L’amore autentico. Due madri cristiane di ragazzi gay si raccontano
Il documentario “L’amore autentico. A tu per tu con due madri cristiane di ragazzi gay” (Italia, 2012, 45′ circa) è incentrato sulle vicende umane di Ursula Rütter Barzaghi e Mila Banchi, due madri cristiane che hanno scelto di raccontarsi davanti alla telecamera per testimoniare le scelte d’amore loro e dei rispettivi figli, Enrico e Jacopo; entrambi gay. Chi sono Ursula e Mila?
Sono due madri ma anche due donne che, seppur partite da esperienze e presupposti in parte diversi, sono approdate al medesimo risultato: la vergogna è in grado di provocare effetti disastrosi, se non viene fermata e, quando essa è causata da un orientamento sessuale ed affettivo altro, rispetto alla società eteronormata, è necessario combatterla con l’unica arma a disposizione di due madri cristiane: l’amore.
Ursula è nata a Düsseldorf nel 1939 e, a soli diciassette anni, conosce l’uomo che diventerà suo marito, l’architetto Alberto Barzaghi di Milano. Enrico, il secondogenito, è un ragazzo dallo sguardo mite ma acuto che scopre di essere omosessuale durante l’adolescenza.
Qualche anno più tardi anche Ursula ne viene messa a parte e comincia a domandarsi a quale età il figlio avesse compreso di essere gay: «(…) Di solito la sessualità si scopre presto, da ragazzini. Ecco, a quell’età, la comunicazione con la generazione adulta è molto difficile. A quell’età le ragazze e i ragazzi sonosoli… Anche mio figlio era solo…»
L’hannus horribilis di casa Barzaghi è il 1987: Enrico si rende conto di aver contratto il virus dell’HIV. Ha solo ventisei anni. Da allora ha avuto inizio per Ursula un’intensa stagione di impegno civile e sociale in difesa delle persone affette da AIDS e di lotta nei confronti del virus dell’HIV.
Molto attiva nel campo della prevenzione, la donna ha avviato una campagna di informazione diretta alle scuole. Durante i lunghi periodi di degenza cui è stato costretto suo figlio, si è adoperata per contribuire ad abbattere il muro del pregiudizio e della vergogna che circondava le persone con l’AIDS. Da quella drammatica ma proficua esperienza è nato il libro Senza vergogna. Una storia di coraggio contro l’AIDS, edito da Tea.
Quando l’autrice del video le ha chiesto di approfondire il concetto di vergogna, lei le ha risposto: «Quel tipo di vergogna ti rende manovrabile, fragile… Chiunque ne può approfittare per fare di te ciò che vuole! E ciò accade perché la tua vergogna viene sfruttata da altri a proprio favore.
Io ritengo invece che la parte positiva della vergogna sia quella che provano le persone che inorridiscono di fronte a quelle assurde prese di posizione! (da parte della Chiesa cattolica. n.d.a.) Il peccato vero è che questo tipo di vergogna, questa indignazione, sta perdendo valore. Il malcostume che ci circonda, complice di quella mancanza di vergogna, è diventato una cosa pazzesca!»
Mila Banchi proviene da un’antica famiglia livornese, comunista e cattolica; dopo aver mosso i primi passi all’interno di un collettivo femminista locale, ha offerto la sua opera di volontaria in diverse associazioni di promozione civile a difesa di quelle che la società definisce minoranze, nonché delle donne maltrattate e dell’infanzia negata.
Quando si è accorta che il figlio Jacopo stava soffrendo per la scoperta del suo orientamento omosessuale, ha fatto di tutto per lenire quel disagio ed ha deciso di mettere a conoscenza l’intera famiglia della faccenda.
A proposito dell’omonegatività sociale della Chiesa cattolica, di cui lei stessa fa parte, ad una precisa domanda dell’autrice del documentario Mila ha risposto: «Questo che sta vivendo la chiesa cattolica è un momento particolare: molte persone se ne stanno allontanando a causa della mancanza totale di adeguamento alla modernità da parte del Vaticano.
(…) L’atteggiamento dei suoi vertici è, secondo me, dettato da una politica sbagliata perché, invece di affrontare, di comprendere e di riprendere il cristianesimo delle origini, al fine di riportare al centro del messaggio evangelico la sacralità della persona, va nella direzione opposta.
Dio è amore per la persona! E purtroppo la chiesa cattolica è diventata un potere politico ed economico mondiale, per cui ha tutte le sue cose da curare e, magari, sta perdendo di vista tutta la parte vera della chiesa.»
Ed ecco che ritorna la parola che fa da filo conduttore dell’intero video, l’amore: quello di due madri per i figli gay, quello di Enrico nei confronti dei suoi famigliari, quello di Jacopo verso l’intera famiglia d’appartenenza e, infine, quello di Gesù nei confronti dell’Umanità, così come ci è stato tramandato attraverso il Vangelo; si tratta di un sentimento che impone ad ogni persona cristiana di mettere al centro della sua ricerca l’essere umano senza se e senza ma.
Quell’amore è totalizzante perché proviene da Dio e ci richiama al nostro dovere di donne e di uomini in cammino di fede: accogliere il nostro prossimo in modo completo, a partire dalla sua parte più autentica, anche se ciò ci ferisce.
Ursula e Mila hanno, in tal senso, compiuto il loro atto d’amore a partire dall’amore autentico dei rispettivi figli e, nel fare ciò, hanno contribuito a distruggere l’indifferenza ed il pregiudizio della gran parte dell’opinione pubblica italiana nei confronti delle persone lesbiche e gay.
Il documentario L’amore autentico ne è la testimonianza diretta.
L’amore autentico. A tu per tu con due madri cristiane di ragazzi gay
Documentario, Italia, 2012, 45′ circa
Soggetto: Laura Ridolfi e Lidia Borghi
Riprese: Lidia Borghi
Montaggio: Michela Masciello
Il documentario è stato prodotto e finanziato dai gruppi aderenti al Forum dei Cristiani Omosessuali Italiani.