Noi cattolici LGBT nelle piazze arcobaleno con il popolo dei diritti
Articolo pubblicato sul quotidiano La Repubblica il 27 giugno 2021, pag.8
Le voci dei cattolici in marcia con il popolo dei diritti. Sono omosessuali, vanno a messa ma vorrebbero una chiesa più aperta. E sono rimasti colpiti dalla nota del vaticano che invoca cambiamenti alla legge Zan contro l’omotransfobia
“Sono arrabbiata con i vescovi E stanca di sentirmi sbagliata” di Alessandra Paolini
Loredana Mocavini, 58 anni disoccupata: «Nella religione, quando ero più giovane e ancora poco risolta, ho cercato il conforto. Nel vangelo, ho sperato di trovare il bandolo della matassa del malessere che avevo dentro e non riuscivo a dipanare. Io nella Chiesa ho creduto molto.
Ma ora sono arrabbiata, il ddl Zan è troppo importante per chi vive nascondendosi, sentendosi sempre sbagliato». Ha una maglietta rosa e la bandiera arcobaleno su una spalla Loredana Mocavini, 58 anni, senza lavoro, appena scesa dalla metro che da Ostia, l’ha portata nel cuore del Gay Pride.
Racconta che all’inizio, frequentando la parrocchia Stella Maris, si è sentita compresa: «In confessione ho detto al prete che ero lesbica, che mi sentivo sola. Lui mi diceva che avevo avuto coraggio ad aprirmi.
Poi, mi sono resa conto che i consigli che mi dava mi schiacciavano. Avevo la sua benedizione, ma mi invitava a non essere quella che sono».
“Nessun problema con i fedeli Ma che delusione dal clero” di Alessia Gallione
Luca Formenti Specializzando in oncologia, 33 anni: «Mi hanno insegnato che la religione ti dovrebbe aiutare a raggiungere la felicità. Voglio continuare a crederci, ma la Chiesa deve avere il coraggio di essere quello che dovrebbe essere: vicina al prossimo, agli ultimi, a chi è in difficoltà. A tutti».
Luca Formenti è al Pride di Milano con il compagno. Ha 33 anni, è medico specializzando in oncologia ed è cattolico praticante: «Prima di trasferirmi in Svizzera, nel paese del Bresciano in cui sono cresciuto ho fatto parte anche del consiglio pastorale, sono stato catechista».
Con gli altri fedeli o con i curati che ha incontrato non ha mai avuto «particolari problemi. Non mi sono mai nascosto, ma neanche esposto. Tutti hanno sempre saputo senza il bisogno che dovessi dirlo».
Ma se un conto è la base, «l’istituzione», quella Chiesa che invoca il Concordato per modificare il ddl Zan, «mi ha deluso. E purtroppo non è la prima volta».
“La Chiesa non abbia paura dei giovani cristiani Lgbtq” di Tiziana De Giorgio
Francesco Gagliardi, 36 anni imprenditore: «La Chiesa deve stare attenta a non cadere nella trappola della paura. E in quella dell’estrema destra». Francesco Gagliardi gestisce una cascina che ospita i ritiri dei Giovani del Guado, costola dei Giovani cristiani Lgbtq.
Trentasei anni, socio di due aziende che si occupano di digitale, cita le parole del patrono di Milano per spiegare la sua presenza al Pride insieme al compagno: «Abituati a essere uno solo, diceva sant’Ambrogio. E noi dobbiamo essere le stesse persone qui e in chiesa, la doppia vita non è compatibile con il Vangelo».
L’uscita del Vaticano sul ddl Zan l’ha colpito ma non lo allontana: «Bisogna fare di tutto perché non si arrenda alla paura. Io continuerò a testimoniare con perseveranza che le persone omosessuali non sono problema ma una risorsa. E il ddl Zan è un passo importante per proteggerle, anche dal punto di vista simbolico».
“Ho un marito e tre figli Spero in Papa Francesco” di Alessandra Paolini
Andrea Rubera ha 56 anni, è un dirigente d’azienda: ««Per la Chiesa, la presa di posizione del Vaticano nei confronti del ddl Zan è un autogol clamoroso. Si è allontanata dal percorso intrapreso da Papa Francesco, un cammino fatto di inclusione e attenzione alle persone e alle loro storie».
Andrea Ruberà ha 56 anni, è un dirigente d’azienda ed è portavoce di “Cammini di Speranza”, l’associazione delle persone Lgbt cristiane. È arrivato in piazza Vittorio in bicicletta. Insieme a lui, in questo Gay pride romano, ci sono il marito e i loro tre bambini, che tra slogan e striscioni sembrano divertirsi un mondo.
«Ci siamo sposati nel 2009 in Canada, ma stiamo insieme dal 2000 – racconta – eravamo compagni di corso alla Luiss. Anche i nostri bambini sono nati in Canada, concepiti grazie alla generosità di una lesbica».
Un passato negli scout della parrocchia, Andrea dice di credere nella Chiesa del popolo, «che è quella dove si cammina tutti insieme».