Le donne transgender messicane e la Santa Muerte
Articolo di Stephen Woodman* pubblicato sul sito del bisettimanale National Catholic Reporter (Stati Uniti) il 5 aprile 2017, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Betzy Ballesteros, una prostituta transgender di ventisei anni, tiene in casa un altare dedicato alla Santa Muerte, la santa a forma di scheletro popolare in tutto il Messico. Attorno alla statua ci sono candele, dolci e le foto sgranate delle molte sue amiche che sono state assassinate o abbandonate – come la donna transgender il cui corpo mutilato è stato ficcato dentro una valigia e abbandonato sul ciglio di una strada lo scorso marzo [2017] (è stato arrestato un sospetto quarantatreenne, ma le autorità ancora non hanno reso noti il nome e l’occupazione della vittima).
La violenza contro le donne transgender è molto comune in Messico, soprattutto in quanto la discriminazione da parte del mercato del lavoro obbliga molte di loro a prostituirsi per vivere. Il santo scheletro (con la sua forma femminile e il suo richiamo alla morte) attira in modo particolare le prostitute transgender, che devono affrontare continuamente le minacce di clienti violenti e l’odio transfobico. A differenza delle sante ufficiali cattoliche dall’immagine eterea, come Nostra Signora di Guadalupe, la Santa Muerte attira coloro che vivono ai margini della società e hanno passioni e problemi pratici. I devoti e le devote si rivolgono a lei per essere protetti, anche quando la loro unica occupazione è la prostituzione: “Gran parte di noi crede nella Santa Muerte. Per noi è un Dio. Le chiedo di farmi da scudo contro i pericoli e di darmi lavoro e clienti” dice Betzy.
Il culto della Santa Muerte è un esempio di sincretismo religioso che affonda le radici nel cattolicesimo europeo e nelle credenze azteche. Condannata come satanica dalla Chiesa Cattolica e spesso ritratta dai media come culto tipico dei narcotrafficanti, la fede nella Santa Muerte è un movimento religioso che cresce molto rapidamente nelle Americhe; lo afferma Andrew Chesnut, che insegna studi religiosi alla Virginia Commonwealth University e ha scritto Devoted to Death: Santa Muerte, the Skeleton Saint (Devoti alla Morte: Santa Muerte, la santa scheletro): “In Messico, i cattolici e gli evangelici conservatori tendono a considerare il transgenderismo come uno stile di vita liberamente scelto. Il fatto che [il culto della] Santa Muerte stia al di fuori dell’orbita sia degli evangelici che del cattolicesimo lo rende molto più attraente, perché le sue seguaci intuiscono che [la Santa Muerte] non le giudicherà” dice Chestnut.
Molte donne transgender, infatti, si sentono rifiutate dalle Chiese maggioritarie: “Una volta sono andata a Messa con alcune amiche transgender. Il prete si è interrotto durante l’omelia per dirci di uscire dalla casa di Dio. Dopo quel giorno ho deciso di non tornare mai più” dice Betzy.
Secondo padre Hugo Valdemar Romero, portavoce dell’arcidiocesi di Città del Messico, la Chiesa non abbandona le persone transgender, e non le scomunica, ma secondo lui il transgenderismo è una patologia: “È ovviamente inaccettabile violare la propria biologia. La natura è molto chiara: esistono gli uomini ed esistono le donne”. Per quanto riguarda la Santa Muerte, la considera una setta eretica: “La vera religione consiste nel devoto che cerca di adempiere la volontà di Dio, e non il contrario. Se scelgono un’altra Chiesa o un’altra fede che giustifichi ciò che fanno, vuol dire che cercano un dio fatto su misura”. Nonostante la condanna della Chiesa, molti devoti e devote della Santa Muerte si considerano cattolici.
L’organizzazione per i diritti civili Transgender Europe ha documentato 247 omicidi di persone transgender in Messico tra il gennaio 2008 e l’aprile 2016, il tasso più alto al mondo dopo quello del Brasile. In America Latina l’aspettativa di vita delle donne transgender è di 35 anni, secondo i dati della Commissione Inter-Americana per i Diritti Umani: “Le persone transgender sono più facilmente preda dell’alcolismo e della droga e spesso non hanno una famiglia alle spalle o altre persone su cui possono contare” dice Cymene Howe, un’antropologa che ha studiato l’importanza della Santa Muerte tra le prostitute transgender che da Guadalajara sono emigrate a San Francisco.
Le donne transgender sono praticamente invisibili alla società messicana, tranne quando sono uccise, ma anche il brutale assassinio [dell’amica di Betzy] è stato relegato alle pagine interne dei giornali locali. L’attivista transgender Ari Vera Morales è stata espulsa da una scuola per insegnanti: “A scuola dicevano che stavo creando un’immagine negativa. Il problema di noi donne transgender messicane è che la nostra identità e la nostra esistenza vengono criminalizzate”. Ma [il culto della] Santa Muerte ha un ruolo fondamentale nel cementare una comunità che manca di visibilità e di una voce: “Quando avevo 14 anni mia mamma mi cacciò di casa, così andai a vivere a casa di un’amica, che aveva un grande altare. Lì imparai cosa voleva dire rendere culto, cosa fosse la morte, cosa fossero il mondo e la vita” dice Betzy.
* Stephen Woodman è un giornalista freelance britannico che vive a Guadalajara, in Messico, e si occupa soprattutto di diritti umani e religione. Twitter: @Stephentwoodman
Testo originale: How a folk saint of death took off among transgender women in Mexico