L’incontro del papa con i genitori con figli LGBT è un esempio di come “fare Chiesa e Pastorale”
Riflessioni di Simone Contini*
“Maria, Madre del sì, tu hai ascoltato Gesù e conosci il timbro della sua voce e il palpito del suo cuore. Stella del mattino, parlaci di Lui e raccontaci il tuo cammino per seguirlo nella via della fede“. (Benedetto XVI, settembre 2007)
Il cuore di un embrione si forma dalla quinta settimana e inizia a battere già a 22 giorni dal suo concepimento: è il primo contatto che si stabilisce tra madre e figlio. Sembra il “rombo dei cavalli al galoppo”, dicono molte mamme.
Chi può dunque dire a una madre che il cuore di suo figlio sta battendo per la “persona sbagliata”? Lei lo conosce meglio di chiunque, perchè lo ha accolto sin dalla sua nascita.
Durante l’ecografia ostetrica un padre può ascoltare anche lui quel “battito che gli cambia la vita”: chi osa dirgli che il cuore di sua figlia ha un ritmo sbagliato? Lui lo riconosce meglio di chiunque, perchè lo ha amato da sempre.
Le nuove generazioni hanno sicuramente il futuro in mano, ma penso che, in questo processo di cambiamento, le “vecchie” (perdonatemi l’espressione) generazioni abbiano un ruolo fondamentale.
Anni fa, quando decisi di scagliare nella “mischia” la coppia Michi e Corra (n.d.r. i miei genitori), ho pensato: hanno da sempre combattuto per me e con me le mie battaglie, chi meglio di loro può favorire il cambiamento? E, considerati gli ultimi giorni, penso di aver avuto ragione.
Nella comunicazione si parla tanto di nuovo approccio down (basso)- top (alto) dei brand. Ovvero, per anni le marche hanno comunicato dall’alto verso il basso i propri valori, la qualità del prodotto, ecc.
Ma poi si sono accorte che nella società odierna, in cui il principio di autorità è saltato, questo processo aveva perso di efficacia sul consumatore. Quindi hanno iniziato ad ascoltarlo, entrando in uno speciale scambio di opinioni, idee e contenuti da cui si generano campagne, progetti speciali e così via.
Lo stesso ha fatto il Papa (grande esperto di comunicazione e non solo) qualche giorno fa: ha invitato nella sua udienza i genitori di figli LGBT. Non penso sia stato solo un escamotage. Piuttosto è stato l’esempio di un processo di “fare Chiesa e Pastorale“: le sue riflessioni sono nate dall’incontro con laici (persone che sempre più trovano spazio all’interno della sua dottrina), nello specifico i genitori. E tra tutte le udienze, solo la vostra ha avuto così tanta risonanza.
Francesco vi ha esortato a parlare dei vostri figli e ha ascoltato i vostri racconti e il cammino che vi ha portato sino a lui.
E da quei racconti trae un insegnamento per tutti: la Chiesta (il genitore di ogni credente), prendendo esempio da voi (aggiungo io), non può che amare tutti i suoi figli, nessuno escluso e senza nessuna eccezione.
Non c’è più spazio per la volontà di cambiarli o di isolarli, non bisogna più piangere per loro, non c’è più alcuna remora nell’accettarli con amore pieno.
La Chiesa diventi essa stessa di esempio per tutti i genitori.
La strada è ancora lunga: che ruolo hanno, dunque, i nostri figli LGBT all’interno della Chiesa? Possono quindi amare ed essere amati? Ma intanto, il primo importante passo è stato fatto.
Secoli fa la Chiesa (che parafrasando una riflessione di Massimo Battaglio: “se mi ha sempre amato sinceramente non me ne sono mai accorto”…) ha chiuso la porta ai figli e alle figlie LGBT nella sofferenza, ma ora Francesco ha spalancato un portone.
Si dice che Maria, ogni notte, apra le porte del Paradiso per tutti coloro che di giorno sono stati “scartati” da San Pietro… ecco Francesco, sull’esempio della Stella Maris, sta facendo lo stesso. Dobbiamo fare in modo che queste porte non si chiudano mai più.
*Simone Contini, figlio di Michela e Corrado di Parma presenti all’udienza papale, è Direttore P.R. di una Agenzia di Comunicazione.