La presentazione di Gesù al Tempio
Riflessioni bibliche* di Jamie L. Waters** pubblicate sul sito del settimanale gesuita America (Stati Uniti) il 10 gennaio 2020, liberamente tradotte da Giacomo Tessaro
Oggi [10 gennaio] celebriamo la presentazione di Gesù al Tempio, un fatto registrato solo nel vangelo di Luca, e che trae origine dalla pratica giudaica della purificazione delle madri dopo il parto e dell’offerta dei primogeniti. Se protagonisti della cerimonia sono Giuseppe, Maria e Gesù, due membri della comunità accolgono la Sacra Famiglia nel Tempio.
La tradizione descritta da Luca deriva dal capitolo 12 del Levitico, che stabilisce le regole della purificazione e della presentazione al Tempio. Nel giudaismo antico, dopo il parto veniva prescritta alle puerpere un periodo di purificazione prima di aver di nuovo a che fare con le persone e gli oggetti sacri. Il fatto di aver dato alla luce Gesù rendeva Maria ritualmente impura per quaranta giorni (Levitico 12:2-4). Per i primi sette giorni, doveva evitare il contatto con la gente; per i restanti trentatré giorni, doveva evitare il contatto con gli oggetti sacri e con il Tempio. Questo può sembrarci bizzarro, ma dobbiamo ricordare che, sebbene la nascita di un bambino fosse considerata una benedizione di Dio, le regole di purità come queste avevano origine dai tabù che circondavano i liquidi corporei e la relazione che avevano con le attività religiose.
Alla fine del periodo di purificazione Maria e Giuseppe offrono il sacrificio di due piccioni, come doveva fare chi non poteva permettersi di offrire un agnello (Levitico 12:8), poi presentano Gesù al Tempio, come si faceva con tutti i primogeniti maschi (Esodo 13:2). La prima e la seconda lettura completano il racconto: Malachia profetizza il messaggero del Patto al Tempio, e la lettera agli Ebrei ricorda la partecipazione di Gesù ai riti giudaici.
Durante la permanenza al Tempio, Maria e Giuseppe incontrano due figure profetiche, Simeone e Anna, i quali riconoscono il futuro ruolo di Gesù. Pieno di Spirito Santo, Simeone aveva ricevuto un messaggio divino: avrebbe visto il Messia prima di morire. Riconosciutolo, prende Gesù tra le sue braccia e dice che ora può morire, perché ha visto il Cristo, e che Gesù è “luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele” (Luca 2:32), perché Gesù è il Messia sia per i Gentili che per gli Ebrei. Maria e Giuseppe rimangono sorpresi da costui, che riconosce l’identità di Gesù. Simeone benedice i genitori e affida, in particolare, un messaggio a Maria: nonostante la sua importanza, molti rifiuteranno Gesù.
C’è anche una profetessa, Anna, di cui viene sottolineata la pietà: vive in permanenza nel Tempio, dove offre le sue lodi, prega e digiuna. Le sue parole non vengono riportate, ma ci viene detto che, nel vedere Gesù, canta la sua lode e il suo ringraziamento a Dio e che parla di Gesù a tutti coloro che aspettano la redenzione (Luca 2:38).
Ovviamente la Sacra Famiglia ha un ruolo centrale nella festa della Presentazione, ma anche Simeone ed Anna hanno un ruolo molto importante. Simeone conferma pubblicamente l’identità e il futuro ministero di Gesù, mentre Anna fa vedere Gesù al mondo, proclamandolo ai Gentili e agli Ebrei, come aveva profetizzato Simeone. Due membri della comunità, quindi, testimoniano dell’importanza di Gesù di fronte al mondo.
* Il passo biblico è tratto dalla Bibbia di Gerusalemme/CEI.
** Jamie L. Waters insegna Sacra Scrittura all’Università DePaul di Chicago, ed è docente di studi cattolici.
Testo originale: The Presentation of the Lord reminds us of the importance of community