Le parole della teologia: apofatismo
Riflessioni di André Gounelle* pubblicate sul sito del mensile protestante Évangile et Liberté (Francia) il 16 maggio 2018, liberamente tradotte da Giacomo Tessaro
Apofatismo. Questa parola appartiene al gergo specialistico della teologia antica e medievale. Viene da un verbo greco che significa negare. Una teologia apofatica (o negativa) nega che si possa sapere e dire qualcosa di Dio, il che può apparire contraddittorio: la teologia, infatti, è un discorso dotto (un logos) su Dio (theos). Quando si ritiene di non poter parlare di Dio, né di conoscerlo, si esce dalla teologia per entrare nell’agnosticismo.
Ma il paradosso non è così profondo come si potrebbe credere, perché in effetti la teologia apofatica non tace, non resta in silenzio: di Dio parla per stabilire che sfugge alle nostre parole e ai nostri concetti. Dio non è mai ciò che pensiamo e diciamo di lui: è ineffabile (o indicibile) e inconcepibile. “Dio non è né questo né quello” scrive Meister Eckhart (1260-1328). Le nostre parole e idee sono sempre delle false piste, che non arrivano mai a descriverlo, a delinearlo.
Per essere più precisi, dal punto di vista apofatico noi abbiamo sì una conoscenza di Dio, ma una conoscenza negativa: noi sappiamo cosa Dio non è, ma ignoriamo cosa sia. Così, quando lo si descrive come “eterno”, si intende dire che non è soggetto al tempo; quando lo si definisce “trascendente”, si vuole indicare che non appartiene al nostro mondo. È giusto dichiarare che Dio non è un essere temporale e ordinario, ma non abbiamo la minima idea di cosa siano l’eternità e la trascendenza.
L’apofatismo ha la sua parte di verità, in quanto costituisce una reazione salutare contro la pretesa dogmatica di una conoscenza perfetta e completa di Dio. Le nostre teologie hanno sempre delle deficienze, delle mancanze. Se l’apofatismo è una componente essenziale della fede in un Dio che ci trascende, ha comunque i suoi punti deboli, i suoi limiti: il messaggio evangelico afferma che Dio è amore e che possiamo percepire qualcosa di lui attraverso Gesù Cristo, il che è decisamente positivo.
* André Gounelle, pastore, professore onorario all’Istituto protestante di teologia di Montpellier, è autore di numerosi libri e collaboratore di Évangile et Liberté da 50 anni.