La persona omosessuale. Verso un’antropologia cattolica rinnovata
Testo dei teologi Todd A. Salzman* e Michael G. Lawler** tratto dal loro libro The Sexual Person: Toward a Renewed Catholic Anthropology (La persona sessuale. Verso un’antropologia cattolica rinnovata)***, Georgetown University Press, USA, 2008, capitolo 7, paragrafo 1, libera traduzione di Antonio De Caro del gruppo Davide di Parma
Un tema sessuale sta provocando oggi angoscia in alcuni cristiani, confusione e collera in altri, e sta dividendo le chiese come non era mai successo prima. È il tema dell’omosessualità. In questo capitolo tratteremo questo tema nel contesto della scrittura e della tradizione morale cattolica interpretata nel contesto storico e sociale contemporaneo. Il nostro approccio è quello delineato da Papa Benedetto XVI, quando era ancora il professore Joseph Ratzinger, che scriveva: “Non tutto ciò che esiste nella Chiesa deve per questo motivo costituire una tradizione legittima; in altre parole, non ogni tradizione che nasce nella Chiesa è un’autentica celebrazione e rappresentazione del mistero di Cristo. C’è una tradizione che distorce, come ce n’è una legittima, … e … di conseguenza la tradizione deve essere considerata non solo in modo assertivo, ma anche critico”.[1]
L’approccio è una teologia empirica che esamina le norme tradizionali non come dati di fatto morali per un’accettazione acritica e passiva, ma come base per comprendere, ponderare e valutare in modo attivo e critico, così da condurre a giudizi e decisioni ragionevoli e consapevoli nel contesto storico e sociale contemporaneo. Gli strumenti teologici per questo approccio derivano da quattro fonti di conoscenza morale: la Scrittura, la “tradizione” e la “Tradizione”,[2] la ragione, l’esperienza. Tradizionalmente, la teologia morale cattolica si è basta su queste quattro fonti di conoscenza morale per sviluppare il suo metodo ispirato alle legge naturale e formulare norme che guidino il comportamento umano.
Sia i tradizionalisti sia i revisionisti fanno ricorso a queste quattro fonti. Ciò che fondamentalmente li distingue nei loro metodi etici in generale, e a proposito degli atti omosessuali in particolare, è la loro ermeneutica (cioè interpretazione) di tali fonti e la priorità assegnata ad esse. I Tradizionalisti usano un approccio gerarchico alle fonti della conoscenza morale e tendono ad interpretare la Tradizione nel senso ristretto dell’insegnamento del magistero, specialmente se tale insegnamento conduce a verità morali assolute. La Scrittura, la ragione e l’esperienza, in questo ordine, sono tutte soggette all’interpretazione del Magistero. Si potrebbe dire che i tradizionalisti sposano un metodo etico apologetico che difende gli assoluti morali del magistero.
I revisionisti, mentre assegnano un ruolo molto importante alla tradizione, intendendola in senso lato per includervi il Magistero e gli altri aspetti che producono una Tradizione universale ed ecclesiastica, usano un approccio dialettico fra le quattro fonti della conoscenza morale. Benché vi sia una presunzione di verità in favore della dottrina del Magistero, su di essa bisogna riflettere criticamente alla luce di un’esegesi delle scritture teologicamente sana, il ragionevole input delle scienze nelle aree dove esse hanno competenza, e le esperienze culturali, storiche e relazionali del fedele, non necessariamente in questo ordine. Quando c’è un conflitto fra queste fonti, occorre intraprendere un processo di ricerca, dialogo e discernimento per determinare la retta comprensione della legge divina. È un processo complesso e complicato, che richiede tempo, pazienza e disponibilità al dialogo.
La tradizione ricevuta dalla Chiesa Cattolica condanna gli omosessuali come “intrinsecamente disordinati”[3] e gravemente immorali, e lo fa sulla base di tre motivi fondamentali. Il primo è la dottrina della Scrittura, in cui tali atti “sono condannati come seria depravazione e presentati persino come la triste conseguenza di avere rifiutato Dio”; il secondo è “il costante insegnamento del Magistero”; e il terzo è “il senso morale del popolo cristiano”.[4] Questa tradizione teologica non è e non può essere in questione in alcuna discussione contemporanea. Seguendo Ratzinger e le intuizioni scientifiche ed esperienziali a noi disponibili, tuttavia, può e deve esserci un approccio critico alla tradizione, per chiarirne i fondamenti, la logica e la continuità nelle mutate circostanze sociali e storiche del mondo contemporaneo.
L’indagine di questo capitolo si propone di chiarire ciascuno di questi fondamenti. Per quanto rispettiamo la tradizione teologica su questo tema, sulla base delle teologia empirica ed un’ermeneutica dialettica delle fonti della conoscenza morale, noi sosteniamo che la dottrina sull’intrinseca immoralità degli atti omosessuali rappresenti una tradizione distorta. Noi concludiamo difendendo il nostro principio della complementarità olistica e sosteniamo che alcuni atti omosessuali possono essere moralmente retti.
_____________
[1] Joseph Ratzinger, The Transmission of Divine Revelation in Commentary on the Documents of Vatican II, vol. 3, a cura di Herbert Vorgrimler (New York: Herder and Herder, 1969), 185.
[2] Nel discorso teologico cattolico, la Tradizione si riferisce non semplicemente al processo e alla struttura del trasmettere, ma anche al contenuto di ciò che è trasmesso, mentre le tradizioni si riferiscono a particolari determinazioni della Tradizione, che possono essere permanenti in certi contesti ma non necessariamente risultano normative nel lungo periodo. Vedi Yves Congar, Tradition and Traditions, trad. Michael Naseby e Thomas Rainborough (New York: Macmillan, 1967). Persino entro questo discorso, tuttavia, vi è fluidità nell’interpretare questi due termini. Per esempio, mentre la Commissione Teologica Internazionale ha pubblicato un documento intitolato L’interpretazione dei dogmi, e usa i termini Tradizione e tradizione in tutto il testo, non ne offre alcuna spiegazione. Vedi De interpretatione dogmatum, Gregorianum 72 (1991): 5-37.
[3] PH, 8; CCC, 2357.
[4] PH, 8.
* Todd A. Salzman è professore di teologia cattolica e presidente del (Dipartimento di Teologia dell’Università di Creighton (USA) e coautore di Marriage in the Catholic Tradition: Scripture, Tradition, and Experience e autore di What Are They Saying about Roman Catholic Ethical Method?.
** Michael G. Lawler è professore emerito di teologia cattolica all’Università di Creighton (USA). È l’autore di What Is and What Ought to Be: The Dialectic of Experience, Theology e di Church and Marriage and the Catholic Church: Disputed Questions.
*** Libro vincitore del Premio CPA 2009 per la teologia dell’Associazione Stampa Cattolica degli Stati Uniti.