L’obbedienza, per i laici, non e’ una virtu’
Lettera di don Lorenzo Milani al direttore di “Politica” dell’8 agosto 1959
Questa lettera, di cui riportiamo solo la prima parte, fu scritta da Don Lorenzo Milani per essere stampata sul settimanale della sinistra cattolica fiorentina, ma non fu pubblicata perché troppo forte.
In essa don Milani ci ricorda che «La Dottrina dice che il Papa è infallibile. Eretico è chi lo nega ed eretico è chi estende ad altri questo attributo. …
Cattolico è dunque chi si ricorda che i cardinali e i vescovi son creature fallibili. Eretico chi mostra per loro un rispetto che travalica i confini del nostro Credo. … E fino a quel giorno vivremo nella gioia della nostra libertà di cristiani. Criticheremo vescovi e cardinali serenamente visto che nelle leggi della Chiesa non c’è scritto che non lo si possa farlo così!».
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[…] l’opinione pubblica attribuisce ai cattolici di destra lo strano privilegio d’apparire quelli che viaggiano sul sicuro saldamente agganciati alla roccia della Chiesa. Voi invece quelli della zona pericolosa sull’orlo del precipizio.
Le cose non sono così semplici. La via che conduce alla Verità è stretta e ha da ambo i lati precipizi. Esistono eresie di sinistra ed eresie di destra. Il fatto che qualche importante cardinale penda verso le eresie di destra non dà ad esse patente di ortodossia. Siamo nella Chiesa apposta per sentirei serrare dalle sue rotaie che ci impediscano di deviare tanto in fuori che in dentro.
Queste rotaie non sono costituite dalle interviste del cardinale Ruffini sul giornale della Fiat [1]. Sono invece nel Catechismo Diocesano e per portarsele in casa bastano 75 lire. Dopo di che sai preciso cosa puoi dire e cosa no.
Tutto quel che non è proibito è permesso e credimi che non è poco.
Del resto se ti restasse ancora qualche scrupolo hai nella Chiesa un altro motivo di serenità ed è che essa è viva ed è lì apposta per richiamarci coi suoi decreti ogni volta che ce ne fosse bisogno (ho detto coi suoi decreti, non con gli articoli dei cardinali giornalisti). Se questa tranquillità la Chiesa non ci potesse dare non meriterebbe davvero star con lei. Si potrebbe andare a brancolare nel buio della libertà come i lontani.
Così stando le cose io non mi spiego come voi cattolici di sinistra siate ancora tanto timidi di fronte ai cardinali. Forse è che mancate di quadratura teologica. Per esempio: quegli altri si permettono di guardarvi dall’alto in basso perché usate la critica.
Arma che essi dicono profana e indegna di cattolici. Eppure se provi a dire in confessione: « Padre, ho dissentito dall’articolo del cardinal Ottaviani », il confessore ti ride in faccia divertito come riderebbe ad un bambino che non conosce la sua dottrina: «E dove leggi che tu debba accettar per buone le opinioni di ogni singolo porporato? Dove non c’è legge non ci può essere violazione di legge neppur veniale!».
Del resto in questo campo i vostri accusatori non guardan tanto per il sottile. Si scagliavano contro il cardinale di Firenze perché sera schierato coi licenziati della Galileo. E li incoraggiava perfino un altro cardinale con una frase che restò famosa da quant’era volgare e qualunquista (cari Ottaviani: « comunistelli di sacristia »).
Esigete dunque almeno un trattamento di parità. Siete figlioli devoti della Chiesa voi e loro, per quanto dissenzienti loro da un cardinale voi da un altro.
Siete figlioli devoti della Chiesa perché l’Infallibilità non è uscita dai precisi termini del Concilio Vaticano [2], quelli stessi che impara il mio Pierino sulla Dottrina Diocesana classe V cap. X domandina 17. L’Infallibilità dunque per ora non copre del suo manto tutti e singoli i 75 cardinali, i 281 vescovi d’Italia, i 5 padri del consiglio di redazione della «Civiltà Cattolica» ecc. Via, prendiamola in ridere, se no ci si amareggia inutilmente.
L’austerità del Dogma in cui crediamo, per il quale siamo pronti, se Dio ci dà grazia, anche al martirio, la vorrebbero stirare come la trippa a coprire tuffo quel che fa comodo a loro e poi buttarcela in faccia col sospetto di eretici.
La Dottrina dice che il Papa è infallibile . Eretico è chi lo nega ed eretico è chi estende ad altri questo attributo. Non vedo poi argomento per attribuire maggior dignità all’eresia per eccesso che a quella per difetto.
Cattolico è dunque chi si ricorda che i cardinali e i vescovi son creature fallibili. Eretico chi mostra per loro un rispetto che travalica i confini del nostro Credo. Caso mai, se proprio una distinzione si volesse fare ci sarebbe solo da dire che tra due tendenze egualmente ereticali, l’eresia per eccesso ha l’aggravante d’essere ostacolo al ritorno dei lontani.
Si può avvicinarsi alla Chiesa se essa con rigore dogmatico chiede al neofita solo ciò che ha il diritto di chiedergli. Non a una Chiesa in cui si debba sottostare giorno per giorno alle opinioni personali e agli umori di ogni cardinale.
Noi la Chiesa non la lasceremo perché non possiamo vivere senza i suoi Sacramenti e senza il suo Insegnamento. Accetteremo da lei ogni umiliazione, anche, se sarà necessario, di inginocchiarci davanti a Gedda caudillo d’Italia, ma ce lo dovrà dire il Papa con atto solenne che ci impegni nel Dogma. Non il giornale della Fiat.
E fino a quel giorno vivremo nella gioia della nostra libertà di cristiani. Criticheremo vescovi e cardinali serenamente visto che nelle leggi della Chiesa non c’è scritto che non lo si possa farlo così! Non è forse come un bambino un cardinale che ci propone a esempio edificante un regime come quello spagnolo? [3]. Non c’è neanche da arrabbiarsi con lui.
Diciamogli piuttosto bonariamente che non esca dal suo campo specifico, che non pretenda di insegnarci cose su cui non ha nessuna competenza. Non l’ha di fatto e non l’ha di diritto. Ne riparli quando avrà studiato meglio la storia, visto più cose, meditato più a fondo, quando Dio stesso gliene avrà dato grazia di stato.
Oppure non ne parli mai. Non è da lui che vogliamo sapere quale sia il tenore di vita degli operai spagnoli. Son notizie che chiederemo ai tecnici. Di lui in questo campo non abbiamo stima. […]
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1 Come si vedrà più avanti, si riferisce a un’intervista rilasciata alla « Stampa » di Torino il 22.5.1959 dal cardinale Ruffini. Il cardinale, che era appena rientrato dal Congresso Eucaristico di Barcellona, aveva detto fra l’altro: « Voi giornalisti parlate pochissimo della Spagna, direi che vogliate ignorarla di proposito. Eppure averla amica potrebbe esserci di validissimo aiuto contro il comunismo… Durante il viaggio in Spagna ho chiesto di essere presentato al generale Franco per ringraziarlo di quanto ha fatto… »
2 Il Concilio Vaticano I (1870) sancì il dogma dell’infallibilità del Papa in materia di fede e di costumi.
3 All’eoca in cui D. Milani scrive la lettera la Spagna era ancora sotto il regime militare del generale Franco.