Le cose cambiano. Perché raccontiamo le nostre vite lgbt
Riflessione di Chiara Reali, responsabile del progetto «Le cose cambiano», pubblicata sul sito di Riforma, settimanale delle chiese evangeliche battiste, metodiste, valdesi, il 26 novembre 2013
Che cos’è «Le cose cambiano»? È la domanda che mi viene rivolta più spesso da quando faccio questo lavoro.
A volte rispondo partendo dall’inizio, da quella coppia americana di marito e marito che hanno deciso di raccontarsi con un video su Youtube dopo che qualcuno aveva detto: se solo al ragazzo che si è suicidato avessi potuto dire che…
A volte rispondo dalla fine, dall’ultima cosa che mi è successa, in questo caso il messaggio di una ragazza che ci ha scritto per dirci che ha fatto girare il libro nella sua classe e una professoressa ha deciso di leggerlo a lezione.
«Le cose cambiano» è l’affiliato italiano di «It Gets Better». «Le cose cambiano» è un progetto contro il bullismo e l’omofobia. Le cose cambiano è una biblioteca digitale di finali alternativi per chi non sa ancora o non sa più come continua la sua storia.
Non so bene cosa avessero in mente Dan Savage e suo marito Terry Miller quando, nel 2010, hanno caricato il loro video su Youtube, quello da cui è partito tutto, né ho la percezione esatta di cosa sia diventato «It Gets Better» negli Stati Uniti, dove è entrato a far parte della loro cultura al punto di venire citato, parodiato, preso come punto di riferimento.
So a cosa abbiamo pensato noi nei mesi in cui abbiamo lavorato per portarlo in Italia e so cosa abbiamo pensato nei mesi a seguire: le storie fanno bene sia a chi le racconta che a chi le ascolta, e queste non sono storie qualunque.
Sono storie che vengono raccontate a chi è bloccato davanti alla pagina bianca e non sa più come va avanti la propria, di storia. Sono storie che vengono raccontate a chi queste storie non le ha mai sentite, alle persone per cui gay, lesbiche, bisessuali e transessuali sono solo personaggi ridotti a stereotipi sulle pagine dei giornali.
Sono storie per chi non ha ancora deciso cosa essere da grande per dirgli che a noi non importa, che la risposta – la risposta possibile – è: da grande voglio essere felice.
Le cose cambiano, come dice Vittorio Lingiardi, è smettere di pensare «perché sono omosessuale?» e iniziare a pensare «perché sei omofobo?».