma il nostro dovere come cristiani è di portare la nostra croce e andare avanti sforzandoci di vivere secondo i comandamenti di Dio e proclamare la buona novella di Cristo.
Come i vescovi della Chiesa d’Irlanda hanno riconosciuto nella loro lettera pastorale del 2003, la Chiesa d’Irlanda ha al suo interno l’intero spettro delle opinioni su cristianesimo e omosessualità, dal punto di vista che la pratica omosessuale di qualunque tipo sia sbagliata a quello che alle coppie omosessuali dovrebbe essere permesso di sposarsi in chiesa. Il fatto è che i pochi passaggi delle Scritture che si riferiscono all’omosessualità possono essere interpretati in maniera diversa e, mentre è chiaro che tutte condannano l’attività sessuale violenta, promiscua, lasciva, si può sostenere che anche la tirata di san Paolo contro le “passioni disonorevoli” e gli “atti ignominiosi” in Romani 1 deve essere letta come riferita al comportamento decadente, forse orgiastico, di certe città dell’impero romano, e non alle relazioni omosessuali fedeli e durature.
La Chiesa d’Inghilterra, con una lunga storia di persone con punti di vista differenti che lodano il Signore fianco a fianco, è finora riuscita a contenere questa gamma di punti di vista senza le spaccature e l’acrimonia che hanno tormentato le Chiese anglicane in altri Paesi, e per questo dobbiamo ringraziare Dio.
Quando siamo in disaccordo l’uno con l’altro dobbiamo ricordare che quelli che non sono d’accordo con noi sono nostri fratelli cristiani e, siccome Dio ci ha comandato di amarci l’un l’altro, possiamo essere in disaccordo, ma nell’amore. Dovremmo ricordare che quelli con cui siamo in disaccordo sono cristiani pieni di fede che cercano di costruire il Regno di Dio. I disaccordi sull’omosessualità all’interno della Chiesa hanno la tendenza ad essere infiammati proprio perché i partigiani di entrambe le opinioni sentono di sostenere comunque un imperativo vitale del Vangelo.
Mantenere l’unità cristiana di fronte a sinceri e appassionati disaccordi è stata una sfida per i cristiani fin dall’inizio della Chiesa: non dovremmo mai dimenticare che le Scritture ricordano almeno un forte litigio tra san Pietro e san Paolo su argomenti che credevano essere di vitale importanza dottrinale (Galati 2:11-14). Continuando ad esaminare le nostre azioni e le nostre coscienze e seguendo il consiglio di san Paolo di giudicare innanzitutto noi stessi e di mantenere alti standard, anche nella nostra epoca possiamo mantenere l’unità della nostra Chiesa di fronte ad un sincero e appassionato disaccordo.
La Scrittura dice chiaramente che l’amore deve essere la caratteristica di ogni comunità cristiana. “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri” (Giovanni 13:34-35). Cristo ci chiede di amarci gli uni gli altri come lui ci ha amato: un amore così grande che ha voluto morire per noi. Il comandamento nuovo di Cristo è quindi una sfida impressionante. Il suo comandamento è di amare fino al sacrificio, mettendo i bisogni dell’altro davanti ai propri, anche di fronte ad un alto costo personale.
Se non possiamo amare i nostri fratelli cristiani, il mondo giudicherà giustamente che la nostra fede è vuota. L’amore è la misura sulla quale tutti noi saremo misurati; è il fondamento di tutta la Legge e i Profeti (Matteo 22:37-40). Sarà sempre la pietra angolare delle nostre relazioni e non meno importante all’interno delle nostre famiglie.
* Changing Attitude Ireland è un network di persone etero, gay, lesbiche, bisessuali e transgender, laiche e ordinate, legato alla Chiesa d’Irlanda, espressione della Comunione Anglicana nella Repubblica d’Irlanda e nell’Ulster, che opera per la piena affermazione delle persone LGBT all’interno delle Chiese d’Irlanda.
Testo originale (PDF): I Think my Son or Daughter is Gay: Guidance for parents of gay children.