Noi genitori cristiani dopo il coming out di un figlio gay
Testimonianza dei genitori cristiani Greg e Kelly Otis pubblicato sul sito Ethics Daily (Stati Uniti) li 20 Maggio 2019, liberamente tradotta da Viviana Iacono
“Mi dispiace molto.” “Pregheremo per te.” “Siamo tutti peccatori”.“E’ solo un momento.” Queste sono alcune delle risposte che ci capita di sentire regolarmente.
Il nostro commento “preferito”, da parte di un membro della nostra famiglia, è stato “Se frequenti dei cowboy, vorrai diventare un cowboy”, il che ci fa pensare che lui abbia molti amici anche loro gay.
Ma il più comune è “Odia il peccato ma ama il peccatore.”
Ciò che avremmo avuto bisogno di sentirci dire dalle nostre guide spirituali, dalle nostre famiglie e dai nostri amici: “Tuo figlio è stato fatto in maniera stupenda.” “Lo amerò come Cristo lo ama! e “Poiché lui proclama Cristo come suo Salvatore, lui è il benvenuto nella nostra Chiesa.“
Quando nostro figlio ventunenne ci ha coraggiosamente annunciato di essere gay, lo ha fatto senza sapere come avremmo veramente reagito.
Lo abbiamo cresciuto nella “Chiesa Battista Meridionale” e ha appreso dal pulpito, dai giovani catechista, dagli amici e, sfortunatamente, anche dai suoi genitori, che l’omosessualità è un peccato.
Era ben a conoscenza dei sei versi contro l’omosessualità. Nostro figlio usava una video presentazione creato ad Matthew Vines riguardante proprio questi sei versi per la Chiesa a cui apparteneva, al fine di manifestare la sua convinzione che il suo orientamento non fosse da condannare.
Alla fine, si tratta di capire se credi che l’omosessualità sia una scelta, o se credi che sia qualcosa di innato.
Noi sapevamo che nostro figlio è stato creato in maniera unica secondo il piano che Dio aveva per lui e non lo abbiamo condannato.
Nonostante ciò è un peccatore come tutti noi, non è la sua omosessualità o la nostra eterosessualità a qualificarci come peccatori.
Noi siamo così grati che nostro figlio abbia affrontato il rischio di fidarsi del fatto che i suoi genitori avrebbero amato il loro figlio senza alcuna riserva.
Noi assistiamo altri genitori sul fatto che hai davvero poche opportunità di dimostrare a un figlio l’amore incondizionato che il nostro Padre Celeste ci concede.
Dopo che nostro figlio si è aperto con noi, ci ha teneramente concesso del tempo per prepararci a difenderlo prima di fare l’annuncio alla nostra famiglia e ai nostri amici dentro e fuori la comunità ecclesiastica.
Abbiamo tirato un sospiro di sollievo quando è stato accettato dai nostri familiari più prossimi, dalle nostre amicizie Cristiane più intime e dai nostri amici di sempre.
La nostra più grande delusione è stata la risposta della Chiesa.
Subito dopo che nostro figlio ha fatto coming out con noi, abbiamo inviato una email al pastore della nostra grande chiesa evangelica e contemporanea al fine di avere una indicazione.
Lui ha inoltrato la nostra email ad un pastore associato il quale ha risposto che siccome noi eravamo già membri, eravamo i benvenuti a rimanere all’interno della comunità ma a condizione che loro avrebbero “gestito” Jeremy.
Nessuna chiamata, nessun incontro di persona, nessuna preghiera per noi. Solo una email condizionale.
L’evento che ci ha dato il maggior spunto di riflessione è stato un gruppo di studio della Bibbia formato da sole donne nella stessa chiesa.
La discussione era centrata sul biglietto di Natale inviato da un membro della nostra chiesa che includeva il loro figlio gay e il suo compagno nella foto di famiglia.
I commenti generali erano, “Come hanno potuto mandare questo biglietto con loro nella foto di famiglia?”. L’offesa era per il destinatario del biglietto, ma non ci si preoccupava dello sforzo fatto da chi avesse inviato il biglietto.
Eravamo ancora alle prime armi con il nuovo “segreto” della nostra famiglia ma abbiamo subito capito che questo gruppo di “amici” e di pastori cristiani non potevano rappresentare un posto sicuro per la nostra famiglia.
C’è così tanta verità nel proverbio “Stai attento quando odi qualcuno, potrebbe essere qualcuno che ami.”
Abbiamo ricevuto risposte simili dalla maggior parte delle chiese che abbiamo visitato. Da genitori, eravamo sempre i benvenuti ad unirci come membri, ma nostro figlio gay e cristiano non avrebbe potuto.
La nostra più grande paura era quella di portare nostro figlio in una chiesa solo per sentirsi condannato in un sermone.
Ci siamo sentiti soli in questa ricerca e abbiamo iniziato a chiederci se fossimo una delle poche famiglie cristiane a non poter trovare una chiesa che ci accogliesse.
Fortunatamente, abbiamo trovato un gruppo molto forte su Facebook composto da 500 membri, mamme cristiane di figli cristiani LGBTQ+. L’amore condiviso all’interno di questo gruppo è fantastico e soprattutto sincero.
Abbiamo trovato altre famiglie che vivono le nostre stesse difficoltà e che hanno il desiderio di ricevere supporto dalla comunità Cristiana. La storia di ciascuna famiglia è diversa ma sfortunatamente c’erano alcuni punti in comune.
La maggior parte delle famiglie che soffrono il maggior grado di rifiuto sono nella stessa denominazione dei Battisti Meridionali.
L’altra similitudine è che i ragazzi hanno perso la fiducia, anche se erano stati accettati dalle loro famiglie.
Questi ragazzi sono stati cresciuti all’interno della chiesa. Hanno partecipato ad ogni messa, sono andati ad ogni gita dei gruppi giovanili e hanno risposto ad ogni chiamata da missionario. La chiesa era il centro del loro sviluppo.
Il rifiuto da parte della chiesa è stato vissuto come rifiuto da parte di Dio. I principi di grazia, misericordia, accettazione e redenzione sembravano fermarsi nel momento stesso in cui si dichiarava il proprio orientamento sessuale.
I genitori cristiani vogliono una chiesa che li approvi ma non solo per loro stessi ma anche per coinvolgere nuovamente i loro figli LGBTQ+ i quali si stanno allontanando dalla loro fede.
Non è successo finché non abbiamo partecipato al “NorthHaven Church” a Norman, Oklahoma, e abbiamo incontrato Mitch e Missy Randall, che ci hanno mostrato una chiesa che ci ha accolti ed accettati.
Noi siamo servitori orgogliosi di Dio che sono stati benedetti con un figlio unico. Non abbiamo mai perso di vista la nostra fede per l’amore di Cristo e la sua misericordia.
Ma sebbene crediamo ancora nella necessità di una comunità e di una chiesa, ci fa male sapere che nostro figlio continui a sentire leader nominati delle chiese e convenzioni che condannano il suo orientamento a prescindere dalla fede in Cristo.
Nostro figlio crede ancora in Cristo ma è un peccato che il suo diverbio e la sua testimonianza contro l’affermazione della chiesa siano più grandi della nostra capacità di mettere in luce le chiese in cui vi è conferma e una tendenza di crescita verso l’accettazione.
*Greg e Kelly Otis si sono innamorati tra i banchi di scuola in una piccola cittadina nel Sud-Est di Oklahoma e sono sposati da 34 anni. Sono membri della “Chiesa di NorthHaven” a Norman, in Oklahoma.
Testo originale: Greg e Kelly Otis