Le famiglie cattoliche con figli LGBTQ e l’accoglienza nell’amore della Sacra Famiglia
Testimonianza del diacono cattolico Ray Dever della chiesa cattolica di St. Paul, Tampa (Florida, USA), liberamente tradotta da Silvia Lanzi
Nella prima domenica dopo Natale, la Chiesa (cattolica) osserva la festa della Sacra Famiglia. E questa osservazione, inevitabilmente, porta alla riflessione sulla natura e il significato della famiglia cattolica oggi. Sembra che molti, all’interno della Chiesa, abbiano una visione idealizzata e sostanzialmente scorretta di ciò che dovrebbe essere una famiglia cattolica, nonostante la crescente diversità che ha il gregge di Dio. Siccome la mia famiglia è da considerare “diversa”, il cliché della famiglia cattolica riveste per me un notevole interesse.
Nell’autunno del 2013, all’inizio del secondo anno alla Georgetown University a Washington, DC, nostra figlia ci disse di essere trans. Nel fare ciò, diventò una degli unici tre studenti apertamente trans della Georgetown di quel periodo. Questo succedeva solo poche settimane dopo il famoso intervento di papa Francesco che ha fatto diventare “Chi sono io per giudicare”, parte del nostro lessico famigliare. E con questi eventi la mia famiglia si è trovata coinvolta in tutte le domande e le questioni che devono affrontare tutte le famiglie cattoliche con figli LGBTQ. [Nota dell’editore: il termine “trans” e usato in modo inclusivo, per le diverse identità di genere (più del tradizionale maschile/femminile) che esiste nell’umanità.]
Nel nostro caso, c’era almeno una rimarcabile differenza. Oltre ad essere un marito, un padre e un ingegnere professionista, sono anche un diacono permanente della Chiesa cattolica, ordinato nel 2009. Quando emerse l’argomento del clero sposato, molti cattolici vennero presi alla sprovvista quando seppero che si trattava già di una realtà, soprattutto nei quasi 18.000 diaconi permanenti statunitensi. Non posso immaginare cosa penserebbero se sapessero che ci sono famiglie, di questo tipo di clero, che hanno figli LGBTQ!
Il nostro viaggio probabilmente non è stato molto diverso da quello delle altre famiglie con figli LGBTQ. È iniziato quando nostra figlia è entrata in una forte depressione durante il liceo. Avremmo saputo di più su questa malattia e sul disagio psicologico, su istinti suicidi e comportamenti auto lesivi, su terapisti e farmaci anti-depressivi di quanto avremmo immaginato o voluto. Questo viaggio aportò a domande sull’identità di genere, che erano legate profondamente alla sua salute mentale.
Quando nostra figlia fece coming-out, mia moglie ed io sperimentammo tutta la gamma di pensieri ed emozioni che i genitori provano in queste situazioni – shock alla notizia, mancanza di comprensione dei problemi di genere, conflitto con ciò che la Chiesa insegna sulla sessualità umana, confusione e colpa su cosa avremmo dovuto fare come genitori, profonda tristezza per quella che sentivamo come la perdita di nostri figlio, paura e timore per quello che le avrebbe riservato il futuro. Ci furono litigi, notti insonni e preghiere – molte preghiere.
Siamo arrivati pian piano alla consapevolezza che non avremmo perso la persona che era stata nostro figlio. Infatti, da molti punti di vista, abbiamo avuto indietro nostro figlio, quando ha abbracciato in pieno la sua identità di genere e finalmente è riemersa dalla depressione.
Tutta la creatività, l’umorismo, l’empatia e l’intelligenza che l’hanno resa una persona eccezionale è ancora lì e risplende ancora fortissimo. Mi piacerebbe pensare che l’accettazione della sua famiglia cattolica allargata (la parrocchia) abbia giocato un qualche ruolo in questa trasformazione.
Comunque, il supporto per i ragazzi LGBTQ non è ovviamente la regola, ed è spesso problematico in particolare per le famiglie cattoliche, dato i molti e spesso confusi messaggi della Chiesa riguardo le problematiche LGBTQ.
Pochi mesi fa, ho avuto il privilegio di visitare il LGBTQ Resource Center e l’ufficio del cappellano cattolico a Georgetown. Mentre ero sorpreso e gratificato dal caldo benvenuto, come genitore interessato e partecipe di uno studente LGBTQ, sono stato rattristato dal sentire che ero l’eccezione e che c’erano molte, troppe storie di famiglie che avevano allontanato i loro figli LGBTQ, causando tremende tensioni al loro interno.
Mentre non sono certo qualificato e autorizzato a parlare per la Chiesa sulle problematiche LGBTQ, mi è stato dato mandato dalla Chiesa, con l’ordinazione, di proclamare e predicare il Vangelo. E se una cosa è chiara nel ministero e negli insegnamenti di nostro Signore, è che ognuno è incluso nel suo amore, nella sua misericordia e nel suo perdono e che tutti siamo chiamati a fare lo stesso. A quelle famiglie cattoliche con figli LGBTQ che stanno pensando con sgomento a cosa fare, suggerisco che guardino alla Sacra Famiglia.
Guardino all’amore che si è incarnato, un amore come nessun altro, e abbracciate i vostri figli. Come la Chiesa ci insegna di fare innanzitutto, seguiamo la nostra coscienza, amiamoci l’un l’altro e specialmente amiamo i nostri figli.
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Testo originale: LGBTQ Children in Catholic Families: A Deacon’s View of Holy Family Sunday