Mia figlia ha fatto coming out con me due volte
Testimonianza di Eva Tuza, una madre ungherese con un figlio transgender, storia n.8, tratta da Tell it out (Dillo ad alta voce), libro di testimonianze di genitori con figli LGBT+ di tutta Europa realizzato da ENP – European Network of Parents of LGBTI+ Persons (Rete Europea di Genitori di Persone LGBTI+) con il supporto editoriale della Tenda di Gionata ed il contributo del Consiglio d’Europa, pubblicato nel 2020, pp.15-16, liberamente tradotta da Diana, revisione di Giovanna e Giacomo Tessaro
Fare coming out due volte. Abbiamo dovuto farlo due volte. La prima volta quando nostra figlia ci disse di sentirsi attratta dalle donne. La seconda, un anno dopo, quando ci disse di aver elaborato i propri sentimenti e di sentirsi sicura di essere transgender. Rimasi scioccata entrambe le volte. Non sapevo cosa stava succedendo. Il mio mondo stava crollando, e i miei pensieri andavano a ruota libera:
Com’era successo?
Era stata molestata? Per quel motivo si sentiva così?
Perché non lo avevo notato prima?
Avevo fatto qualcosa di sbagliato?
Era successo qualcosa mentre ero in gravidanza?
Al secondo coming out mi sono resa conto che, per quanto al primo coming out, quando mi aveva detto di essere attratta dalle ragazze, io fossi crollata, sarei stata felice se fosse rimasto tutto così. Era più difficile accettarla come uomo, chiamarla con un nome diverso, osservare la sua trasformazione, rispetto al primo coming out.
Prima di tutto pensavo che le avrebbero fatto del male, che fosse destinata a rimanere sola e senza amore. Pensavo che la sua vita sarebbe stata dura. Poi si aggiunsero altri timori:
E se fosse confusa sui propri sentimenti?
E se in seguito avesse compreso di non essere transgender, senza la possibilità di tornare indietro?
E se dopo l’operazione non sarebbe stata più la stessa?
E se fossero insorte complicanze durante l’operazione?
Come avrebbe risposto il suo corpo agli ormoni?
Ora sono più calma, ma i miei sentimenti restano instabili, arrivano a ondate, a volte più deboli, a volte più forti. La scorsa settimana, quando abbiamo ricevuto il permesso per il cambio di nome e di genere, la nostra felicità ha superato i timori. Ha fatto la scelta giusta? È troppo tardi per tornare indietro. Ora è definitivo.
L’altro pensiero che mi travolge – e ancora mi sorprende – è: Dio mio, ho perso per sempre mia figlia. Naturalmente so che è un ragazzo transgender e che la ragazza che ho partorito non esiste più. Dov’è? Mia figlia è davvero morta, non c’è possibilità di ritorno. Non condivido questi pensieri con lei, perché ne soffrirebbe. Come madre, sono sola con questi sentimenti.
Ho un figlio. Lo amo tanto. Darei la mia vita per lui. Ma dov’è mia figlia? Voglio anche lei. O dovrei essere in lutto per la sua perdita? Dove posso seppellirla? Vive nel mio cuore e non posso ucciderla. Mi sento una madre orribile, perché mio figlio finalmente è felice mentre io continuo a soffrire.
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