Mio padre è gay! Quanta intolleranza verso la mia famiglia arcobaleno
L’uomo, che un giorno suo padre portò con sé a casa, gli fu subito simpatico. “Questo è Markus, il mio nuovo amico”, disse il padre, e la questione fu presto sbrigata. Per Georg Bittner , allora undicenne, non fu una grande sorpresa. Egli e i suoi genitori avevano parlato spesso e apertamente della sessualità.
Il lavoro lo impegna molto: 6 giorni la settimana e fino a 12 ore di turno. Perciò, il senso di separazione si è attenuato, non è più così presente. “Si è riversato da qualche parte quaggiù”, dice Georg, e si tocca la testa con una mano.
Quindi, può riesumare tutta la sua vita pezzo per pezzo, portare alla luce brandelli di memoria. Uno ricordo gli è chiaro come se fosse ieri: che suo padre era molto felice allora con Markus, e anche lui. Il nuovo compagno aveva anche un figlio, che per Georg era come un fratello.
Tutto ciò gli faceva dimenticare la dolorosa separazione dei genitori. Passavano spesso il fine settimana nella casa di Markus, a Kleinmachnow. “Eravamo un bella famiglia…sentivo Markus come un genitore”. Questa condizione felice continuò per 5anni, finché durò fra Geerd e Markus. Poi Georg fu di nuovo triste. Nel frattempo però sono migliorati i rapporti con la madre.
Si chiamano famiglie arcobaleno, quelle famiglie nelle quali due persone dello stesso sesso crescono un bambino. L’arcobaleno però viene prima di questo tipo di famiglie, come simbolo mondiale per gay lesbiche e bisessuali. Quante famiglie arcobaleno ci siano a Berlino, non si sa con precisione. Gli studi queer ne stimano circa 20.000.
La sociologa berlinese Uli Streib-Brzie ha, insieme alla studiosa di pedagogia Stephanie Gerlach, pubblica un libro sul tema, dal titolo: ”Und was sagen die Kinder dazu?” (Cosa ne pensano i bambini?).
In questo libro, danno voce a figlie e figli di gay e lesbiche di tutta la Germania. Georg è uno di questi. In totale, sono 36 i ragazzi e le ragazze, tutti fra i 6 e i 31 anni, che le autrici hanno interrogato. E’ un testo che dimostra il coraggio omosessuale, aperto e onesto nel trattare i bambini, anche quando non accettano il nuovo stile di vita dei genitori così bene e velocemente come Georg Bittner.
Che il padre, dopo la fine del matrimonio viveva con un altro uomo, già lo sapevano amici e conoscenti, ma anche presso la scuola di Georg era risaputo. Geerd lo aveva detto ad una riunione di genitori, per evitare pettegolezzi. Per Georg iniziò un periodo difficile. Quando parlava della cosa, alimentava sempre un certo brusio.
Le dite magre afferrano la tazza di Thè, mentre lo sguardo si posa sui cani Arwen e Rosa, che sono le mascotte del negozio. Da un lato, era invidiato dai compagni per il padre ritenuto “cool”. Spesso venivano degli amici a casa sua per discutere col padre di musica, Film e della vita. Da un altro lato, veniva schernito come “Arschgeburt”*.
Lui, il giovane dai lineamenti delicati e dal corpo tonico, nel tempo libero ballava volentieri latino-americano e danze tipiche e quindi veniva considerato come una persona strana e debole.
Georg si sente accettato e al sicuro nel gruppo di padri gay che suo padre frequenta regolarmente e là ha conosciuto anche altri giovani nella sua stessa situazione. Il gruppo è riservato, e dentro di esso i partecipanti possono parlare delle loro esperienze e paure.
Molto dei padri che sono stati a lungo in relazioni eterosessuali, hanno difficoltà a fare outing. “Un parte di loro scoppia in lacrime, perché hanno appena scoperto di essere omosessuali e non riescono a venire a capo del problema. Alcuni sono stati sposati e hanno dei figli. Una cosa del genere ti rivoluziona la vita, e ciò è doloroso”.
Presso uno di questi incontri, Georg ha conosciuto una ragazza, con la quale si è frequentato per un po’ di tempo. La relazione però non si è saldata, e adesso si sentono solo sporadicamente.
“Lui è eterosessuale” dice Geerd, “con marginali tendenza di bisessualità”. “Il sesso con un ragazzo mi incuriosisce, ma non riuscirei ad immaginarmi una relazione con lui” dice Georg. E intanto, papà Geerd preme per avere dei nipotini
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* Arschgeburt è un vocabolo intraducibile. È formato da Der Arsch (il sedere, il culo) + Die Geburt (la nascita, il parto)
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