Noi giovani cristiani LGBT chiediamo alla gerarchia Vaticana: perché ci ferisci?
Lettera Aperta del Progetto Giovani Cristiani LGBT e del Progetto Adulti Cristiani LGBT del 25 giugno 2021
Il Progetto Giovani Cristiani LGBT ed il Progetto Adulti Cristiani LGBT esprimono il loro disappunto a seguito della consegna al Governo Italiano, presso l’Ambasciata d’Italia, di una Nota informativa recante la firma di Mons. Paul Richard Gallagher, in rappresentanza della Segreteria di Stato della Santa Sede.
Nel documento, la Chiesa ha manifestato l’esigenza di una modifica al “ddl Zan”, il disegno di legge volto a prevenire e contrastare “la discriminazione e la violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità“.
Crediamo che questa sia, da parte del Vaticano, l’ennesima occasione persa per mostrare vicinanza a categorie di persone che, come dimostrano ancora recenti fatti di cronaca, si trovano a subire episodi ricorrenti di discriminazione e violenza. Del resto, è la Chiesa stessa che, nel suo Catechismo, spiega che le persone omosessuali “devono essere accolte con rispetto, compassione e delicatezza”.
In Amoris laetitia è, invece, Papa Francesco a sostenere che “ogni persona, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale, va rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto, con la cura di evitare ogni marchio di ingiusta discriminazione” (AL 250).
Oltre a esprimere il nostro disaccordo, riteniamo che le preoccupazioni manifestate dal Vaticano non siano fondate. Anzitutto, il ddl Zan non prevede alcuna compromissione della libertà di espressione delle opinioni e convincimenti della Chiesa e dei suoi fedeli, ma semplicemente si limita a disporre sanzioni verso chi compie o istiga alla realizzazione degli atti di violenza o discriminazione sopra citati; inoltre, a tutela della libertà d’espressione, è stata introdotta la c.d. clausola di salvaguardia (art. 4) che preserva proprio tale facoltà.
La mancata concessione, alle scuole paritarie cattoliche, dell’esenzione ad organizzare iniziative in occasione del 17 maggio, è da ritenersi, inoltre, un falso problema per il seguente motivo: tale giornata è volta a “promuovere la cultura del rispetto e dell’inclusione, nonché contrastare i pregiudizi, le violenze, le discriminazioni motivate dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere”. Non è previsto alcun indottrinamento gender. Rattrista pensare che la Chiesa non intenda formare gli studenti delle scuole cattoliche al rispetto ed all’accoglienza.
Eppure sono l’inclusione, il rispetto della diversità, la carità e la compassione i valori cardine della cristianità, invocati dalla stessa Chiesa. Proprio in virtù del nostro riconoscerci persone cristiane, intendiamo restare coerenti alla nostra vocazione e per questo promuoviamo la proposta di legge a tutela della nostra dignità, senza negare diritti a nessuno, tantomeno la libertà di opinione, da considerarsi sacra.
Esprimiamo, inoltre, la nostra solidarietà e vicinanza a tutte le persone ferite dalla Nota in commento, che sono già impegnate nel superamento del conflitto tra orientamento sessuale e/o identità e fede e che si sentono non solo abbandonate dalla Madre Chiesa, ma al contempo derise dall’esterno, in quanto doppiamente discriminate per la loro identità e per la fede che intendono continuare a professare.
Come persone credenti cristiane, con questa “nostra nota”, speriamo di alleviare, almeno in parte, il dolore di quanti cadono sotto il peso del giudizio di una Madre che ancora vorrebbe costringerli a scegliere tra chi sono e ciò in cui credono, invece di prodigarsi nell’accoglienza e di manifestare loro vicinanza, in un mondo che non è ancora disposto ad abbracciare tutte le diversità che lo arricchiscono.