Le cose cambiano. L’una per l’altra, una benedizione per la nostra coppia
Testimonianza di Alessandra Brussato e Manuela Vinay per lo speciale “le cose cambiano” pubblicata sul sito di Riforma, settimanale delle chiese evangeliche battiste, metodiste, valdesi, il 26 novembre 2013
“…Un giorno credi di essere giusto… in un altro devi ricominciare da zero…”. Queste, alcune delle parole di una canzone di un noto cantautore italiano, praticamente sono il vissuto quotidiano di una persona lesbica, gay,transessuale in questa società. Tu ti senti “giusto”, ami la tua vita e ti piace come sei, ami gli altri per come sai, ti sforzi di far parte in modo attento e attivo di questo mondo e ringrazi Dio di questo dono: di esserci così come sei.
Ma poi questo “esserci” con il tuo “essere” non è accolto nella nostra società e ogni giorno devi ricominciare da capo sia nelle relazioni con nuove persone che incontri, sia nei diritti civili negati.
Questo è fonte di sofferenza che rende faticose le nostre vite, sempre a dover spiegare come sei e sempre a cercare di far vedere che vali anche tu, come tutti gli altri. Ma Dio si è fatto Uomo più degli uomini e non si è mai posto il problema dei diritti civili per il semplice fatto che le sue creature sono tutte figlie sue e tutte uguali e Lui dispensa il suo amore senza valutazioni di merito, di idee, di orientamenti. Il suo amore è benedetto e l’amore suo benedice l’amore tra gli uomini perché questo è il suo comandamento “amatevi come io vi ho amato”.
La comunità valdese di piazza Cavour, la nostra comunità, ci ha accolto con amore come singole persone. Per me, Manuela, è stato più facile: la nostra Comunità è la mia famiglia, ci sono nata e non potrei non farne parte anche se volessi.
È stato proprio all’interno della Comunità che ho trovato rifugio quando mi sembrava che tutto fosse sbagliato che io stessa lo fossi…è stato nell’abbraccio del Dio Padre che ho trovato conforto e da allora, come oggi, ho sempre trovato parole e sguardi accoglienti e pieni d’amore per una figlia mai rinnegata.
Per me, Alessandra, incontrare Manuela e ritrovare la fede in quel Dio, che io da sempre avevo conosciuto e dal quale a fasi alterne mi sono allontanata, è stata una doppia emozione che ha rafforzato quel sentire d’amore che verso l’una nasceva e verso l’Altro tornava.
Il nostro incontrarci e conoscerci ci ha portato presto a parlare di fede, di Dio, ma soprattutto della sua agàpe, ed è stato proprio parlando della nostra timida fede che abbiamo capito che i nostri sentieri sarebbero diventati uno solo e sentito che il nostro amore era benedetto e benvoluto da Dio. Da quel giorno abbiamo sempre percepito che sia stato Dio a guidare i nostri passi l’una verso l’altra, e che Dio abbia trovato per noi la strada per farci incontrare.
Ed ora noi vorremo poter continuare a percorrere questa strada anche nella nostra comunità con la stessa amorevole accoglienza ricevuta come singole persone, verso la nostra dimensione di coppia nel nome di Dio e con la benedizione delle nostre e dei nostri compagne e compagni di viaggio. Perché la fede si nutre dell’esperienza individuale con Dio ma anche con quella comunitaria, di preghiera, di condivisione, di amore ed accoglienza verso l’altra/o.
Con questo spirito rivolgiamo alla Comunità valdese di Piazza Cavour, la richiesta di benedizione di noi come coppia così come una comunità accoglie e benedice un nuovo nato, un nuovo ingresso, un nuovo membro. (Testo della lettera di Alessandra e Manuela inviata al Concistoro della Chiesa Valdese di Piazza Cavour a Roma, 2 settembre 2012).
Un aggiornamento di Manuela
Ogni volta che un giovane si toglie la vita perché non resiste alla derisione e alle battute del branco, è una ferita che brucia dentro ogni persona omosessuale che partecipa alla lotta per il riconoscimento dei diritti delle persone GLBT. Ogni volta ci domandiamo che cosa avremmo potuto fare di più per evitare un tale delitto e spesso ci capita di reagire in maniera “esagerata” quando perdiamo una battaglia politica o sentiamo l’ennesima parola sbagliata.
Quando la mia omosessualità mi ha costretta a guardarmi in faccia, nonostante la mia omofobia avesse tentato di tutto per evitarla, sono andata in chiesa, nella mia comunità alla ricerca di un conforto per quella paura immensa del rifiuto di me stessa e dalla società. La consapevolezza che la Chiesa Valdese fosse “aperta” sul tema dell’omosessualità e la circostanza fortunata di avere a quei tempi due pastore come Maria Bonafede e Monica Michelin Salomon, ha reso il mio cammino più semplice e mi ha aiutato a muovere quei primi passi verso la serenità che da tempo mi appartiene.
Quando il Sinodo nel 2010 ha aperto alla possibilità delle benedizioni per le coppie omosessuali, con la mia compagna, Alessandra, abbiamo gioito seppur consapevoli che il cammino non sarebbe stato né facile né breve. Ma le cose migliori sono quelle fatte con la giusta calma, nel rispetto dei tempi di tutti e con tanta pazienza.
L’intero percorso possiamo riassumerlo con le parole che un membro di chiesa ha detto durante l’intervista per la rubrica televisiva Protestantesimo : “Ho affrontato questo evento con timore e tremore ma come ho risolto la mia preoccupazione?
Anche se la Bibbia condanna le relazioni omosessuali, sempre la Bibbia ci dà la risposta, e la risposta è il comandamento dell’amore e quindi un relazione d’amore non può essere altro che benedetta“.
Quando, fra le varie difficoltà, emerse che non era possibile che la nostra benedizione fosse fatta nella data che Alessandra ed io avevamo scelto, accettammo il rinvio al 26 maggio 2013. Ricordo che appena entrata in casa corsi a prendere “Un giorno una Parola” per vedere il testo della predicazione previsto per quel giorno, e scoppiai in un pianto felice e liberatorio quando lessi “Il Signore ti benedica e ti protegga, il Signore faccia risplendere il suo volto su di te e ti sia propizio! Il Signore rivolga verso di te il suo volto e ti dia la pace“ (Numeri 6, 24-25). Amen.