Dio mi ha creato come sono. Adrian, dalle preghiere riparative alla comunità LGBT
Articolo di Alan Monnat pubblicato sul sito 360° (Svizzera) il 14 maggio 2016, liberamente tradotto da Marco Galvagno
Adrian Steffel ha fondato una TV gay in seno alla Chiesa protestante di Ginevra per dare a tutti la possibilità di vivere e sviluppare la propria spiritualità. È un credente, da quando aveva 15 anni è alla ricerca di Dio e della sua identità, oggi ne ha 39.
Se adesso propone incontri a tema LGBT in seno al Lab, il progetto pioniere della Chiesa di Ginevra che si dà come obiettivo di creare una Chiesa che corrisponda ai bisogni dei giovani d’oggi, è perché sa fino a che punto spiritualità e omosessualità fanno rima. Adrian ha conosciuto le Chiese svizzere e americane, dai 15 ai 23 anni ha viaggiato molto, durante i suoi studi. Ha visto troppo spesso una tolleranza solo di facciata e nei peggiori casi una condanna della sua omosessualità: “L’omosessualità è vista come una devianza. Mi hanno persino presentato un ‘gay redento’ che predicava la guarigione dei gay. Io ho creduto a quello che mi dicevano, che dovevo guarire”.
Vari fedeli hanno pregato per lui, ha implorato Dio perché lo cambiasse: “Pensavo di essere un etero mancato”. Dopo essere stato negli Stati Uniti, dove ha studiato cinema e scienze delle comunicazione, e aver frequentato in precedenza corsi di canto e teatro a Londra, Adrian è tornato in Svizzera dove aveva vissuto da bambino e adolescente prima di recarsi in Portogallo e ha fatto coming out, avvertendolo come una provocazione nei confronti di Dio e della Chiesa: “Se voi dite che è una cosa sbagliata, va bene, scelgo il male”.
Diventare gay
Poi passa anni nell’ambiente gay. Come prima si era confuso nell’ambiente ecclesiastico, ora si conforma agli stereotipi dei gay tutti palestra e discoteca. Mette da parte la fede, anche se non l’ha mai abbandonata. A poco a poco, però, prende coscienza: “Mannaggia, quello che mi hanno presentato in chiesa non è il vero Dio, è ciò che dice la Chiesa. Dio mi ha creato come sono e ne vado fiero. Smontare è una parola che mi torna spesso in bocca. Smontare le idee che si prendono per verità, sulla fede, come sul mondo. Tutte quelle idee che sembrano vere solo perché nessuno le ha mai messe in discussione. Ritrovarsi e accettarsi. È impossibile essere felici se non si è fieri di ciò che si è”.
Se ha dovuto ammettere la propria omosessualità con gli amici e i genitori, ha dovuto anche dichiarare la propria fede nell’ambiente gay, molto critico verso la religione. Adrian comprende questa ostilità, una sfiducia giustificata nei confronti delle discriminazioni di cui le Chiese si sono rese colpevoli. Rimane comunque il fatto che ogni individuo è in cerca di un senso e lo rattrista il fatto che molti escludano a priori questa ricerca solo per via del loro orientamento sessuale. Questa avversione è dovuta, secondo lui, a una confusione: “La spiritualità non appartiene alla Chiesa e al fatto di essere credenti. Non è inginocchiarsi la domenica mattina e pregare il Padre nostro”. Aggiunge tuttavia: “Io non condanno nessuno, per alcuni va bene, non li giudico”. Il suo discorso è inclusivo, mira a non ferire e a non escludere nessuno.
Rimane il fatto che la sua visione è più ampia e sogna una Chiesa accogliente che vada al di là dell’identità di genere, dell’orientamento sessuale e anche tutte le confessioni LGBTTQQ12SA (lesbiche, gay, bisessuali, transgender, transessuali, in dubbio, queer, intersessuali, two-spirited, alleati), una sigla che include tutti, etero compresi.
Solo un essere umano
Adrian rifiuta le etichette: “Non sono un gay, non sono un cristiano, sono solo un essere umano”. A furia di ricerche e lavori su se stesso, si sente libero, e questa libertà desidera invitare gli altri a viverla e rivendicarla in seno alla TV e di @LeLAB. Ha fatto della libertà la parola d’ordine della propria vita. Attualmente è consulente di comunicazione nella sua struttura, agente musicale e sta scrivendo un romanzo. E pure il seguito. Il seguito si vedrà, ha fiducia, non ha più bisogno di sapere dove sta andando. Sa che c’è un filo rosso.
Testo originale: “Dieu m’a créé comme je suis”