La mia mamma cattolica e i suoi due figli queer
Articolo di Jenny Asarnow pubblicato sul sito KUOW News (USA) il 18 maggio 2017, libera traduzione di Silvia Lanzi
Mia madre ed io siamo lo stesso tipo di persona. Basta guardare i nostri piccoli occhi color fango e il modo in cui si increspano quando ridiamo. I nostri capelli, neri e folti, che teniamo stretti in una crocchia sulla testa rotonda. Le nostre lentiggini, spruzzate su degli ampi zigomi.
“Sono nato a Seattle, e sono per metà bianco. Mia madre, Arvie Lynn Cabral, è cresciuta a Santo Niño, nelle Filippine. Fin dall’inizio la Chiesa cattolica è stata una delle parti più importanti della sua vita”.
“Crescendo, la sera, io e lei pregavamo insieme” racconta, “Nel mio villaggio, non avevamo una chiesa, ma avevamo un grazioso altarino dedicato a mamma Maria dove mia madre pregava”.
Ho sempre notato che la Chiesa, Dio e argomenti del genere uniscono i filippini. Da bambini, tutte le settimane mia madre metteva me e mio fratello nel nostro furgone rosso e ci portava alla chiesa cattolica.
Ricordo l’odore subito riconoscibile di lumpia e halo-halo e la gente che rideva e parlava in tagalog. Ma cavolo, io odiavo andare a messa. Mostratemi un bambino di cinque anni che sappia stare seduto in una stanza piena di gente senza contorcersi o agitarsi. Crescendo, ho capito che era di più di semplice noia. Non credo di essere stato in sintonia con la cultura filippina tanto quanto avrei dovuto. Questo è un altro motivo per cui stavo diventando molto diverso da mia madre. In sesta, smisi di andare in chiesa. Mia madre si sarebbe arrabbiata di brutto con me, ma, secondo il mio modo di vedere, c’era una ragione ben precisa per il mio gesto: ero gay.
Mia madre era cattolica e pensavo che avrebbe reagito in modo orribile al mio coming out – che comunque feci in ottava classe.
“Sono rimasta sbalordita e un po’ triste. Ma è stato solo un attimo, perché ti avrei accettato senza riserve. Ti amo ugualmente”.
Due anni dopo, anche mio fratello minore Ethan fece coming out. Così ora mia madre, etero e cattolica, viveva insieme a due figli queer, e non ne era sconvolta.
“Sia quel che sia. Qualunque cosa succeda” dice mia madre, “non ho intenzione di piangermi addosso. Non voglio più essere triste. La vita è la vita. Devo solo andare avanti”.
Mio fratello ed io non ci ricordiamo più l’ultima volta che siamo andati in chiesa con mamma e questo le manca.
“Era bellissimo quando andavamo tutti in chiesa la domenica mattina. Era speciale perché per noi era un modo per stare tutti insieme” dicemia madre. “Speravo che tu ed Ethan vi interessasse a Dio e alla fede”.
Onestamente anche se non mi sono mai sentito particolarmente legato a Dio o alla Chiesa, quel periodo manca anche a me, anche perché dopo andavamo a fare un pic-nic insieme e stavo con loro.
Ma, alla fine, ho raggiunto una consapevolezza. Anche se dissentiamo sulla Chiesa, se le nostre radici sono diverse, e lo è anche ciò che prova verso la mia sessualità, noi siamo sempre una famiglia.
Mia madre mi ha detto: “Ho fatto di tutto per crescervi entrambi nel miglior modo possibile. È tutto quel che posso fare, qualunque cosa scegliate di essere, è una vostra decisione. Ed è la vostra vita“.
* Questa storia è stata trasmessa da RadioActive Youth Media’s 2017all’After-School Workshop per i liceali di New Holly in collaborazione con la Seattle Housing Authority.
Testo originale: My Catholic mom and her two queer sons