Le persone omosessuali nelle chiese. Problemi, percorsi e prospettive (Milano, 23 ottobre 1999)
Atti del convegno Le persone omosessuali nelle chiese. Problemi, percorsi e prospettive (Milano, 23 ottobre 1999) raccolti e trascritti a cura del Gruppo Guado di Milano
Il 23 ottobre 1999, il Guado, per conto del Coordinamento Gruppi di Omosessuali Cristiani in Italia, organizza, insieme alla sezione italiana del Movimento Internazionale Noi Siamo Chiesa, una giornata di studio e di approfondimento dedicata all’esperienza delle persone omosessuali nella chiese cristiane. La risposta è straordinaria, la Sala di Via Guicciardini, affittata dalla Provincia di Milano, è talmente piena che debbono intervenire i vigili per garantire le più elementari norme di sicurezza.
Al termine della mattinata abbiamo, durante il pranzo, con gli altri organizzatori abbiamo stimato una partecipazione superiore alle quattrocento persone provenienti da tutta Italia.
“L’esperienza fa incrociare alcune stimolanti riflessioni ed esperienze, vissute nell’ambito delle diverse chiese cristiane, che sottolineano la relazione che c’è tra l’unicità della persona e qualunque impianto morale che la riguarda e allo stesso tempo rivendicano maggiori spazi nell’impianto normativo della morale ufficiale”.
Pubblichiamo, nel decimo anniversario di quell’evento, gli atti completi di quel momento di confronto pubblico da cui è iniziata, all’interno delle chiese e della società italiana, una importante discussione ancora in corso sulle persone omosessuali nelle chiese cristiane.
ATTI DEL CONVEGNO
Introduzione al convegno
«Le persone omosessuali nelle chiese. Presentazione del convegno» di Mauro Castagnaro (Membro del Consiglio nazionale di Noi siamo Chiesa e curatore del libro «Il posto dell’altro. Le persone omosessuali nelle chiese»)
Le persone omosessuali nelle chiese. I problemi
«La condizione omosessuale in una prospettiva teologica» di Don Gianino Piana (Diocesi di Novara. Moralista, docente di Teologia Morale presso la Facoltà teologica dell’Italia Settentrionale e titolare della cattedra di Etica presso l’Università di Urbino)
«Le chiese evangeliche di fronte all’omosessualità» del pastore Gregorio Plescan (Chiesa Evangelica Valdese di Ivrea)
Le persone omosessuali nelle chiese. I percorsi
«Esperienze pastorali con le persone omosessuali» di Don Domenico Pezzini (Fondatore e animatore di numerosi gruppi di omosessuali credenti e autore del libro «Alle porte di Sion. Voci di omosessuali credenti»)
‘Tavola rotonda: Gli omosessuali e le chiese: esperienze a confronto‘ con la partecipazione dei seguenti relatori:
Gianni Geraci (Portavoce Coordinamento Gruppi Omosessuali Cristiani in Italia)
Don Goffredo Crema (Diocesi di Cremona. Fondatore del gruppo La Goccia di Cremona)
Paola Dall’Orto (Presidente di AGEDO – Associazione dei genitori e degli amici delle persone omosessuali)
Gustavo Gnavi (Gruppo Davide e Gionata di Torino)
Giovanni Mapelli (Ex insegnante di religione e animatore del Centro studi Teologici attivo presso il Centro di Iniziativa Gay di Milano)
Giorgio Rainelli (Rete evangelica Fede e omosessualità)
Piergiovanni Palminota (Membro del Forum europeo dei gruppi cristiani lesbici e gay)
Christian Stecher e Gerd Ihrenberger (Membri del gruppo diocesano di pastorale con persone omosessuali della diocesi di Innsbruck)
Le persone omosessuali nelle chiese. Le prospettive.
Dibattito con i presenti alla giornata di studio e di approfondimento
Appelli finali
Dopo il convegno
Lettera aperta ai vescovi italiani dai promotori del Convegno «Le persone omosessuali nella Chiesa: problemi, percorsi, prospettive», Milano, 24 ottobre 1999
Rassegna Stampa
Sono felice di essere prete, sono felice di essere gay di Davide Pelanda da Tempi di fraternità del 10 dicembre 1999, pp. 16-18
La battaglia dei Gay cristiani: «La Chiesa deve accettarci» di Marco Politi da La Repubblica del 24 Ottobre 1999
MESSAGGI DI SALUTO GIUNTI AL CONVEGNO
Presidenza del Consiglio dei Ministri – Ufficio del ministro per le Pari Opportunità
Il Consigliere del Ministro, Prot. n. 2561/99 del 18 settembre 1999
al Coordinamento gruppi di omosessuali cristiani italiani
Egregio dottore,
abbiamo ricevuto la Sua richiesta di patrocinio per la giornata di studio organizzata dal Coordinamento gruppi omosessuali cristiani in Italia in collaborazione con l’AGEDO, con la Rete evangelica fede e omosessualità e con la sezione Italiana del Movimento internazionale Noi siamo chiesa che si terrà a Milano il prossimo 23 ottobre ed avrà come tema «Le persone omosessuali nella chiesa: problemi, percorsi, prospettive».
Consideriamo l’iniziativa del vostro Coordinamento molto rilevante in quanto ha come scopo da un lato di proporre in maniera abbastanza significativa la realtà delle discriminazioni relative all’orientamento sessuale, dall’altro di costituire un momento di approfondimento e di riflessione sulla ricchezza e sulla complessità delle esperienze, spesso assai difficili ed a rischio di esclusione e rappresenta una importante occasione di stimolo per la diffusione dei diritti della persona, nel rispetto della dignità di ciascun individuo.
E’ con vero piacere, perciò, che concediamo il patrocinio del nostro Ufficio.
Cogliamo l’occasione per inviare a Lei, ai Suoi collaboratori ed ai partecipanti tutti alla Manifestazione, anche a nome della Ministra Prof.ssa Laura Balbo, i migliori auguri di buon lavoro e di pieno successo del Progetto.
I miei più affettuosi saluti ed auguri.
On. Anna Pedrazzi
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Antony T. Padovano (Presidente di Dignity USA)
Gesù non si sentiva limitato dalle leggi opprimenti d’Israele. Egli si avvicinò ai samaritani e ai lebbrosi, alle donne e ai gentili; ignorò preoccupazioni di tipo igienico e toccò i lebbrosi, mangiò con i peccatori e con gli esattori delle tasse, guarì di sabato.
Il suo fine ultimo era quello di portare gli oppressi nell’amore salvifico di Dio. Invece i capi della Chiesa cattolica spesso si dedicano a compilare una lista sempre più lunga di norme sulla purezza, che escludono dalla piena appartenenza alla Chiesa i divorziati e i risposati, i preti sposati e le persone omosessuali, tra gli altri.
Invio i saluti da Corpus (Stati Uniti) all’incontro milanese dei fratelli e delle sorelle che cercano di esplorare le basi teologiche, bibliche, ecclesiali e pastorali per includere pienamente le persone omosessuali nella vita della Chiesa. Non dovrebbero essere sulla loro vita restrizioni maggiori di quante ce ne siano su quelle delle persone eterosessuali.
Gli eterosessuali non hanno bisogno di nascondere la loro identità e non viene loro proibito di legarsi in modo pubblico con le persone con cui dividono in modo stabile e pieno la loro vita.
Io prego Dio affinché ci benedica tutti nel nostro esplorare nuove vie per diventare più fedeli discepoli di Gesù.
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Circolo culturale Giordano Bruno di Milano
Il Circolo culturale Giordano Bruno di Milano saluta i partecipanti a questo convegno sui diritti degli omosessuali credenti. Auspica che cessi ogni forma di discriminazione basata sulle scelte sessuali in qualsiasi ambito, religioso compreso.
Ricorda i mostruosi crimini perpetrati nei secoli passati dall’Inquisizione e da altre autorità clericali contro gli omosessuali. Sottolinea che l’omosessualità è comunque stata sempre presente in tutti gli ambiti religiosi conventuali e chiesastici, venendo sottaciuta e ipocritamente condannata.
Rammenta il sublime sacrificio dell’omosessuale siciliano Alfredo Ormando, che si è suicidato in Piazza San Pietro bruciandosi vivo per protestare contro il Vaticano, da sempre insensibile ai diritti degli omosessuali e, anzi, loro spietato persecutore.
INTERVENTI DI SALUTO
Luigi De Paoli (Portavoce nazionale del movimento Noi Siamo Chiesa)
Il Movimento internazionale Noi siamo Chiesa è nato nel 1995 in Austria sull’onda del disagio suscitato tra molti cattolici dall’affaire Groer (il cardinale arcivescovo di Vienna, nominato come successore del cardinal Koenig – che aveva in passato abusato sessualmente di alcuni giovani, salvo poi rifiutarsi di ammetterlo, finché fu rimosso).
In questa vicenda si sommavano la prepotenza del Vaticano – e dell’attuale Papa – che voleva come cardinale di Vienna un uomo che non aveva, secondo i cattolici austriaci, le carte in regola per essere un pastore della Chiesa locale, e il fatto che questo vescovo negasse ciò che era stato.
Ciò poneva due grandi questioni: come si organizza la Chiesa e come vengono selezionati i suoi quadri dirigenti, e il tema della sessualità, aperto già da Paolo VI quando con l’Humanae vitae aveva censurato l’uso di sistemi di regolazione delle nascite non naturali. Il rigetto di questo cattolicesimo vaticano, curiale, dogmatico e patriarcale, si è tradotto in un fatto inedito: la raccolta di firme su un appello in cinque punti, uno dei quali riguardava l’elezione del vescovo, che avrebbe dovuto essere attribuita alla comunità diocesana, mentre un altro richiamava il primato della coscienza nelle scelte riguardanti la sessualità, esplicitando la necessità di rispettare le persone omosessuali.
In due mesi in calce a questa petizione sono state raccolte in Austria 500.000 firme, cui se ne sono aggiunte altre 1.850.000 in Germania. E’ stato l’inizio di un conflitto molto serio tra l’episcopato austro-tedesco e Roma, e all’interno del cattolicesimo, perché attorno alle richieste contenute in questo appello si sono ritrovati un gran numero di cattolici.
Da allora il movimento è cresciuto e nel settembre del 1999 i rappresentanti di una ventina di paesi si sono riuniti a Santa Severa per un incontro internazionale, al termine del quale è stato approvato un documento di grande forza in cui si esprime il desiderio di un’altra Chiesa presente in un gran numero di cattolici di tutto il mondo. E io credo che il primato nel rifondare la Chiesa di Gesù spetti alle persone che per tante ragioni oggi si ritengono escluse.
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Giliola Toniollo (Responsabile Ufficio Nuovi Diritti della CGIL)
Il mio lavoro nella CGIL nazionale, all’Ufficio Nuovi Diritti – che sono in realtà diritti vecchissimi – mi porta a occuparmi non solo della discriminazione di omosessuali, lesbiche e transessuali sul posto di lavoro, ma anche di una serie di attività collegate alla sessualità, come la prostituzione. Le proposte che lancio e le iniziative che cerco di costruire per modificare la civile convivenza incontrano sempre l’ostilità di quella che per ora chiamo Chiesa, quasi che il mio fosse l’ufficio di Belzebù.
Non mi stupisce quindi che la Chiesa fatichi ad accogliere il discorso omosessuale, quando essa da anni mette sotto processo la sessualità nel suo complesso e ha impiegato secoli per ammettere la possibilità di manifestazioni affettive non immediatamente finalizzate alla procreazione anche tra i coniugi.
Ogni giorno, maneggiando leggi e contratti di lavoro, mi imbatto in vescovi che scomunicano il mio operato, in politici (da Casini a Berlusconi, ma anche a sinistra non è difficile trovarne) che si fanno scudo della parola Chiesa per le loro ambizioni personali e le loro lotte di potere (e mi compiaccio dell’esistenza un movimento che fin dal suo nome ricorda a ciascun credente il proprio essere Chiesa), in un D’Antoni che anni fa si rifiutò, brandendo l’identità cattolica della CISL, di sottoscrivere, per un Gay Pride, un comunicato in cui CGIL-CISL-UIL auspicavano che tutti i lavoratori potessero avere realizzazione personale e vita serena.
La discussione parlamentare sulla legge contro le discriminazioni nella scuola e sui luoghi di lavoro a causa dell’orientamento sessuale e dell’affermazione di un’identità di genere è bloccata dall’opposizione della destra cattolica. Tuttavia io non mi associo alle frasi offensive più volte pronunciate contro il Papa durante il Gay Pride, anche se mi pare che la continua condanna delle famiglie omosessuali non giovi alla serenità né all’inserimento delle persone.
Ho poco tempo, per cui voglio dire solo due cose. Col mio lavoro e come mio personale stile di vita mi trovo coinvolta in situazioni segnate dal tormento, dall’esclusione, dalla rabbia, dalla disparità di trattamento, da inspiegabili emarginazioni, ma anche dalla dignità e dall’orgoglio. Molto spesso, infatti, le persone che incontro nelle associazioni e nei circoli sono infinitamente superiori, dal punto di vista culturale e umano, dei beceri e retrogradi esponenti di una Chiesa che contraddice se stessa, perché fa soffrire. Per questo, credo, da secoli c’è una richiesta di ridiscutere questi argomenti all’interno della Chiesa e ciò che trovo arrogante non è tanto la difesa di un no, ma il rifiuto di discutere.
Inoltre io sogno uno Stato laico, in cui la donna, sposata o meno, eterosessuale o lesbica, che vuole ricorrere alla procreazione assistita trovi un ambiente in cui le si garantisca sicurezza e salute. Saranno altre (magari le parrocchie), e non lo Stato, le sedi in cui le si dirà che ricorrere alla procreazione assistita è giusto o non è giusto.
Sogno un mondo in cui non sia stabilito a priori che una coppia omosessuale non può adottare perché i componenti sono sicuramente inadatti. Vorrei ricordare il rapporto del Censis, secondo cui il 95% delle violenze sui minori è compiuto in famiglia, che oggi può essere solo eterosessuale. La Chiesa ha pienamente diritto di affermare ciò in cui crede, ma lo Stato deve saper essere laico.
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Deborah Lambillotte (Presidente di Arcitrans e rappresentante dell’Arcobaleno lesbico, gay e transessuale di Milano)
Parlerò come rappresentante dell’Arcobaleno lesbico, gay e transessuale di Milano e come lesbica. Sono molto contenta che ci sia questa opportunità di informazione, perché finora ho sentito dal palco affermazioni molto pacate su quello che succede nella Chiesa, ma non sono venute a galla le cose negative.
Forse io ho un passato molto speciale, ma sono convinta che essere eterosessuale, omosessuale, gay o lesbica, sia solo un’etichetta. Fino a pochi anni fa ero etichettata come eterosessuale, perché ero sposata con una donna, essendo ancora somaticamente uomo. Dopo l’intervento chirurgico, che non ho certamente fatto al cervello, il mio desiderio di affetto è rimasto sullo stesso sesso e mi sono trovata appiccicata addosso l’etichetta di lesbica.
Allora vuol dire che prima, quando ero somaticamente eterosessuale e psicologicamente lesbico – perché secondo me la persona è fatta dal cervello e non dal corpo – per la società tutto andava bene, mentre ora faccio parte di una minoranza, di una devianza, di qualcosa di innominabile, con ben pochi diritti, compreso quello alla parola. Per questo c’è bisogno di una legge contro la discriminazione, sia per l’orientamento sessuale sia per l’identità di genere, perché i discorsi che ho sentito oggi erano un po’ binari: uomo-donna, ma il genere non è solo uomo-donna, ci sono molte sfumature in mezzo.
E qui rimando al bellissimo libro L’apartheid del sesso di Martine Rothblatt, in cui l’identità di genere viene definita come un arcobaleno. Se veramente l’identità sessuale parte non dal corpo, ma dal cervello, e riusciamo – anche la Chiesa – a pensare nei termini dell’arcobaleno, allora perde significato parlare di eterosessuale, omosessuale o bisessuale. Per me importante è l’affettività tra due persone e il diritto di esprimerla in tutti i modi possibili e immaginabili, senza essere discriminati.
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Franco Grillini (Presidente onorario di Arcigay)
Porto un saluto personale agli amici che lavorano nei gruppi di omosessuali credenti, coi quali ho rapporti di lunga data, e in quanto direttore di Notizie Omosessuali Italiane, che ha una rubrica dedicata alla religione, la quale viene aggiornata quotidianamente anche con gli articoli di Gianni Geraci.
A tutti rinnovo l’invito a utilizzare questo strumento per il proprio lavoro politico e culturale, oltre che a collaborarvi inviando notizie, segnalazioni e informazioni. Vorrei qui far cenno al lavoro che sto svolgendo da otto mesi come consulente del ministro per le Pari Opportunità e contro le Discriminazioni (secondo la dizione introdotta con la riforma della presidenza del Consiglio), perché è la prima volta che in Italia un ministro è disponibile a creare una struttura di intervento su questa materia.
In particolare abbiamo fatto approvare all’unanimità, dal Consiglio dei ministri, la legge contro le discriminazioni e stiamo preparando per il 5-6 novembre un convegno internazionale sulla famiglie di fatto, che è un tema a me particolarmente caro fin dall’inizio della mia militanza nel movimento gay, cioè dal 1982 e dall’inaugurazione del Cassero di Porta Saragozza, a Bologna – quel Cassero in cui ha sede nazionale l’Arcigay e che il cardinale Giacomo Biffi dice essere incompatibile con la Madonna di San Luca.
In occasione di questo convegno internazionale saranno resi noti i risultati dell’ultima inchiesta sulla condizione omosessuale in Italia – un’indagine che non ha paragoni nel mondo per ampiezza (avendo coinvolto 3.000 persone) e approfondimento – in cui è stata rilevata anche la presenza di credenti e non credenti.
Tengo molto al tema delle unioni di fatto perché, mentre il movimento omosessuale degli anni settanta basava la sua teoria e la sua pratica politica sul liberazionismo sessuale, io ho sempre sostenuto che la questione fondamentale era quella dei sentimenti, della relazione, delle amicizie, degli affetti.
Oggi tutto il movimento omosessuale condivide l’idea che il tema fondamentale sia quello della relazione e attorno a questa si svolga la vera battaglia politica, culturale e umana per cercare di far sì che omosessualità e felicità non siano due termini contrapposti. Siamo riusciti a convincere tutta la società che questo era un tema di rilievo e lo stesso dato dell’indagine presentata oggi da Panorama, secondo cui il 26% degli italiani è disposto a riconoscere i diritti delle coppie omosessuali, segna un progresso rispetto al passato.
Stiamo inoltre costituendo una Commissione nazionale per i diritti civili, che sarà da me presieduta, nella quale daremo vita a un tavolo di tutte le associazioni, per cui anche ai gruppi degli omosessuali credenti chiederemo di dare un contributo in sede istituzionale.