‘Mamma, sono omosessuale!’. Come reagiscono i genitori di fronte a questa scoperta?
Articolo di Sophie Allard tratto da cyberpresse del 5 Febbraio 2010, liberamente tradotto da Domenico Afiero
Sandrine, una ragazza di sedici anni, attraversa un periodo difficile della propria esistenza. «Se non avessi il sostegno dei miei amici, non starei più al mondo».
Poche settimane fa, sua madre e il suo compagno hanno scoperto, attraverso la cronologia del computer di casa, l’omosessualità di Sandrine. Questa scoperta è stata vissuta come la fine del mondo a casa sua a Montérégie (ndr in Québec, una regione del Canada).
«Il mio patrigno mi ha minacciato di buttarmi fuori di casa. Mia madre mi gridava dietro dicendomi di smettere di guardarla dalla testa ai piedi come se la stessi a corteggiare. Poi, mi hanno ignorato in casa», racconta così la sua storia Sandrine, completamente sfinita.
Il fratellino, grazie a Dio, la sostiene. «Per evitare di essere messa alla porta, fingo di essere eterosessuale e parlo di ragazzi. Mi rimangono otto mesi prima di andare ad abitare da sola in un residence , cerco di risparmiare e non faccio altro che contare i giorni che mi rimangono da vivere a casa dei miei».
Sylvie Giasson presiede l’Associazione dei genitori e degli amici gay e lesbiche del Canada ed è autrice del libro Vivre avec l’homosexualité de son enfant, Bayard edizioni 2007, una piccola guida al coming-out.
Giasson ha incontrato parecchi genitori in crisi. « La maggior parte dei genitori stanno male quando vengono a sapere che il figlio o la figlia è gay , lesbica o bisessuale».
In genere , la madre è la prima ad essere informata e racconta al padre. I nonni, invece, sono difficilmente informati sull’omosessualità dei nipoti.
«All’inizio, i genitori possono reagire molto male , ferire con le parole i figli e minacciarli», afferma Giasson. I genitori, pertanto, non rifiutano il figlio gay .
«Temono che non sia felice, stanno male per non aver avuto il figlio ideale, si sentono colpevoli e provano vergogna , in quanto associano l’omosessualità a qualche cosa di negativo».
Dopo un periodo di ‘adattamento’, seguono quelli della ‘tolleranza’ e ‘dell’accettazione’
« Certi genitori hanno bisogno di anni per adattarsi e l’accettazione non arriva mai. Altri genitori, invece, riescono a parlare apertamente con i figli e finiscono anche a militare per i diritti dei gay».
Quando il coming-out arriva in tenera età, i genitori hanno la tendenza a sperare che tutto cambi.
«Ho detto a mia madre di essere omosessuale, ma sembra che lei abbia fatto orecchie da mercante. Mi chiede ancora se ho una ragazza bionda», dice Philippe, quattordici anni, con tono un po’ acceso.
«Mia madre crede che io sia in una situazione complicata», confida, d’altra parte, il quindicenne Samuel. «Lei crede che sia colpa sua, perché mi ha mandato molto a lezione di violino e danza quando ero bambino. Lei non capisce che sono nato così».
«Il sostegno dei genitori è cruciale. Anche se l’adolescente deve allontanarsi dai genitori, ha bisogno del loro permesso e del loro sostegno incondizionato per la costruzione della sua identità per la sua stima personale», indica Line Chamberland, professoressa presso il dipartimento di sessuologia dell’UQAM (Università del Québec a Montréal).
D’altronde, l’assenza del sostegno dei genitori può condurre ad un abbassamento di resa scolastica, al consumo sfrenato di alcol e di droga oppure condurre alla depressione.
Suicidio in diretta
L’anno scorso, Marc-André Girard è stato testimone di un suicidio di un ragazzo di quindici anni in diretta. Girard, cofondatore del forum di discussione Ados Gay Québec, fa del volontariato saltuario per il sostegno telefonico agli adolescenti gay.
«Discutevo con un ragazzo da un’ora. Avevo notato che era sempre meno coerente. Gli avevo fatto delle domande e il ragazzo aveva finito col confessare che si era riempito di farmaci.
Chiamai il 911, il numero del pronto soccorso, e seguii i loro consigli, ma non potei salvarlo. La linea si interruppe e, dopo due giorni, la madre del ragazzo mi annunciò la morte del figlio». Il ragazzo aveva appena fatto il suo coming-out. «La madre non voleva sapere più niente del figlio».
Dalla creazione del sito, otto anni fa, cinque membri si sono suicidati. Secondo alcuni studi recenti, i giovani gay del Québec rischierebbero il suicidio tra sei e quattordici volte in più rispetto ai giovani eterosessuali.
Gli adolescenti gay sarebbero più suscettibili di turbe d’ansia, dodici volte in più rispetto ai loro coetanei etero, secondo un articolo di Johanne Renaud di questa settimana su una rivista canadese di psichiatria.
«Certi genitori sono chiusi. Altri, considerati omofobi, fanno un piccolo passo avanti per amore del proprio figlio. E’ una scatola a sorpresa!», sottolinea Gilbert Emond, professore associato in scienze umane applicate dell’Università Concordia.
Nick Levasseur, diciassette anni , confida: « Mia madre ha pianto venendo a sapere che non le darò mai dei nipotini. La mia famiglia non approva , ma il mio orientamento sessuale non cambia niente all’amore che provano verso di me».
I genitori del Quebec (Canada) sembrano più aperti che mai di fronte all’omosessualità. La ragione? Sono dei genitori che non sanno come agire.
Il professore Emond suggerisce: «Bisogna favorire il dialogo senza imporsi e interessarsi a quello che vive nostro figlio, alle sue storie d’amore etc. Parlare circa la propria disponibilità all’ascolto prepara un terreno fertile al coming-out».
Quando Jade, sedici anni, ha ricevuto dei fiori a casa dalla sua nuova ragazza , ha sentito che era l’occasione giusta per dire del suo orientamento sessuale alla famiglia. «Mia sorella, che è più grande di me, è stata un po’ scossa, ma da allora ci siamo straordinariamente ravvicinate.
Papà e mamma sono contenti che mi sia dichiarata alla mia età. Ci hanno sempre detto che ci avrebbero accettato come siamo , gay o etero».
Tuttavia, i genitori di Jade invitano la figlia a essere discreta. «Mi piacerebbe gridarlo al mondo intero, mentre i miei pensano che debba rimanere una questione privata. Temono per me delle reazioni omofobe».
Il presidente dell’associazione Gai Ecoute , Laurent McCutcheon, afferma contento: «Gli adolescenti di oggi sono la prima generazione a poter parlare e discutere della loro omosessualità con i genitori. Si vorrebbe una società esente dall’omofobia, ma il Québec si è emancipato a grande velocità.
Non dimentichiamo che , non molto tempo fa, i gay erano considerati come malati mentali. Abbiamo fatto passi da gigante!».
Testo originale: Maman, je suis gai