L’omosessualità nella cultura araba
Articolo tratto da e-llico.com, tradotto da Domenico Afiero
Se l’Occidente ha superato i suoi tabù rispetto l’omosessualità, il mondo arabo, che subisce l’influenza dell’Occidente, punta a differenziarsi da esso proprio nella difesa della sua morale tradizionale, che considera l’omosessualità un male contro cui bisogna proteggersi. Tutto questo è detto nel Corano in poche righe davvero terribili.
Certo oggi ci sono dei cambiamenti nel mondo islamico, infatti attualmente si oppongono due tendenze nell’islam: una ultraconservatrice, che vuole un’applicazione del Corano alla lettera; l’altra invece che, seppur minoritaria, spinge per un ‘interpretazione moderna’ del Libro sacro. Ce ne parla Malek Chebel, antropologo e studioso dell’Islam, che ha dedicato parecchi lavori al corpo, alla sessualità e all’omosessualità nell’Islam
L’Islam non utilizza direttamente la parola “omosessuale”, ma nel Corano l’omosessualità è indicata semplicemente come un male contro cui bisogna proteggersi, tutto questo è detto in poche righe, ma davvero terribili. Ne paliamo con Malek Chebel, antropologo e studioso dell’Islam, che ha dedicato parecchi lavori al corpo, alla sessualità e all’omosessualità nell’Islam. Da anni è uno dei più attivi sostenitori di un’interpretazione del Corano che tenga conto dell’evoluzione del mondo.
Cosa dice l’Islam a proposito dell’omosessualità?
L’Islam non utilizza la parola “omosessuale”, ma parla di popolo empio, popolo di Lot e di popolo degenerato. L’omosessualità è presentata implicitamente. Nel Corano, l’omosessualità è considerata un male contro cui bisogna proteggersi. Tutto questo è detto in poche righe davvero terribili. Infatti il Corano ha palesemente per oggetto la conservazione dell’ordine. Si trattava di salvaguardare la forma famigliare tradizionale, di rinnovare l’ordine antico e di condannare ogni altra forma di trasgressione , compreso le forme di matrimonio non convenzionali.
La sharia (legge islamica) e il fiqh ( principi dell’applicazione della legge islamica) condannano espressamente l’omosessualità?
L’omosessualità è una delle maggiori interdizioni sin dal VIII e dal IX sec. Ma a Baghdad, nel XI secolo, la cultura omosessuale era molto marcata. Allora esisteva un culto del bello nelle élite, le quali potevano facilmente proteggersi dal clero e dalle sanzioni giudiziarie.
Nel X e nel XII sec., fiorisce anche una cultura omosessuale che si ispira a quella dell’antica Grecia e nasce una letteratura su questo argomento. Infatti molte poesie arabe mettono a confronto le virtù dei giovani efèbi con quelle delle cortigiane. Dopo, su un piano generale, si assiste ad un decadimento dell’Islam, ad uno spostamento dei giuristi e teologi verso un diritto più severo, più reazionario.
Questo movimento di chiusura , che perdura oggi, pretende di ritornare ad una purezza originale che non è mai esistita. Un movimento che spinge l’Islam ad avere una visione di sé intollerante nei confronti dei gay così come verso gli stranieri, designati come ‘gli altri’, rispettivamente, “endemici” e “esogeni’.
Certi discorsi fanno capire che l’omosessualità sarebbe importata dall’Occidente e non avrebbe niente da spartire con la cultura araba.
Dagli albori, l’omosessualità è un tratto culturale arabo. Certi vogliono far credere, effettivamente, che si tratti di un male importato. Sa, è sempre l’altro che porta il male! L’Occidente si è liberato dei suoi ‘complessi’ e dei suoi tabù rispetto agli omosessuali. Il mondo arabo subisce l’impatto delle idee , delle innovazioni e dell’influenza economica straniere.Subisce l’influenza dell’Occidente concepito anche come esportatore di morale. Gli rimane ben poco, quindi, da difendere: la morale appunto.
Come spiega l’ossessione dell’Egitto nei confronti degli omosessuali?
E’ molto evidente la volontà di una difesa del territorio da parte del clero egiziano. Un regresso in questo paese indica il dominio del pensiero fondamentalista sui poteri. Credo che si tratti d’una congestione contro un fenomeno che è antichissimo e sempre più visibile.
La situazione è diversa in altri paesi del Maghreb. In Tunisia, non vi sono state persecuzioni. In Marocco, gli omosessuali si sono liberati dallo sguardo altrui, anche se i loro discorsi sono sempre derisi. Anche in Algeria, dove si è sempre negato l’esistenza dell’omosessualità , perfino di quella latente, si vede gente che si dichiara omosessuale senza aver paura di essere lapidata.
La situazione è molto diversa in Arabia Saudita
La presenza delle due città più sacre dell’Islam nella penisola arabica – Medina e la Mecca – spinge l’Arabia Saudita ad ascriversi il ruolo di primo difensore della morale più severa.
Infatti, vi è una vera concorrenza nella gestione della morale tra l’Arabia Saudita, l’Iran e, prima dell’intervento americano, l’Afghanistan dei talebani.
Oggi due tendenze si oppongono: una, ultraconservatrice, con un’applicazione del Corano alla lettera; l’altra, invece, che spinge per un ‘interpretazione moderna’ del Libro sacro. Come vede il futuro?
Queste due tendenze esistono, eccome. D’altronde, quella che io incarno da molto tempo, cioè quella di una nuova interpretazione del Corano, è ancora minoritaria. Oggi esiste una diversificazione dell’accesso all’informazione, una mondializzazione degli scambi e una voracità dei giovani a voler avere accesso alla fruibilità immediata.Tutto ciò fa in modo che, a lungo andare, le posizioni intransigenti avranno difficoltà a resistere.
Si assiste, d’altronde, al fallimento dei fondamentalisti in Algeria; alla caduta dei talebani in Afghanistan e il Sudan, un modello da seguire sino a pochi anni fa, ne esce indebolito. Certo, ci sono dei cambiamenti, ma rimane ancora molta strada da fare!
Articolo originale
L’homosexualité est un fait arabe