«Il periodo più buio della mia vita». Viaggio in Italia nelle terapie di conversione per i gay
Articolo di Davide Ghiglione pubblicato sul sito della BBC News (Regno Unito) il 2 giugno 2024, liberamente tradotto da Luigi e Valeria de La Tenda di Gionata
Rosario Lonegro aveva solo vent’anni quando entrò in un seminario cattolico in Sicilia come aspirante sacerdote. Ma mentre era lì si innamorò di un uomo e i suoi superiori gli chiesero di sottoporsi a una terapia di conversione volta a cancellare le sue preferenze sessuali se voleva continuare il percorso verso il sacerdozio.
«È stato il periodo più buio della mia vita», ha dichiarato alla BBC, ricordando la sua esperienza in seminario nel 2017.
Tormentato dal senso di colpa e dal timore di commettere un peccato agli occhi della Chiesa cattolica, Rosario ha detto di essersi «sentito in trappola senza avere altra scelta se non quella di sopprimere il mio vero io».
«La pressione psicologica per essere qualcuno che non ero era insormontabile. Non potevo cambiare, per quanto mi sforzassi».
Per più di un anno è stato costretto a partecipare a incontri spirituali fuori dal seminario, alcuni dei quali durati diversi giorni, dove è stato sottoposto a una serie di attività estremamente stressanti che avevano l’obiettivo di modificare radicalmente il suo orientamento sessuale.
Tra queste, essere rinchiuso in uno sgabuzzino buio, essere costretto a spogliarsi completamente di fronte agli altri partecipanti e persino essere obbligato a mettere in scena il proprio funerale.
Durante questi rituali, gli è stato chiesto di mettere per iscritto quelli che erano percepiti come i suoi difetti, quali “omosessualità”, “infamia”, “falsità” e termini ancora più espliciti, che poi è stato obbligato a seppellire sotto una lapide simbolica.
Pensavo di dover essere curato
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha rimosso l’omosessualità dall’elenco dei disturbi mentali nel 1990. Gli studi scientifici successivi hanno in larga maggioranza dimostrato che i tentativi di cambiare l’orientamento sessuale non solo sono inefficaci, ma anche dannosi.
In Francia, Germania e in Spagna, paese prevalentemente cattolico, le terapie di conversione sono state ufficialmente vietate e sia in Inghilterra che in Galles si sta cercando di renderle illegali.
Oggi in Italia è quasi impossibile determinare la diffusione esatta di queste pratiche, denunciate soprattutto da uomini, ma anche da alcune donne, e non ne esiste neanche un inquadramento legale ufficialmente condiviso.
Negli ultimi mesi, tuttavia, la BBC ha intervistato diversi giovani omosessuali in tutto il Paese, i quali hanno raccontato la loro esperienza di essere stati sottoposti a incontri di gruppo pseudo-scientifici o a sessioni individuali di terapia che avevano la finalità di trasformarli in eterosessuali.
Un uomo di trentatré anni che ha frequentato questo tipo di incontri per oltre due anni ha spiegato i motivi per cui ha accettato inizialmente di intraprendere questo percorso dicendo: «Volevo riconciliarmi con me stesso. Non volevo essere omosessuale. Pensavo di aver bisogno di essere curato».
«L’ho visto come l’unica possibilità che avevo per essere accettato», ha detto un altro. Non stava cercando di diventare un sacerdote, ma semplicemente di essere accettato dagli altri e dalla società nella sua vita quotidiana.
La terapia di conversione dell’orientamento sessuale non è limitata a una specifica regione italiana: incontri di gruppo e sessioni di terapia individuale si svolgono in tutto il Paese, alcuni anche gestiti da psicoterapeuti autorizzati. In alcuni casi, questi incontri e queste sessioni di terapia sono tenuti nascosti e si svolgono con modalità non ufficiali, spesso promossi attraverso conversazioni discrete e passaparola riservati.
In altri casi i corsi sono pubblicizzati in maniera esplicita e sono organizzati da personaggi noti all’interno dei circoli conservatori italiani, i quali cercano attivamente seguaci online e sui social per promuovere la loro capacità di cambiare l’orientamento sessuale.
In Sicilia, Rosario Lonegro ha partecipato soprattutto agli incontri organizzati dal gruppo spagnolo Verdad y Libertad (Verità e Libertà), guidati da Miguel Ángel Sánchez Cordón. Questo gruppo si è poi sciolto, a seguito della disapprovazione della Chiesa cattolica.
Tuttavia, il sacerdote italiano che aveva inizialmente spinto Lonegro a partecipare a queste pratiche ha ottenuto una posizione di rilievo all’interno della Chiesa, mentre altri in Italia hanno continuato a trarre ispirazione dai metodi di Sánchez Cordón.
Molte delle persone con cui la BBC ha parlato hanno fatto riferimento a Luca di Tolve, una “guida morale/spirituale”, che si è fatto conoscere grazie al suo libro intitolato Un tempo ero gay. A Medjugorie ho trovato me stesso.
Sul suo sito web, Di Tolve e sua moglie si vantano di essere una “coppia felice” che cerca di «supportare chiunque abbia un’identità sessuale in crisi, aiutandolo a esercitare realmente la propria libertà nel determinare chi desidera essere come persona». Contattato dalla BBC, Di Tolve non ha risposto.
Un’altra persona molto attiva nel promuovere strategie per contrastare l’orientamento sessuale percepito come anormale è Giorgio Ponte, uno scrittore noto negli ambienti ultraconservatori italiani. Egli afferma di voler aiutare le persone a superare la propria omosessualità e a liberarsi, raccontando la propria storia di uomo con pulsioni omosessuali che sta percorrendo un cammino di libertà «che potenzialmente può durare per tutta la vita».
«Nella mia esperienza, l’attrazione omosessuale nasce da una ferita alla propria identità che nasconde bisogni non legati all’aspetto sessuale-erotico, ma piuttosto legati a una percezione distorta di se stessi, che si riflette su tutti gli aspetti della vita», ha dichiarato alla BBC.
«Credo che una persona omosessuale debba avere la libertà di provare [a diventare eterosessuale], se vuole, sapendo però che potrebbe non essere possibile per tutti», ha aggiunto.
Quando l’ho baciata mi è sembrato innaturale
Negli ultimi anni, decine di giovani uomini e donne hanno cercato la guida di personaggi come Di Tolve, Ponte e Sánchez Cordón. Tra loro c’è Massimiliano Felicetti, trentaseienne gay, che per oltre quindici anni ha cercato di cambiare il suo orientamento sessuale.
«Ho iniziato a sentirmi a disagio con me stesso fin da piccolo, sentivo che non sarei mai stato accettato dalla mia famiglia, dalla società, dagli ambienti della Chiesa. Pensavo di essere sbagliato, volevo solo essere amato e queste persone mi hanno offerto una speranza», ha detto.
Felicetti ha detto di aver provato diverse soluzioni, consultando psicologi e membri del clero che si sono offerti di aiutarlo a diventare eterosessuale. Tuttavia, circa due anni fa, ha deciso di smettere. Un frate che sapeva della sua lotta lo ha incoraggiato a iniziare a frequentare una donna, ma non gli è sembrato naturale.
«Quando l’ho baciata per la prima volta, mi è sembrato innaturale. Era ora di smettere di fingere», ha detto Felicetti.
Solo pochi mesi fa ha dichiarato la sua omosessualità in famiglia. «Ci sono voluti anni, ma per la prima volta sono felice di essere chi sono».
Nonostante i tentativi dei governi precedenti di promuovere una legge che si opponga alle terapie di conversione, in Italia non sono stati fatti passi avanti. L’attuale governo di destra, guidato da Giorgia Meloni, ha assunto finora una posizione ostile nei confronti dei diritti delle persone LGBT+, con la stessa premier che si è pubblicamente impegnata a contrastare la cosiddetta “lobby LGBT+” e “l’ideologia gender”.
Questa mancanza di progressi non sorprende Michele Di Bari, ricercatore di diritto pubblico comparato presso l’Università di Padova, secondo il quale l’Italia è strutturalmente molto più lenta ad attuare i cambiamenti rispetto ad altri Paesi dell’Europa occidentale.
«Le terapie di conversione sono un fenomeno molto difficile da inquadrare: da una parte, infatti, si tratta di una pratica vietata dallo stesso ordine degli psicologi italiano; dall’altra nell’ordinamento giuridico italiano non è considerata illegale. Chi svolge queste pratiche non può essere punito».
Nonostante la complessità della questione, gli esperti ritengono che in Italia ci sia una certa esitazione nel proibire queste pratiche controverse, in parte a causa della forte influenza cattolica nel Paese.
«Questo può essere uno degli elementi che, insieme a una cultura fortemente patriarcale e maschilista, rende più difficile una maggiore comprensione e accettazione dell’omosessualità e dei diritti delle persone LGBT+», ha affermato Valentina Gentile, sociologa dell’Università LUISS di Roma.
«Tuttavia, è anche giusto dire che non tutto il mondo cattolico è ostile all’inclusione delle diversità e la Chiesa stessa è in un periodo di forte trasformazione in questo senso», ha aggiunto.
Papa Francesco ha detto che la Chiesa cattolica è aperta a tutti, compresa la comunità gay, e che ha il dovere di accompagnarli in un percorso personale di spiritualità, pur se all’interno delle sue norme.
Tuttavia, il Papa stesso avrebbe usato un termine altamente dispregiativo nei confronti della comunità LGBT+ quando ha detto, durante una riunione a porte chiuse con i vescovi italiani, che alle persone gay non dovrebbe essere permesso di diventare sacerdoti. Il Vaticano ha presentato scuse ufficiali.
Rosario Lonegro si è lasciato alle spalle la Sicilia e vive a Milano. A seguito di un esaurimento nervoso nel 2018, ha lasciato sia il seminario sia il gruppo di terapia di conversione.
Pur credendo ancora in Dio, non vuole più diventare sacerdote. Condivide un appartamento con il suo ragazzo, studia filosofia e intraprende occasionalmente lavori da freelance per pagarsi l’università. Tuttavia, le ferite psicologiche inferte da queste pratiche riparative sono ancora profonde.
«Durante quelle sedute, un mantra mi perseguitava e veniva ripetuto in continuazione: “Dio non mi ha fatto così. Dio non mi ha fatto omosessuale. È solo una bugia che dico a me stesso”. Pensavo di essere malvagio», ha raccontato.
«Non lo dimenticherò mai».
Testo originale: ‘Darkest period of my life’: Gay conversion therapy in Italy