Lettera di un ragazzo gay a sua madre che è omofoba
Lettera di Joelle pubblicata sul sito StopHomophobie (Francia) il 26 octobre 2013, libera traduzione di RnA
Cara Mamma, è da tempo che pensavo scriverti questa lettera. A dire il vero sono quasi 5 anni. Può sembrare tanto trattandosi di un semplice pezzo di carta. Ma non è così facile. È tutt’altro che una cartolina.
Avevo 12 anni quando ho scoperto questa cosa su di me. All’inizio mi sono spaventato. Ho pensato a te quando me ne sono accorto. A quello che tu mi avevi detto pochi giorni prima. Ricordo benissimo il contesto. Eravamo a tavola, stavamo parlando di vari argomenti di società.
Il discorso cadde sui nostri nuovi vicini di casa. Due uomini che si amavano. Due omosessuali. Ma tu dicevi “froci”. Spiegavi a mia sorella e a me che dovevamo evitare di avvicinarli perché quei due erano malati, erano contro natura.
Dicevi che non conoscevano Dio. Ti indignavi all’idea che speravano di sposarsi. Dicevi che speravi che non venisse concesso a loro questo diritto. Quel giorno io mentre ti ascoltavo, ero d’accordo con te. Da quando ero piccolino ti avevo sempre sentito fare quei ragionamenti omofobi. Ed io credevo che tutto quel che dicevi era vero.
Ma sbagliavo ad ascoltarti.
Fino ai miei 12 anni non mi ero fatto domande sulla sessualità, l’amore e tutte quelle cose che non interessano tanto i bambini. In 5° elementare mi sono accorto che ero l’unico della mia compagnia di amici a non provarci con la bella bionda dagli occhi azzurri della mia classe. All’inizio, non me ne sono preoccupato.
Ma crescevo e mi dicevo che mi “serviva una ragazza” per dimostrare di essere un “vero maschio”, come dicevano i miei amici. Invece nella mia classe c’era un ragazzo che veniva dagli Stati Uniti. Era un gran ragazzo bruno, dagli occhi marroni. Mi sono accorto che quando lo guardavo il mio cuore incominciava a battere forte.
Sì Mamma, ero attratto da un ragazzo. Lo hai certamente intuito; quel giorno mi sono accorto di essere gay. Mi sono spaventato tantissimo. Ho pensato che non ero normale. Ho creduto di avere una malattia grave, incurabile, come tu mi avevi detto. Ho trovato conforto presso la mia migliore amica (sì, proprio quella di cui dicevi che saremmo finiti insieme).
I suoi genitori non erano come te, non erano omofobi. Lei è stata educata col senso del rispetto dell’altro e mi ha spiegato che non ero per niente malato, che non ero contro natura. Che la natura stessa mi aveva spinto a preferire gli uomini, piuttosto che le donne. Non ci posso far nulla, mamma, sono fatto così.
Ecco quel che avevo da dirti. Sono 5 anni che ti nascondo la mia omosessualità. Non so proprio come tu reagirai. Un giorno mi avevi detto che se tu avessi avuto un figlio omo avresti voluto “ragionare” con lui. Ma la ragione non c’entra nulla con tutto questo. Sono così, ecco tutto. Nessuno può cambiare questo, nemmeno io.
Se ti scrivo, è anche dovuto al fatto che i miei amici mi hanno incoraggiato a farlo, uno in particolare. Non lo conosci e non sono sicuro che tu abbia tanta voglia d’incontrarlo. Peccato.
Ti amo, Mamma, e lo sai. Ma il fatto di essere omosessuale ti disturba tanto. Sarei tanto felice se tu potessi cambiare e capirmi. So che sei molto credente, ma penso anche che se un Dio c’è, è d’accordo, altrimenti non avrebbe permesso questa caratteristica nel mio codice genetico.
Firmato, tuo figlio che è omosessuale.
Joelle
Testo originale: Témoignage : La lettre d’un jeune gay à sa mère #homophobe